Il governo ai sindaci: arriva la riforma delle responsabilità e dell’abuso d’ufficio
Lamorgese, Brunetta e Sisto assicurano che l’intervento sarà varato in tempi brevi
Nella seconda giornata dell’Assemblea nazionale Anci a Parma gli amministratori locali incassano una tripla apertura governativa sulla riforma delle responsabilità e dell’abuso d’ufficio. «Arriverà presto in consiglio dei ministri», promette la titolare del Viminale Luciana Lamorgese, e servirà a «mettere in grado i sindaci di operare con serenità e di essere responsabili solo delle cose di cui sono effettivamente responsabili, e non di quelle che ricadono nelle competenze altrui». Sulla stessa linea il ministro per la Pa Renato Brunetta, che mette l’intervento sull’abuso d’ufficio fra gli impegni da realizzare in fretta insieme alla semplificazione del turn over e all’assistenza centralizzata sui progetti Pnrr da avviare «entro fine anno»; dal ministero della Giustizia è il sottosegretario Francesco Paolo Sisto ad assicurare l’intenzione del governo di mettere mano alle regole che continuano ad alimentare la «paura della firma» finora combattuta solo sul versante erariale con lo stop (fino al giugno 2023) alle imputazioni davanti alla Corte dei conti per colpa grave.
La misura sul tavolo è quella contenuta nella bozza di riforma del Testo unico degli enti locali (anticipata su queste pagine) che prova a tracciare un confine netto fra le responsabilità politiche del sindaco e quelle legate alla gestione amministrativa dei dirigenti. L’obiettivo è di evitare il ripetersi dei tanti casi di calvario giudiziario, e mediatico, che hanno travolto amministratori locali inciampati (e spesso assolti: vedi alla voce Uggetti) negli intrichi regolatori dei bandi, o travolti dagli effetti collaterali penali di calamità naturali oggettivamente fuori dal loro controllo come accaduto a Genova a Marta Vincenzi o a Livorno a Filippo Nogarin. In discussione c’è il veicolo su cui far viaggiare l’intervento. La via maestra è appunto quella del Testo unico degli enti locali; ma in gioco ce n’è anche una più veloce, aperta dal Ddl Pella che permette il terzo mandato nei Comuni fino a 5mila abitanti ed è atteso al voto dell’Aula della Camera la prossima settimana.
Già, perché sulla ricostruzione dello status degli amministratori la macchina lavora a pieni giri. Negli stessi minuti in cui la ministra degli Interni parlava agli oltre 2mila amministratori riuniti a Parma, cominciava a circolare la nuova bozza di legge di bilancio che rafforza le regole sulle indennità, permette di far scattare l’incremento pieno (fino al raddoppio e oltre a seconda delle fasce demografiche) già dal prossimo anno senza aspettare la salita progressiva fino al 2024 e garantisce esplicitamente l’applicazione dei nuovi limiti anche a vicesindaci, assessori e presidenti di consiglio comunale.
Il punto è che i Comuni sono cruciali per l’attuazione del Pnrr, in un ruolo che va anche oltre i 40 miliardi di progetti di cui sono i titolari. E il governo vuole riconoscerlo: anche con la presenza all’assemblea Anci che oggi attende alle 11 il premier Mario Draghi.
In un’affollatissima Fiera i sindaci si godono il momento; c’è chi ripassa la litania dei “casi giudiziari”, dall’assoluzione dell’ex sindaco di Lodi Uggetti che ha avviato il ripensamento sulle responsabilità al caso Bassolino scandito in 19 processi e altrettanti proscioglimenti. E c’è chi racconta vicende più personali come i 7 avvisi di garanzia piombati in due settimane sulla scrivania di un sindaco lombardo che in eredità non hanno lasciato condanne ma un prestito personale da 50mila euro per le spese di difesa escluse dalla copertura parziale di legge e un aumento secco dell’assicurazione sulle responsabilità. In attesa della riforma