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Maire Tecnimont: ricavi a 2,8 miliardi (8,9%), il monte ordini tocca il record di 9,5 miliardi

A oggi - spiega l’azienda - il portafoglio ordini per circa 1,5 miliardi si riferisce alla Russia, pari al 17% del dato complessivo

di Matteo Meneghello

Maire Tecnimont si lascia alle spalle il 2021 all’insegna di una ritrovata capacità operativa, confermata dalla progressione dei ricavi (+8,9% a 2,865 miliardi, ma ancora lontani dai livelli pre-pandemia) e dall’incremento nelle acquisizioni di nuovi ordini, 6,4 miliardi nel solo 2021, con un backlog a 9,55 miliardi, livello record nella storia del gruppo, soprattutto se si considera che la grande maggioranza del portafoglio è ormai relativa a operazioni di gas monetization&energy transition. È proprio sullo sviluppo di parte della pipeline che il gruppo di ingegneria si trova a dovere fare i conti nei prossimi mesi, visto che la crisi nel quadrante russo rischia di generare ulteriore incertezza per quanto riguarda il regime sanzionatorio. Una preoccupazione manifestata anche dal mercato, con il titolo che ieri ha perso in Borsa oltre il 10%, scivolando vicino al prezzo di 3,1 euro.

A oggi - spiega l’azienda - il portafoglio ordini per circa 1,5 miliardi si riferisce alla Russia, pari al 17% del dato complessivo. Per quanto riguarda poi il nuovo progetto che il Gruppo si è aggiudicato di recente con Rosneft, è previsto che diventi esecutivo e venga incluso nel portafoglio solo al perfezionamento del financing e al verificarsi di determinate condizioni. «In questi anni - spiega Pierroberto Folgiero, amministratore delegato del gruppo - è stato naturale trovare opportunità in quest’area, perché è lì che si concentravano molti investimenti, ma questo non significa che Maire Tecnimont sia russo-centrica.

Lo dimostra l’espansione del nostro backlog, che guarda al Medio Oriente, all’India, ai mercati dell’Africa e del Sudest Asiatico». Ora tutto dipenderà dall’evoluzione della crisi e dalle dinamiche legate alle sanzioni. «Difficile fare previsioni - spiega Folgiero -; abbiamo una buona esperienza passata nell’operare in frangenti di questo tipo, nel rispetto delle prescrizioni e delle sanzioni. Non vedo al momento ripercussioni sugli obiettivi di marginalità». Al di là delle criticità sul versante russo, il gruppo chiude l’anno con un Ebitda di 173,7 milioni (6,1% l’incidenza sui ricavi) e una pfn positiva. Proprio venerdì 25 è stata fornita la guidance per l’anno in corso. Ammetttendo che il quadro di volatilità non si deteriori ulteriormente, si prevedono ricavi compresi tra 3,4 e 3,6 miliardi, con una crescita del 17-24% rispetto all’anno scorso, tornando di fatto sopra i livelli pandemici.

L’ebitda margin è atteso in linea con la percentuale dell’anno scorso, vale a dire circa il 6%. I risultati sono sostenuti da un backlog che, come detto, ha toccato livelli record. Per il futuro, spiega Folgiero, «non potremo certo fare ogni anno un record, ma l’obiettivo minimo è sempre riuscire ad acquisire almeno quanto eseguito a livello di lavori». I numeri disegnano già così una Maire Tecnimont che ha ormai compiuto un salto dimensionale rispetto al passato, un assetto che con lo sviluppo della business unit green, che sta iniziando a incamerare i primi ordini, dovrebbe svilupparsi ulteriormente. Forse anche per questa ragione il nome del gruppo è stato accostato a Saipem, tra gli scenari futuribili per rimettere in carreggiata la partecipata Eni. Una ricostruzione a stretto giro respinta dai vertici di Maire Tecnimont. «Non ci sono stati contatti» ribadisce Folgiero, che tende ad escludere possibili sinergie in futuro: «la storia di Maire Tecnimont è legata alla crescita organica, è una realtà stratificata, molto legata al proprio capitale umano. Non credo che attualmente nel nostro settore sia facile creare valore da una business combination».

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