Appalti

La proposta Anac: appalti veloci per tutti fino a fine 2020

L’Autorià anticorruzione (Anac) mette in campo una proposta che potrebbe risolvere il primo round della partita tra falchi e colombe che si sta giocando senza esclusione di colpi dentro il governo sul decreto semplificazioni e di rilancio degli investimenti, programmato per metà giugno. Fra i sostenitori del modello commissariale generalizzato che agisce in deroga al codice degli appalti tipo Genova o Expo (Italia Viva, i Cinque stelle e Palazzo Chigi) e i sostenitori di deroghe limitate, pochi commissari e snellimenti delle procedure ordinarie e del codice appalti (il Pd e, più defilato, Leu), l’Anac trova l’uovo di colombo capace forse di risultare la mediazione vincente. Il presidente dell’Autorità, Francesco Merloni, ha trasmesso ieri al presidente del consiglio e ai ministri interessati una nota in cui si propone un ricorso pressoché generalizzato, fino al 31 dicembre 2020, alle procedure previste dagli articoli 63 e 163 dello stesso codice degli appalti: sono le procedure “interne” al codice che tuttavia consentono di agire in deroghe alle regole ordinarie adottando procedure di emergenza.Fra le deroghe ammesse con questa corsia veloce ci sono procedure negoziate e affidamenti diretti: quindi l’assegnazione di appalti in tempi rapidissimi e senza gara. Esattamente i poteri assegnati al commissario sindaco, Marco Bucci, per ricostruire il Ponte di Genova dopo il crollo di ponte Morandi. In quel caso si sono citate le direttive Ue ma gli articoli del codice chiamati in causa dall’Anac sono una trascrizione di quelle direttive.

L’Anac ricorda in particolare che l’articolo 163 «legittima l’adozione di procedure d’urgenza finalizzate al superamento dell’emergenza anche tramite l’attuazione coordinata di misure volte a rimuovere gli ostacoli alla ripresa delle normali condizioni di vita e di lavoro, nonché l’attuazione di prime misure idonee a fronteggiare i danni subiti dalle attività economiche e produttive». Alcuni settori - dice Anac- si prestano particolarmente alla funzione di superamento dell’emergenza (sanitaria e non solo): manutenzioni, lavori di ristrutturazione/costruzione di ospedali e scuole, interventi sulla rete viaria, approvvigionamenti relativi al sistema dei trasporti, nel settore informatico e nel settore sanitario».

L’Anac si preoccupa però di indicare anche lo strumento giuridico più adatto per legittimare un uso largo di queste procedure eccezionali: l’approvazione di una «specifica norma primaria abilitatrice». Una norma di legge, quindi, che «espressamente autorizzi le stazioni appaltanti a motivare il ricorso alle procedure di urgenza ed emergenza previste dal codice dei contratti per il protrarsi di una situazione emergenziale che pregiudica la ripresa economica e sociale del Paese». Una sorta di autorizzazione preventiva - e con forza di legge - alle stazioni appaltanti per utilizzare la procedura emergenziale. La garanzia, insomma, che l’uso sia effettivamente molto esteso.

Anac indica anche le norme che vanno comunque rispettate: la verifica dei requisiti dell’affidatario, le verifiche antimafia, la tracciabilità degli atti compiuti e dei flussi finanziari, l’autorizzazione per i subappalti, i controlli successivi a campione sui prezzi praticati, la piena trasparenza degli atti.

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