Fisco e contabilità

Legge di bilancio, stralciato il salva-Comuni - Partita finale sulle coperture

Oggi il voto di fiducia sul maxiemendamento. Dalla Ragioneria 44 osservazioni per aggiustare il tiro sulle risorse oltre allo stop sui 450 milioni inseriti in Commissione per i comuni in rosso

di Marco Mobili

Dopo una giornata di lavori a singhiozzo e un animato ritorno in commissione Bilancio del maxiemendamento, il governo ha chiesto il voto di fiducia all’Aula della Camera. Voto che arriverà oggi non prima delle canoniche 24 ore e che di fatto farà scivolare il voto finale di Montecitorio per il via libera alla legge di Bilancio a poche ore dalla vigilia di Natale. Ora in più ora in meno quello che però il Parlamento ha già vissuto lo scorso anno con la manovra del governo Draghi.

Il pomeriggio di ieri, dopo che era stata avviata la discussione generale di prima mattina, è stato caratterizzato dalle osservazioni formulate dalla Ragioneria generale dello Stato. E nonostante la pressione e lo sforzo con cui gli uffici del Mef hanno lavorato per mettere in fila in meno di 48 ore i 522 commi del maxiemendamento, di questi soltanto uno è stato stralciato per un evidente errore tecnico nella concitata fase finale di approvazione in piena notte dei correttivi. Come ampiamente previsto già da ieri, dunque, la Bilancio ha stralciato la norma che avrebbe causato un disavanzo di 450 milioni con l’erogazione di fondi agli enti locali con i bilanci in rosso. Una mancata copertura indicata dalla Ragioneria fortemente contestata dalle opposizioni con Luigi Marattin e Maria Cecilia Guerra che al contrario hanno chiesto alla Ragioneria sul “salva comuni” le motivazioni della mancata copertura. Per i due deputati si sarebbero, infatti, potuti cancellare tutti gli altri emendamenti, come quello ad esempio sull’innalzamento del limite dei ricavi per le imprese in contabilità semplificata.

Per il resto ci sono correzioni, precisazioni e soprattutto aggiustamenti di tiro sulle coperture degli emendamenti.Tra le precisazioni della Ragioneria una ha riguardato i componenti del tavolo sulla limitazione dei costi delle commissioni dovute per il Pos. Per i tecnici «non spettano compensi, gettoni di presenza, rimborsi spese o altri emolumenti comunque denominati». La segnalazione rientra tra le 44 richieste di riformulazione trasmesse alla Camera e che hanno messo nel mirino anche le nuove misure sulla Carta giovani e lo smart working per i lavoratori fragili.

Nel primo caso i dubbi sono sorti sulle modalità con cui sono scritte le coperture per il 2023. Viene ripristinata l’autorizzazione di spesa prevista dal Ddl (articolo 108 ora commi da 386 a 386 septies del maxiemendamento) cancellata erroneamente e su cui il Terzo Polo ha dato battaglia per protestare contro il taglio dei fondi alla cultura e non solo. In commissione, il sottosegretario Freni ha chiarito comunque che, al di là della precisazione contabile, il bonus cultura sarà comunque pagato nel 2023 ai nati del 2004 con le vecchie regole ante manovra.

Nel secondo caso i dubbi riguardano invece il mondo della scuola e la sostituzione del personale scolastico a cui è concesso il lavoro agile. Per questi la riscrittura della misura proposta dalla Ragioneria e approvata in commissione prevede uno stanziamento mirato di poco più di 15 milioni recuperati dal Fondo per le esigenze indifferibili. La commissione Bilancio alla fine, con le opposizioni che hanno abbandonato per protesta il voto sottolineando come la manovra si disperda in mance e mancette (si veda il servizio in pagina) , ha licenziato il testo del maxiemendamento accogliendo i 44 rilievi rilievi della Ragioneria.

Sul reddito di cittadinanza, invece, la polemica tra maggioranza e opposizioni l’ha innescata nella mattinata di ieri il sottosegretario al Lavoro, Claudio Durigon, che, intervenendo a Radio 24, ha annunciato a inizio anno l’arrivo di un decreto finalizzato ad orientare chi percepisce il reddito di cittadinanza e potrebbe in realtà ottenere un posto di lavoro. E ha aggiunto, creando non poche polemiche, che «anche i laureati, a cui offrono un posto per fare il cameriere, casomai vicino casa, è giusto che in qualche modo lo accettino, altrimenti non si capisce perché dovrebbero prendere soldi pubblici».

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