Imprese

Testa: superbonus 110% ed Enea Tech, le Pmi vincano la sfida dell'innovazione

Federico Testa rieletto presidente Enea: il superbonus agisce sulle filiere industriali italiane

di Giorgio Santilli

«In questi anni l’Enea si è focalizzata sulla crescita del sistema delle imprese e della pubblica amministrazione, sostenendolo nelle sfide nuove. Se non vinciamo quelle sfide, l’alternativa che ci resta è competere sul costo della manodopera con i Paesi in via di sviluppo che hanno valori e regole per noi inaccettabili. Dobbiamo invece competere sulle cose in cui quei Paesi sono meno bravi di noi: ricerca, intelligenza, innovazione. Dobbiamo allargare queste sfide al tessuto della piccole e medie imprese che non hanno meno bisogno di tecnologia e conoscenza, ma fanno solo più fatica a capirle e trovarle perché spesso l’imprenditore fa il responsabile finanza, il responsabile produzione, il responsabile gestione amministrativa e tutto ciò che serve di fare». Federico Testa, appena riconfermato alla presidenza di Enea dopo due anni da commissario e quattro del primo mandato da presidente, parla del programma per il prossimo quadriennio.

Vorrei partire dal superbonus 110% che Il Sole 24 Ore ha subito ritenuto una leva capace di far fare un salto alla domanda di innovazione delle famiglie e insieme innescare un processo di trasformazione verde dell’edilizia. Voi avete avuto un ruolo non marginale.

All’inizio dell’ecobonus, tanti anni fa, l’Enea riceveva le pratiche e le archiviava. Poi siamo andati a leggerle e ci siamo resi conto che aveva funzionato nelle villette e nei singoli appartamenti per fare due cose, finestre e caldaie a condensazione. Ma il 77% degli italiani vive nei condomini. Inoltre, quel tipo di interventi non producevano effetti importanti come quelli che possono essere indotti da interventi più sofisticati e integrati, come il cappotto termico. Dalle nostre stime portano risparmi dal 40 al 60% dei consumi anche in zone climatiche poco problematiche. Per portarle nei condomini serviva la cedibilità del credito per superare la contrarietà degli incapienti e degli anziani. Quando l’abbiamo proposta per primi, ci hanno detto che era un’idea balzana.

E la trasformazione dell’offerta?

Il lavoro di condominio ha una dimensione che diventa stimolo per aggregazioni fra imprese. Impone crescita qualitativa alle imprese. Non solo perché introduciamo tecnologie e qualità di prodotto ma perché un certo tipo di piccola impresa non ha competenze per affrontare quei lavori. Se gli diamo un orizzonte interessante di lavoro, avremo iniezioni di nuove managerialità. Ma c'è un altro vantaggio rispetto al passato.

Quale?

Il superbonus agisce su filiere industriali italiane. Non per fare i sovranisti economici. Ma noi oggi abbiamo la possibilità di fare qualcosa che produce occupazione e reddito per le imprese italiane che sono leader nel settore. Non abbiamo bisogno di prendere né i pannelli cinesi né le pale eoliche in Nord Europa, che è stato il limite sulle fonti rinnovabili. Con questa manovra può esserci grossa spinta alla crescita e riqualificazione industriale e può diventare un modello da esportare. La Ue l’ha molto apprezzata quando siamo andati a esporla prima che la norma venisse partorita.

C’è già interesse di grandi gruppi e banche che mettono su le piattaforme.

Sulle piattaforme c’è un altro vantaggio. Permettiamo a chi fa gli interventi di confrontare offerte alternative e concorrenti sui tassi espliciti di interesse ma anche sui servizi aggiuntivi, per esempio le assicurazioni, che, spalmati su una platea enorme, hanno costi molto bassi.

Il superbonus può essere una leva di rigenerazione urbana?

Sì, c’è grande spazio per le amministrazioni locali. Alcune stanno già cominciando a dire: se voi che vivete in questa strada, fate l’operazione superbonus, noi vi rifacciamo l’illuminazione pubblica con le luci intelligenti a Led, vi rifacciamo il marciapiede e vi portiamo la fibra fin sotto casa. Se fa il cappotto, la fibra può farla passare sotto il cappotto, senza bisogno di spaccare i muri in casa. Questa è riqualificazione, soprattutto nelle periferie.

Qual è il vostro ruolo diretto sul superbonus?

