Fisco e contabilità

Federalismo fiscale, Pnrr e riforma complicano il cammino

Il quadro emerge dall'audizione presso la Commissione bicamerale della Sezione delle Autonomie della Corte dei conti

di Claudio Carbone

Non è rassicurante il quadro finanziario che emergere a seguito dell'audizione presso la Commissione bicamerale della Sezione delle Autonomie della Corte dei conti in merito all'assetto della finanza territoriale e sulle linee di sviluppo del federalismo fiscale. La sfida per la conclusione del cammino, ancora incompiuto, del federalismo fiscale, infatti, si interseca sia con il vasto plesso di obiettivi intermedi e finali che l'Italia si è collettivamente impegnata con la presentazione del Pnrr, e sia con la riforma fiscale in atto che deve scontare il mutato quadro economico delineato nel Def 2022.

Per comprendere realmente le difficoltà basti pensare che a fine 2021 l'economia del Paese era in ripresa, trainata dalla domanda interna e dalle politiche economiche messe in atto, pur con la preoccupazione di una evidente nuova recrudescenza della pandemia e di segnali evidenti di aumento dei prezzi dell'energia. A fine febbraio 2022, tuttavia, la complessa crisi geopolitica correlata al conflitto in Ucraina ha compromesso in modo imprevedibile la situazione, portando all'estremo il surriscaldamento dei prezzi delle materie prime e dell'energia e ponendo una pesante riserva sull'andamento dell'economia nel corrente anno, con un ridimensionamento delle aspettative di imprese e consumatori. In tale contesto, la scelta del Pnrr Italia di attuare un cambiamento profondo nella composizione della spesa pubblica, favorendo in modo decisivo gli investimenti, con lo scopo ultimo di aumentare la capacità di crescita e la produttività potenziale, diventa attuale alla luce degli effetti negativi che la nuova crisi esogena in atto avrà sulla ripresa.

Con riguardo agli enti locali, gli investimenti in questi ultimi anni hanno registrato una dinamica positiva, nonostante la presenza di eventi esogeni avversi. Molteplici ragioni hanno concorso a tale risultato: il superamento del Patto di stabilità interno, la semplificazione delle procedure sul versante degli appalti pubblici e delle regole contabili, la concessione di spazi finanziari, il crescente contributo al finanziamento di opere pubbliche nell'ambito dell'edilizia scolastica e della messa in sicurezza di edifici e territorio. Su questo scenario, che ha resistito agli effetti della crisi pandemica, si innesta la realizzazione del Pnrr. Diventa, quindi, cruciale la capacità di definizione dei progetti che deve tenere conto del nuovo fattore legato all'aumento dei costi energetici e della consolidata scarsità di competenze qualificate, e delle restrizioni alla spesa di personale che ha portato alla contrazione delle assunzioni.

Per la realizzazione degli investimenti nell'ambito del Pnrr, dunque, è necessario dotare le amministrazioni delle necessarie capacità tecniche e gestionali. Bisogna tener presente che il coinvolgimento delle comunità locali per il successo del Pnrr è connesso, oltre al dato qualitativo (un investimento condiviso che risponde alle esigenze della comunità è un potente fattore di coesione e crescita sostenibile), all'aspetto quantitativo, posto che i Comuni rappresentano il maggiore veicolo di investimenti. In ambito territoriale, infatti,le Regioni e i Comuni sono i protagonisti principali dell'attuazione del Piano, dovendo assolvere all'80% del totale degli obiettivi territoriali, in termini di Milestone e di Target. Sono le missioni 5 (Inclusione e Coesione) e 6 (Salute) ad essere prioritariamente attuate a livello territoriale, a cui seguono la missione 2 (Rivoluzione vere e transizione ecologica) e 1 (Digitalizzazione, Innovazione, Competitività, Cultura e Turismo).

Restano, tuttavia, per gli enti locali le annose criticità finanziarie che si manifestano nell'accesso alla procedura di riequilibrio pluriennale o nel dissesto da imputare oltre che al contesto economico problematico di alcune aree, anche alle disfunzioni organizzative dei singoli enti, come le inefficienze nella gestione delle risorse e la scarsa attenzione alla riscossione dei tributi. Al riguardo la Cdc evidenzia che un sistema perequativo operante a regime e ben calibrato potrebbe lenire gli aspetti critici dovuti alle differenze territoriali anche attraverso l'impiego di risorse aggiuntive devolute dallo Stato. Restano comunque aperte le questioni derivanti dall'inadeguatezza dell'azione amministrativa sia sul fronte della qualità della spesa che per quanto attiene alla efficienza delle azioni per realizzare le entrate. Su questi due fronti si dovrà intervenire con urgenza.

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