Amministratori

Autonomia, il Ddl Calderoli torna in consiglio dei ministri

Stop dai sindaci dell’Anci che temono un aumento del centralismo regionale

di Gianni Trovati

Le Regioni approvano la riforma che riporta l’elezione diretta nelle Province ma i Comuni sospendono il disegno di legge Calderoli sull’autonomia differenziata delle Regioni.

La cronaca stretta della giornata di ieri mostra bene il groviglio politico e amministrativo che circonda l’eterno cantiere del federalismo italiano, che ha ripreso a muoversi vorticosamente con il ritorno della Lega al governo. Ma andiamo con ordine. O almeno proviamoci.

«C’è il via libera della Conferenza Unificata al disegno di legge di attuazione dell’autonomia differenziata», esulta a metà pomeriggio il ministro per gli Affari regionali e le Autonomie Roberto Calderoli dopo la riunione della Conferenza Unificata. «Da Calderoli grave falsificazione, non c’è nessuna intesa» ribatte dal Pd Francesco Boccia, che nel governo Conte-2 ha ricoperto lo stesso ruolo oggi svolto dal ministro leghista.

In effetti in Unificata l’intesa non c’è, come ammette lo stesso Calderoli spiegando che «le proposte emendative di Anci e Upi sono state ricevute e verranno portate in pre Consiglio per una valutazione del loro inserimento nel Ddl definitivo». Il testo bollinato nelle scorse settimane dalla Ragioneria generale, quindi, è da considerarsi provvisorio.

Nell’Unificata i sindaci hanno presentato un documento di 13 pagine con una serie di osservazioni e proposte emendative, che prima di tutto chiedono al progetto di autonomia differenziata di occuparsi del trasferimento di sole funzioni legislative, e non di competenze amministrative e gestionali che accentuerebbero il “centralismo regionale” già lamentato dagli amministratori locali. «Il documento nasce da un mandato unanime del comitato direttivo dell’Anci», sottolinea il presidente dell’Associazione, il sindaco di Bari Antonio Decaro (Pd) per rivendicare l’unità raggiunta fra gli amministratori di tutte le appartenenze politiche.

La stessa unità non aveva caratterizzato la Conferenza delle Regioni convocata sullo stesso tema in mattinata. La Conferenza ha approvato il testo, ma a maggioranza, con il voto contrario dei quattro presidenti di centrosinistra (Bonaccini in Emilia-Romagna, Giani in Toscana, De Luca in Campania ed Emiliano in Puglia). «Mi auguro che con il prosieguo del processo di attuazione dell’autonomia differenziata si possa trovare una ricomposizione con le regioni che oggi hanno espresso parere contrario», spiega ecumenico il presidente del Friuli Venezia Giulia Massimiliano Fedriga, leghista e quindi tifoso dell’autonomia ma anche presidente della Conferenza e quindi incline per ruolo (e natura) alla limatura dei contrasti.

Sempre ieri, si diceva, le Regioni hanno approvato la proposta di far rinascere le Province a elezione diretta. Idea che piace naturalmente ai presidenti di Provincia ma meno ai sindaci, aprendo un’altra faglia nel mondo complicato delle autonomie locali italiane.

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