Abbiamo fatto assistenza nella scrittura della norma. Ora cerchiamo di diffonderlo, facciamo dieci webinar al giorno. Poi abbiamo il ruolo nei controlli, in parte documentali, in parte in situ. Quando lo Stato ti regala i soldi per metterti a posto casa, è un dovere controllare che sia fatto bene e si raggiungano gli obiettivi di maggiore efficienza e riduzione dell’inquinamento. Vivo con fastidio certe polemiche sulle difficoltà di accesso all’incentivo. Se ci sono norme inutilmente vessatorie, le tiriamo via perché l'intenzione nostra e del governo è la massima diffusione. Ma è fondamentale rendere trasparente quello che si fa, anche perché i costi per i professionisti sono ricompresi nel 110%.

Torniamo al sostegno alle imprese. In questi giorni decolla Enea Tech. Ci spiega cosa è?

Abbiamo appena ricevuto la lettera del ministero con i nominativi per il consiglio di amministrazione. È stata recepita la mia disponibilità a non fare il presidente a condizione che alla presidenza fosse messa una ricercatrice di alto profilo. Così è stato: alla presidenza andrà la dottoressa Anna Tampieri che ha anche il vantaggio di venire da un altro ente di ricerca, il Cnr, dove è direttore dell’Istituto di scienza e tecnologia dei materiali ceramici di Faenza. Così diamo l’idea che Enea Tech sia uno strumento a disposizione di tutti.

Cosa farà?

In Italia funzionava così. Se avevi una buona idea, andavi in banca e lì ti chiedevano se tu o i tuoi genitori avevate la casa di proprietà per dare una garanzia sul prestito. Noi vogliamo fare di Enea Tech il punto di riferimento di una platea la più ampia possibile di chi fa e vede innovazione. Gestiremo un fondo costruito dal ministero con una cifra di tutto rilievo, 500 milioni, che ci consentirà di finanziare, o meglio cofinanziare, queste iniziative con partecipazioni al capitale o grant. Abbiamo già un programma di incontri con le Università e con i loro centri di trasferimento tecnologico per dire: noi ci siamo, interpellateci.

In quale fase interverrete?

L’obiettivo è intervenire nelle primissime fasi perché è lì che molte idee muoiono. Non a caso quelli del settore la chiamano la Valle della morte.

Sosterrete solo startup?

Anche investimenti di imprese già in essere se decidono di societarizzare il loro progetto. Ma in concreto vedremo le regole del decreto che Mise e Mef stanno scrivendo.

Quali sono le altre iniziative che state prendendo per sostenere il mondo delle imprese?

Una nostra priorità è portare l’economia circolare fuori dal limbo in cui si trova e spero ci siano novità anche formali a breve. L’economia circolare è una bellissima idea ma c’è bisogno, oltre gli slogan, di costruire una matrice nei vari ambiti territoriali che mi dica cosa esce da un’impresa e può essere riutilizzato da un’altra impresa che sta a cento metri o a cento chilometri. Questo è il primo passo. Il secondo è andare dall’impresa e dirle: se tu cambi di poco il tuo processo produttivo, puoi usare quello che scarta l’impresa vicina. In tutti i Paesi c’è un soggetto che fa queste cose. Noi abbiamo chiesto al Mise e al ministero dell’Ambiente di mettere insieme Ispra e Enea e fargli svolgere il ruolo di Agenzia per l’economia circolare. Enea ha già fatto la piattaforma-specchio di quella Ue con 140 imprese che aderiscono in vari comparti.

L’obiettivo è portare queste 140 imprese a diverse migliaia?

Sì. Ma anche fare sì che Enea e Ispra riescano a costruire iniziative specifiche sui territori. Non vogliamo farle noi, vogliamo aiutare i territori a farle.

C’è forte diffidenza dell’impresa privata verso un settore pubblico che vuole fare tutto e rischia di burocratizzare i sistemi economici anziché sostenerli.

È vero. Noi ci stiamo impegnando per battere questa diffidenza e far capire che vogliamo aiutare soprattutto le Pmi a fare alcune cose insieme agli altri. È un salto culturale che la piccola imprese deve fare, altrimenti perde alcune sfide senza le quali non va avanti. In questo salto culturale crediamo che un partner pubblico possa essere di grande aiuto perché propone cose che il privato non può fare.

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