Fisco e contabilità

Sindaci e Confindustria alleati su semplificazione e personale per il Pnrr

Tavolo di confronto fra le Città e gli industriali per l’attuazione del Piano

di Gianni Trovati

Le semplificazioni rafforzate dal terzo decreto sul Pnrr ora all’esame del Senato sono un passo avanti ma rimangono troppo timide rispetto alle esigenze dell’attuazione del Piano. Anche sul deficit di personale dei Comuni, un’emergenza ormai bruciante, servono decisioni più drastiche che facciano leva anche sugli spazi per le offerte retributive per ricostruire un’attrattività oggi vicina allo zero. Mentre sulle revisioni del programma di investimenti da presentare alla Ue entro il 30 aprile occorre una dose aggiuntiva di prudenza, perché la macchina dei bandi è in piena corsa e non tollererebbe ripensamenti profondi.

Su questi temi sindaci e imprenditori industriali la pensano allo stesso modo. Al punto che al termine delle tre ore di confronto che ieri all’Anci hanno riunito intorno a un tavolo i leader degli industriali e dell’Associazione dei Comuni, Carlo Bonomi e Antonio Decaro, i sindaci delle Città metropolitane e i presidenti delle territoriali di Confindustria, è difficile ricostruire se su questo o quell’aspetto abbiano premuto di più le imprese o gli amministratori locali.

Il confronto di ieri nasce dal Protocollo d’intesa firmato nel luglio scorso da Anci e Confindustria: un protocollo che non era, come talvolta accade, una semplice mozione d’intenti, perché l’urgenza del Pnrr spinge entrambe le parti a un’azione comune per cambiare passo sulle regole per l’attuazione. «La nostra è un’alleanza naturale - sostiene il presidente Anci Antonio Decaro - perché ci accomuna l’approccio sempre pragmatico ai problemi e il forte interesse a creare le migliori condizioni per gli investimenti pubblici e privati sul territorio». «Il contributo degli attori sociali è determinante mentre ne stiamo osservando un sempre minore coinvolgimento», rilancia il presidente di Confindustria Carlo Bonomi ricordando che «per l’Italia l'attuazione del Pnrr è il banco di prova per dimostrare la propria credibilità in Europa». Allarme condiviso dal sindaco di Roma Roberto Gualtieri, che da ministro dell’Economia del governo Conte 2 è stato il primo negoziatore del Next Generation Eu e conosce bene l’approccio dei partner comunitari: «Se non riusciamo a completare i programmi di spesa - avverte - per molti anni difficilmente potremo ottenere qualcosa a Bruxelles».

Tra allarmi e opportunità, il confronto si condensa nell’avvio di un’agenda comune che fra le altre cose spinge gli industriali a sposare la proposta Anci di una procedura semplificata unica per tutti gli investimenti del Pnrr, con il termine per il via libera fissato in 30 giorni. L’autostrada, del resto, già esiste perché è stata introdotta per l’esigenza di superare i ritardi nell’edilizia scolastica: per gli amministratori andrebbe estesa a tutti gli investimenti legati a fondi comunitari, anche per superare le differenziazioni fra il Pnrr, i fondi di coesione e gli altri programmi comunitari. Comune è anche la richiesta di tagliare gli ostacoli alzati dai ricorsi al Tar, ipotesi che era circolata nelle bozze del decreto Pnrr ma che poi era caduta insieme alla proroga a fine anno dello scudo erariale: tutte questioni che ora si spostano nel confronto al Senato.

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