Il CommentoPersonale

Carriere chiare e formazione, così il contratto attua il Pnrr

di Antonio Naddeo (*)

L’ipotesi di accordo sul comparto Funzioni centrali 2019-2021, firmata il 5 gennaio, è la prima relativa al triennio contrattuale di riferimento. La trattativa è stata complessa e lunga (25 riunioni), ma è un contratto collettivo particolarmente innovativo, che farà da riferimento anche ad altri contratti del settore pubblico e che attua la milestone del Pnrr che prevede, entro il primo semestre del 2022, la riforma del lavoro pubblico.

Sono molti gli elementi di novità. Tra questi si segnala, in primis, il nuovo sistema di classificazione del personale, con cui sono stati ricondotti a unità i diversi modelli presenti negli ex comparti ministeri, agenzie fiscali, Epne, Cnel confluiti nel comparto Funzioni centrali. Gli elementi caratterizzanti del nuovo ordinamento professionale sono: la semplificazione del sistema conseguente al superamento delle vecchie posizioni economiche sostituite da un’unica posizione giuridica per ciascuna area; l’introduzione di una quarta area, prevista dalla legge, denominata «area delle elevate professionalità» nella quale verranno assunti dipendenti con alta qualificazione professionale, e che rappresenta un futuro sbocco professionale per i funzionari già nell’amministrazione; la previsione di un percorso economico chiaro e semplificato, che consente ai lavoratori di acquisire quote aggiuntive di stipendio, denominate differenziali stipendiali, con procedure selettive per valorizzare la valutazione individuale, l’esperienza professionale e l’accrescimento culturale conseguito anche attraverso la partecipazione a percorsi di formazione.

Rilevante importanza assume la regolamentazione contrattuale strutturale dello Smart Working, che si articola in lavoro agile (legge 81/2017) e lavoro da remoto, rispondendo alle differenti esigenze organizzative delle amministrazioni e dei lavoratori, ferma restando la qualità e la quantità dei servizi e delle attività svolte.

Altro punto fondamentale del contratto è il potenziamento della formazione e dello sviluppo delle competenze del personale, specie in questo momento di riforma della Pa, in cui è necessario completare la transizione digitale e investire – con risorse già stanziate dal Governo – incoraggiando i processi di reclutamento di nuove professionalità e di riqualificazione del personale in servizio.

Inoltre, si è ritenuto opportuno rivisitare alcuni istituti previsti dal precedente contratto, quali le assenze per malattia in caso di gravi patologie richiedenti terapie salvavita, escluse dal periodo di comporto sia con riferimento alle giornate di effettuazione delle terapie, sia alle assenze conseguenti agli effetti collaterali delle stesse; l’estensione della copertura assicurativa ai dipendenti che coprano posizioni che richiedono l’assunzione di responsabilità diretta verso l’esterno; l’introduzione di tutele per consentire alle persone di vivere in modo equilibrato l’identità di genere mediante il riconoscimento di una identità alias.

Sul trattamento economico, il contratto riconosce benefici economici a regime, decorrenti dal 1° gennaio 2021, pari a circa 105 euro medi per 13 mesi e prevede l’utilizzo delle ulteriori risorse che sono state stanziate nella legge di bilancio per il 2022, a decorrere dal 1° gennaio di quest’anno, per finanziare il nuovo ordinamento professionale e il superamento dei limiti all’incremento dei Fondi decentrati, consentendo un ulteriore beneficio complessivo a regime di circa 20 euro medi al mese. L’intesa riconosce anche arretrati medi, per il 2019-2021, di circa 1.800 euro.