Appalti

Coronavirus - Trasporti pubblici a rischio default: servono 600 milioni

Il coronavirus si è abbattuto come uno tsunami sul trasporto pubblico locale (bus, tram, metropolitane, trasporto ferroviario regionale) e sui conti delle relative aziende di trasporto, molte delle quali controllate dai Comuni o dalle Regioni. Il settore del trasporto pubblico locale e regionale (Tpl) conta oltre 124mila addetti, fattura 12 miliardi annui e muove 5,4 miliardi di persone l’anno. Ma il futuro è incerto e il post pandemia potrebbe segnare un ulteriore tracollo del trasporto pubblico, a favore di quello privato. È ciò che stiamo osservando in questi giorni in Cina, alle prese con una lenta ripresa, dove la paura del contagio sta spingendo gli utenti sui mezzi privati, allontanandoli in modo repentino dal trasporto pubblico.

Torniamo al caso italiano. Nel mese di marzo l’effetto Covid-19 ha determinato un crollo verticale della domanda di mobilità pubblica: il dato medio nazionale indica un calo dei passeggeri sui mezzi pubblici dell’85% (in valore assoluto parliamo di 400 milioni di viaggiatori in meno nel solo mese di marzo), anche se per Atm Milano e Atv Verona, le aziende di trasporto dei capoluoghi delle due regioni (Lombardia e Veneto) più colpite dall’emergenza sanitaria, il calo della domanda è stato del 90 per cento. Di conseguenza, sono crollati i ricavi da biglietti e abbonamenti, a fronte di costi fissi che restano altissimi, tra cui quello del personale. La perdita di ricavi da traffico media mensile è stimabile, a livello nazionale, in oltre 200 milioni di euro. Tale situazione è destinata a peggiorare nel mese di aprile. Dal 1° aprile, per esempio, a Trento sono state cancellate tutte le corse Tpl nelle fasce di minor utilizzo. Dal 5 aprile l’Agenzia Tpl Brescia ha soppresso alcune corse del servizio extraurbano. Secondo Asstra, l’associazione che riunisce le aziende di trasporto pubblico presieduta da Andrea Gibelli, senza interventi straordinari da parte del governo, c’è il rischio che prima dell’estate qualche azienda sia costretta a fermarsi. Il rischio default è dietro l’angolo.

L’associazione chiede al governo una cura da cavallo, a partire dal prossimo decreto aprile: istituire un fondo statale con una dotazione iniziale di 600 milioni di euro per compensare le minori entrare per ricavi da traffico e i maggiori costi imputabili alla gestione della crisi. Queste risorse pubbliche sarebbero però sufficienti per i soli mesi che ci separano da qui all’estate. Per scongiurare il fallimento di molte aziende di Tpl sarebbe necessario, sempre secondo Asstra, un piano straordinario di aiuti per ulteriori 400 milioni entro fine anno. «Portare alla crisi le aziende della mobilità pubblica - dice Gibelli - significa fermare bus, tram, metrò e treni, mettendo in difficoltà le fasce sociali più deboli».

La fase 2 porterà a mutamenti radicali nel settore del Tpl, che dovranno andare di pari passo con la nuova organizzazione del mondo del lavoro (fabbriche, uffici pubblici e privati) e della scuola. «La mobilità - spiega Gianfranco Giuliante, presidente di Tua (Società unica abruzzese di trasporto, controllata dalla Regione Abruzzo) - vive quotidianamente due fasi: le cosiddette “punte”, cioè i momenti di massima concentrazione di utenza e il conseguente affollamento sugli autobus e una fase di “morbida” in cui, pur essendoci i servizi, l’affollamento, e quindi la concentrazione sociale, è ridotta. La necessità di evitare il sovraffollamento, incompatibile con il distanziamento sociale, imporrà una rivisitazione degli stili di vita e di lavoro fondata sull’integrazione tra il sistema dei trasporti, il sistema produttivo, le istituzioni scolastiche, universitarie e la Pa».

Anche la ministra dei Trasporti, Paola De Micheli, parla di un nuovo modello di trasporto pubblico. «Nella fase 2 - dice la ministra - sul piano organizzativo dovremo modificare le frequenze dei pullman piuttosto che delle metropolitane, per riorganizzare la vita dei trasporti nelle nostre città per proteggere le persone che torneranno a lavorare. Dovremo immaginare una società dove non tutti vanno e tornano a lavorare allo stesso orario». Intanto ieri Regione Lombardia ha consegnato, per l’emergenza coronavirus, 153mila mascherine alle Agenzie del Tpl di Milano, Monza, Lodi e Pavia, di cui 103mila ad Atm Milano.

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