Il CommentoPersonale

La quarta area non può essere un nuovo promuovificio

di Francesco Verbaro

bbiamo bisogno dei professionisti nella Pa? Chiaramente sì. Ma dopo qualche concorso abbiamo capito che servono inquadramenti adeguati per attrarli. Non si tratta di prendere i neolaureati o di abbassare l’età media dei dipendenti, ma di reclutare personale con titoli esperienziali, che sul mercato vengono ricercate con fatica e retribuite bene.

La quarta area prevista dal Dl 80/2021 serve a questo e bene ha fatto il ministro per la Pa Renato Brunetta a prevederla. La norma rinvia alla contrattazione e richieste assurde di utilizzare questa fascia come un gradino in più per le progressioni di carriera rischiano di compromettere tutto. Se occorre premiare un dipendente si utilizzino i tanti strumenti già presenti.

La quarta fascia è stata pensata per internalizzare competenze non presenti nella Pa come informatici, data analyst, esperti in gestione dei fondi strutturali e spesa per investimenti, in contrattualistica pubblica, come già si prevedeva con l’articolo 3 della legge 56/2019. Servono concorsi mirati, esami e titoli, per mappare le competenze. Saranno fondamentali i titoli esperienziali, le prove pratiche e un periodo di prova adeguato, per non sbagliare il reclutamento.

È bene ricordare cosa è accaduto dal 1998. Un datore poco attento ha consentito di aumentare i livelli di inquadramento del personale con progressioni senza titoli e senza una valutazione delle competenze.

Alle soglie del 2010 le dotazioni organiche erano a piramide rovesciata con quasi tutto il personale inquadrato nei due livelli superiori. Il danno per la Pa non è stato economico ma organizzativo. Ci si illudeva di avere personale inquadrato in C o D ma le sue competenze erano spesso riferibili alle mansioni delle categorie inferiori, con uno scollamento incolmabile tra le mansioni previste dai contratti e quelle esercitabili.

Per cui il dirigente, che ha avuto assegnato personale inquadrato nelle categorie più elevate, spesso non dispone di competenze necessarie per emanare un bando, effettuare una gara, realizzare progetti sui fondi europei e gestire la rendicontazione o effettuare analisi statistiche o data analysis.

Al di là di certe ipocrisie e di certe prassi patologiche, oggi è spesso necessario attivare un contratto di collaborazione o di assistenza tecnica per dotarsi di professionalità qualificate.

Se serve riconoscere un livello economico superiore ai dipendenti, si utilizzino le progressioni economiche e non si sfasci l’ordinamento già gravemente compromesso.

È difficile pensare di avere nella Pa personale già inquadrabile, se non in pochi casi, nella nuova area, per la quale occorre immaginare solo un accesso dall’esterno. Ricordiamoci che il personale inquadrato in quest’area sarà essenziale per la ripresa e per gestire la mole di miliardi, che, la congiuntura attuale, tra vecchia programmazione, il Pnrr e la nuova programmazione, ci consegna.

Non possiamo fare l’ennesimo sbaglio. Adesso non c’è solo un problema di spesa, ma di funzionamento della macchina amministrativa. Un bene di cui si apprezza l’importanza solo quando manca.