Appalti

Fondi Ue 2014-2020, rimodulazione in arrivo per tre programmi Pon e tre Regioni

di Massimo Frontera

Scatta il piano “B” per evitare il disimpegno delle risorse comunitarie dei programmi 2014-2020 che le Regioni non riescono a spendere nei tempi fissati da Bruxelles. Stessa cosa anche per tre programmi operativi nazionali (Pon) gestiti da amministrazioni centrali, tra cui il Pon Città metropolitane. Il piano ”B” consiste nell’artificio contabile che consentirà ad alcuni enti particolarmente in ritardo - che nel caso specifico, al momento, secondo indiscrezioni, sono Basilicata, Molise e Sicilia - di “recuperare” efficienza attraverso un escamotage contabile. Non è la prima volta che l’Italia sfrutta questa possibilità (alla quale aveva fatto ricorso nella precedente programmazione). È però piuttosto preoccupante che lo faccia ora, in vista di una scadenza - quella di fine 2018 - non particolarmente impegnativa per quanto riguarda il livello di spesa minimo chiesto da Bruxelles. Entro il 2018, ricorda l’ufficio studi dell’Ance, l’Italia deve complessivamente arrivare a spendere il 16% dei fondi relativi alla programmazione 2014-2020, un traguardo non molto impegnativo rispetto al target del 25% alla fine del 2019, che sale al 36% alla fine del 2020, che sale ancora al 47% alla fine del 2021, poi al 58% alla fine del 2022, per arrivare infine al 100% alla fine del 2025. La cosa preoccupante sta proprio nel fatto che - a cinque anni dall’avvio della programmazione 2014-2020, e di fronte a una modesta “asticella” da superare - l’Italia già debba correre ai ripari per evitare il rischio di perdere le risorse. Al 30 giugno 2018, la spesa complessiva dell'Italia (Pon più programmi regionali) è arrivata al 9,3%, a fronte di una media Ue del 14,4%, collocando il nostro paese al 24esimo posto su 28.
TARGET DI SPESA CHIESTO DA BRUXELLES FINO AL 2025 (Fonte: Ance) 

Il tasso di cofinanziamento si abbassa
A prendere atto del piano “B” è lo stesso governo italiano, e più precisamente il Dipartimento per la Coesione presso la presidenza del Consiglio, che (la prossima settimana) proporrà al Cipe di modificare la delibera n.10/2015 (sul Finanziamento dei programmi europei 2014-2020) per adeguarsi «alle richieste di modifica dei programmi comunitari contenenti una riduzione del tasso di cofinanziamento nazionale fino a un minimo pari al 20% per le Regioni meno sviluppate e fino al 40% nelle regioni in transizione». La novità è contenuta in una informativa, firmata dal responsabile del Dipartimento, Ferdinando Ferrara, sulla quale ieri la Conferenza Stato-Regioni ha rilasciato il parere.
L’INFORMATIVA DEL GOVERNO PRESENTATA IERI ALLE REGIONI

La novità interessa potenzialmente otto regioni, che sono più indietro nella spesa dei rispettivi programmi operativi, e che rischiano il disimpegno delle risorse da parte di Bruxelles. Ad oggi, il tasso di cofinanziamento minimo per le cinque “Regioni meno sviluppate” (Basilicata, Calabria, Campania, Puglia e Sicilia) è fissato al 25%, mentre il tasso di cofinanziamento per le tre “Regioni in transizione” ( Abruzzo Molise e Sardegna) è fissato al 50%. Come si diceva, sarebbero tre le Regioni che, entro il 15 ottobre (termine ultimo fissato dalla regole Ue sui programmi operativi), hanno presentato alla Commissione europea la richiesta di rimodulazione. Si tratta di Molise, Basilicata e Sicilia. Secondo un’analisi del centro studi dell’Ance, tutte e tre le regioni, al 30 giugno, avevano raggiunto un livello di spesa (complessiva Fesr e Fse) inferiore alla media regionale, pari al 9,6 per cento. La più indietro è la Sicilia, con una spesa dello 0,8%, seguita da Molise (2,6%) e Basilicata (8,7%).
PROGRAMMI 2014-2020, SPESA PER REGIONE AL 30 GIUGNO 2018 (fonte: Ance)

Rimodulazione chiesta anche per il Pon Città metropolitane
L’informativa del Dipartimento per le Politiche di coesione riferisce che, oltre alle Regioni, anche «alcune amministrazioni nazionali - si legge nella nota - intendono avvalersi di tale maggiore flessibilità». Secondo indiscrezioni, la richiesta è stata presentata per il Pon Città Metropolitane - che, secondo le elaborazioni Ance, è arrivato a una spesa del 5% al 30 giugno 2018 - per il Pon Governance e Capacità istituzionale e, infine, per il Pon Ricerca e Innovazione. Per tutti questi tre Pon l’avanzamento al 30 giugno della spesa è inferiore alla media della spesa complessiva dei vari Pon avviati, pari all’8,3 per cento.

I costruttori dell’Ance: la rimodulazione è «escamotage contabile»
Per i costruttori dell’Ance, la richiesta di rimodulazione presentata a Bruxelles non è un buon segno ma non arriva come un fulmine a ciel sereno. Recentemente, il 27 settembre scorso, in occasione della presentazione del Rapporto Sud, l’associazione dei costruttori aveva messo in conto questa eventualità, puntando il dito sul fatto che «il basso livello di avanzamento dei programmi potrebbe rendere necessario, come già accaduto nella passata programmazione, il ricorso a escamotage contabili, quali la richiesta di una riduzione del tasso di cofinanziamento, al fine di abbassare l'importo complessivo dei fondi da spendere entro i termini previsti e, quindi, rispettare gli obiettivi intermedi fissati per fine 2018 che prevedono un livello di spesa pari al 16%». Cosa che è puntualmente accaduta. Il problema, spiegano i costruttori, non sta tanto nella sottrazione di risorse, che possono essere recuperate in altro modo, quanto nel fatto che queste risorse escono, per così dire, dai fari di Bruxelles, perché l’avanzamento della relativa spesa non è più soggetto al rispetto degli obiettivi annuali fissati dai regolamenti comunitari. Il rischio è che, perdendo il “pungolo” del controllore comunitario, la spesa rallenti ulteriormente il ritmo.

L’informativa del Dipartimento per le Politiche di coesione illustrata ieri alle Regioni

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