Fisco e contabilità

Allarme tempi e burocrazia per il Pnrr di scuole e asili

Arrivati solo ora ai Comuni gli accordi di concessione con 28 obblighi, 13 casi di revoca e 23 di tagli. Monitoraggio su un sistema alternativo a quello Rgs. I sindaci: scadenze impossibili

di Gianni Trovati

Uno dei capitoli del Pnrr che più agitano il governo sui rischi legati alla realizzazione effettiva è quello dei 40 miliardi di investimenti che vanno effettuati negli enti locali. E dentro a questo filone l’allarme ha cominciato a suonare soprattutto per la Missione 4, Componente 1, quella per il potenziamento dell’istruzione in cui i Comuni hanno un ruolo centrale. Dai sindaci passano circa 6 miliardi, divisi nelle due famiglie di asili nido e materne da un lato e mense, palestre e scuole nuove dall’altro.

Ora l’allarme si intensifica, per l’incrocio fra un calendario sempre più stretto e una complessità attuativa che cresce.

Con i suoi 4,7 miliardi di valore totale, il cuore finanziario di questo filone del Pnrr è quello relativo ad asili nido e scuole dell’infanzia. In gioco ci sono i 2.189 interventi finanziati dalle graduatorie pubblicate il 16 agosto scorso (333 scuole dell'infanzia e 1.857 fra asili nido e poli) e altri 381 progetti coperti dai 700 milioni messi a disposizione dall’avviso del marzo 2021. Nelle scorse settimane, dopo un’attesa allungata dall’iter burocratico dei provvedimenti che si conclude con la registrazione in Corte dei conti, sono cominciati ad arrivare ai Comuni attuatori le proposte di accordo del ministero dell’Istruzione per la concessione dei finanziamenti. E hanno alimentato l’agitazione degli amministratori, e soprattutto dei tecnici chiamati a svolgere la funzione di responsabile unico del progetto.

A turbare chi deve mettere la firma in calce sono le 19 pagine della proposta di accordo. In larghissima parte sono concentrate nel lungo elenco degli obblighi in capo al soggetto attuatore, articolati in 28 punti dall'articolo 5 che si confronta con i soli 6 punti dell’articolo successivo sui doveri del ministero titolare; altrettanto ricco è l’impianto delle cause, 13, che possono far decadere il finanziamento, mentre sono 23 i casi che fanno scattare un taglio dal 10 al 25% dei fondi previsti.

Una parte consistente degli obblighi discende direttamente dalle regole del Pnrr, che fissano l’obiettivo di aumentare strutturalmente l’offerta di posti di asili nido (da un bambino su quattro a uno su tre nel dato complessivo), di rispettare i criteri ambientali contro i «danni significativi» (principio Dnsh) e coì via. Su questa base però il contratto ministeriale aggiunge una fitta serie di vincoli gestionali che puntano soprattutto a garantire «la correttezza, l’affidabilità e la congruenza dei dati di monitoraggio finanziario, fisico e procedurale». E qui interviene un secondo problema, al centro di un confronto tecnico non facilissimo con il Mef.

Tutto il percorso di creazione, gestione e controllo dei dati sugli interventi deve viaggiare infatti sul «sistema informatico e gestionale adottato dall’amministrazione responsabile», cioè il ministero dell’Istruzione, mentre non è citato il Regis, il cervellone informatico del Pnrr costruito dalla Ragioneria generale dello Stato per il controllo dei dati di ogni progetto e per la rendicontazione alla commissione. Per gli enti locali questa scelta rischia di tradursi in un raddoppio burocratico, perché le scadenze mensili del Regis vanno comunque rispettate; per il Mef può alzare un ostacolo in più al controllo generale sull’andamento del Piano.

Un impianto del genere moltiplica i timori di responsabilità per i responsabili dei progetti. E per di più si inserisce in un calendario ormai cortissimo. La scadenza europea per l’avvio dei lavori è fissata al 30 giugno, e per provare a blindarla il ministero ha inserito un termine intermedio al 31 marzo per l’aggiudicazione. Ma dopo la corsa delle graduatorie, pubblicate il 16 agosto, la macchina si è fermata per il «no» agli affidamenti della progettazione fino all’arrivo degli atti nei giorni scorsi. Un bel problema, su cui l’Anci ha chiesto nelle scorse ore un incontro urgente con il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara per rivedere le regole e ripensare almeno la scadenza del 31 marzo giudicata ormai impossibile da rispettare.

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