Appalti

Ddl appalti, prime intese al Senato sugli emendamenti da votare oggi

Accordo su poco più di una ventina di correzioni, alt a emendamento M5s per ridimensionare ruolo del Consiglio di Stato. Tutti i traguardi e gli obiettivi Pnrr fino al 2024

di Giorgio Santilli

Sono per ora poco più di una ventina gli emendamenti alla legge delega sugli appalti che governo e maggioranza hanno condiviso e che si dovrebbero cominciare a votare da oggi in commissione Lavori pubblici del Senato. L'obiettivo sarebbe completare il voto sugli emendamenti in settimana, sempre che oggi le votazioni decollino effettivamente. Il Pnrr prevede per giugno il traguardo dell'approvazione della legge delega, ma il provvedimento, presentato dal governo nell'agosto 2021, è ancora in prima lettura. Nelle ultime due settimane si sono tenuti una serie di incontri e contatti informali cui hanno partecipato fra gli altri il ministero delle Infrastrutture, i relatori Andrea Cioffi (M5s) e Simona Pergreffi (Lega), l'ex sottosegretario Salvatore Margiotta, grande esperto della materia che tiene le fila per il Pd: sono servite a mettere a punto i pareri del Mims. Mancano ancora il via libera definitivo di Palazzo Chigi e i chiarimenti su alcune norme, mentre l'unico punto che potrebbe creare forte tensione con il governo è un emendamento M5s che vuole eliminare o ridimensionare il ruolo del Consiglio di Stato nella scrittura del nuovo codice appalti (i decreti legislativi attuativi della delega previsti dal Pnrr per marzo 2023).

Il governo va dritto per la sua strada, dopo che lo stesso premier Draghi ha già annunciato di avere affidato al Consiglio di Stato il compito di riscrivere il codice, ma M5s per ora tiene duro e il resto della maggioranza non ha preso ancora posizione nettamente. Fra gli emendamenti cui il governo darà parere favorevole (spesso con riformulazioni che ne attutiscono l'impatto) ci sono quelli per la inderogabilità delle norme a tutela del lavoro, per la sicurezza e per il contrasto al lavoro illegale o irregolare, le tutele per le piccole e microimprese vietando l'accorpamento artificioso di lotti (ma qui la maggioranza avrebbe voluto spingersi più avanti), la disciplina secondaria (regolamento attuativo del codice) scritta «in relazione alle diverse tipologie di contratto» (formula di mediazione rispetto alla richiesta di un regolamento ad hoc per i lavori pubblici), la «centralizzazione» delle stazioni appaltanti oltre alla qualificazione e alla riduzione della frammentazione, l'introduzione dei criteri ambientali minimi (Cam) che sono resi obbligatori e possono essere valorizzati economicamente nelle procedure di gara, l'introduzione di un sistema di revisione prezzi in caso di eventi eccezionali, l'introduzione di un sistema di rendicontazione degli obiettivi energetico ambientali, il divieto di addebitare i costi della digitalizzazione delle procedure alle imprese, contratti-tipo formulati da Anac per le opere in leasing e per i servizi resi in regime di concessione (novità molto rilevante), il dialogo competitivo per l'affidamento di accordi quadro e il partenariato tecnologico.

Correzioni che non modificano in modo sostanziale l'impianto del disegno di legge governativo, anche perché il governo fa quadrato su temi delicati come il subappalto, bocciando o smorzando gli emendamenti presentati per mantenere qualche vincolo, il sorteggio delle imprese invitate a partecipare alle procedure negoziate (tutti i gruppi proponevano di eliminarlo, il governo rilancia limitando e regolando i casi in cui è ammesso). L'approvazione della legge delega per riscrivere il codice appalti è il terzo di 14 fra traguardi e obiettivi che il governo si è impegnato a raggiungere con il Pnrr (l'elenco completo in questa tabella). È la riforma 1.10, uno dei pilastri - come ha spesso ripetuto Draghi - dell'intero Pnrr. Incassati il decreto semplificazioni a luglio 2021 e la costituzione della cabina di regia a Palazzo Chigi di fine 2021, l'approvazione della legge delega è il prossimo traguardo. Il primo semestre 2023 sarà poi il momento dell'approvazione del nuovo codice (marzo) e dei decreti attuativi (giugno). Ma altri nove obiettivi, fino a dicembre 2024, riguardano l'operatività dello Smart procurement attraverso la digitalizzazione delle procedure, la riduzione a 100 giorni dei tempi fra bando di gara e aggiudicazioni, il taglio del 15% dei tempi medi per avviare il cantiere, la formazione del personale addetto agli appalti, l'introduzione di sistemi dinamici di acquisizione presso le Pa che svolgono il ruolo di centrali di committenza e stazione di appalto unica a livello provinciale.

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