Il CommentoAmministratori

Autonomia: la definizione di Lep, costi e fabbisogni standard non può perdere altro tempo

di Ettore Jorio

Mancano soli quattro mesi sui primi sei assegnati alla istituita Cabina di regia dal comma 793 dell'articolo 1 della legge di bilancio 2023 per fare tante cose. La predisposizione degli atti propedeutici a rendere maggiormente condiviso il regionalismo differenziato è il suo compito. Ebbene sì, dovrà:
• effettuare, anche a cura delle Regioni ordinarie, la ricognizione di tutta la normativa sulle ventiquattro materie suscettibili di incremento della potestas legislativa regionale;
• definire, con il contributo del sistema autonomistico, la distribuzione della spesa storica goduta per singola materia, tenuto conto della media registrata nell'ultimo triennio;
• perfezionare la scansione, sempre con l'ausilio della Pa territoriale e il contributo tecnico fornito dalla Commissione tecnica per i fabbisogni standard (comma 794), delle materie o ambiti delle stesse soggette a godimento collettivo mediante Lep;
• determinare i Lep, tenuto conto delle formulazioni predisposte al riguardo dalla anzidetta Commissione tecnica con il sussidio della Sose Spa e del Cinsedo.

Il conto alla rovescia
A ben vede, in poco più di 120 giorni, una mole di lavoro enorme da perfezionare per il prossimo 30 giugno, cui farà seguito un'altra "fatica d'Ercole": la predisposizione degli schemi di Dpcm di determinazione complessiva dei Lep, singoli ovvero associati in ambiti omogenei, con l'individuazione valoriale dei rispettivi costi e fabbisogni standard. A fronte di tutto questo, a metà della settimana scorsa, il ministro Calderoli ha fatto pervenire alle Regioni una copiosa circolare (si veda Nt+ Enti locali & edilizia del 25 febbraio) nella quale era insediato un nutrito format da compilare (si veda Nt+ Enti locali & edilizia del 27 febbraio). Meglio, da elaborare. Un adempimento di peso e che comporterà difficoltà redazionali notevoli. Peccato avere perso due mesi, ce ne sarebbe stato davvero bisogno per attendere al massimo risultato possibile.

Obbligo di risultato
Il tempo è breve ma comunque occorre farcela. La definizione dei Lep e la determinazione dei costi e dei fabbisogni standard non possono perdere altro tempo. Rispettivamente, 22 e 14 anni dalla loro introduzione nell'ordinamento sono tanti. Troppi per una collettività nazionale che ne ha bisogno come l'acqua. Proprio perché il tempo residuo è poco - sei mesi per le ricognizioni e sei mesi per i Dpcm di definizioni dei Lep e relativi costi/fabbisogni standard - le Regioni dovranno fare bene e presto.
A fronte di questa ineludibile esigenza, si deve tenere tuttavia in considerazione un background specifico a tutt'oggi non posseduto dalle Regioni, e a maggior ragione dagli enti locali ove occorrente il loro contributo.

Le scomposizioni in Lep e in numeri registreranno grandi difficoltà
Passando dalla ricognizione della legislazione emanata dalle Regioni, meglio se accompagnata anche dall'attività regolamentare prodotta, la difficoltà maggiore per loro si presenta nella individuazione dei Lep per materia e della relativa spesa storica, goduta in termini di finanziamento statale e utilizzata per la erogazione dei rispettivi servizi e prestazioni essenziali.
Un lavoraccio da un esito verosimilmente improbabile, sia per i tempi ristretti che per la capacità performative delle Regioni, ridotta al lumicino in quelle meridionali.
Scomporre infatti le ventiquattro materie - in relazione alle quali le Regioni si sono esclusivamente occupate della legislazione di dettaglio (19) e delle funzioni amministrative conseguenti – a tal punto da individuare per ciascuna di essa i Lep strettamente riferibili è un compito molto arduo. Per alcuni versi impossibili a meno di possedere competenze molto adeguate al fine (NT+ Enti locali & Edilizia del 21 e 23 febbraio). Ben oltre l'arduo il compito di associare alle materie o ambiti di esse la quota di spesa storica relativa, funzionale a determinare i valori ideali di erogazione reale attraverso la definizione dei costi e fabbisogni standard.

Lo stato inadatto dell'essere e l'avvenire performante
"Fatiche di Ercole" a parte, occorre avviare un percorso di ottimizzazione reale della pratica burocratica regionale. Non del tipo quella messa ad obiettivo mai conseguito esercitata attraverso le solite istituzioni, pubbliche e meno pubbliche, all'uopo dedicate e iper retribuite. Spesso per assicurare soltanto un'assistenza tecnica di valori professionali infinitesimali, delegata quasi sempre a mano d'opera locale indicata dalla stessa Pa destinataria, proprio per questo non produttiva di alcun valore aggiunto in termini di prodotto amministrativo. Al riguardo, considerato che una maggiore autonomia legislativa esigerà apparati burocratici di gran lunga più efficienti, una idea potrebbe essere quella di predisporre, a cura del ministero cui è preposto Calderoli, una sorta di Leba. Questi ultimi intesi come Livelli Essenziali di Buona Amministrazione da perseguire e conseguire, solo che si vogliano corretti adempimenti ed una erogazione dignitosa e puntuale dei Lep. Una idea, questa, che potrebbe trovare il suo debutto sin dagli attuali adempimenti a carico delle Regioni pretesi nella anzidetta circolare Calderoli.