Fisco e contabilità

Ai Comuni in crisi aiuti da 4 miliardi: 1,3 vanno a Torino

In Stato-Città ok ai decreti sui Patti con il governo e sugli enti in pre-dissesto

di Gianni Trovati

Come si fa a realizzare la moltiplicazione di progetti e investimenti chiesta dal Pnrr nei Comuni che da anni ballano sul filo del dissesto? Per misurare l’apprensione che la domanda ha generato ai piani alti del ministero dell’Economia c’è un numero efficace: 4 miliardi, anzi 3,97 per gli amanti della precisione. È la cifra degli aiuti statali messi a disposizione dei sindaci in difficoltà dall’ultima legge di bilancio e dai decreti anti-crisi che l’hanno circondata. Il sostegno è ovviamente spalmato su più anni, ma si concentra per il 60% sul presente e sul futuro prossimo, fino appunto al 2026 che è l’anno di chiusura del Piano nazionale di ripresa e resilienza.

I dettagli delle cifre principali indirizzate Comune per Comune emergono dagli allegati ai due decreti di Mef e Viminale che come anticipato su NT+ Enti locali & edilizia hanno ottenuto ieri il via libera della conferenza Stato-Città insieme al provvedimento che per la prima volta distribuisce fondi e contributo alla finanza pubblica fra le Province e le Città metropolitane in base al meccanismo dei fabbisogni standard. A liberare la strada a quest’ultimo provvedimento è stato l’impegno del governo a trovare altri fondi per puntellare i bilanci degli enti di area vasta.

I decreti finiti sui tavoli della Conferenza sotto la regia della viceministra all’Economia Laura Castelli attuano i due fondi costruiti dalla manovra per i Comuni in difficoltà: e distribuiscono gli aiuti per le quattro città schiacciate dal maxi-disavanzo (Torino, Napoli, Reggio Calabria e Palermo) e quelli per i circa 130 Comuni in pre-dissesto e contraddistinti da bassa capacità fiscale e alto indice di «vulnerabilità sociale e materiale» (l’indice con cui l’Istat misura le difficoltà territoriali). Alle quattro città in affanno vanno 2,67 miliardi in 20 anni (con 1,1 miliardi radunati nel 2022-2027). Ai Comuni in pre-dissesto, tra cui ci sono ancora una volta Napoli, Reggio Calabria e Palermo, finiscono 450 milioni fra quest’anno e il prossimo. Nel complesso la coppia di decreti vale quindi 3,12 miliardi. Ma si innesta su un terreno già interessato l’anno scorso dall’aiuto da 150 milioni una tantum per le quattro città e dai 660 milioni distribuiti fra gli enti più colpiti dall’incostituzionalità della norma che consentiva di spalmare in 30 anni il ripiano dei prestiti statali concessi dal 2013 per pagare le vecchie fatture ai fornitori. Totale, appunto: 3,97 miliardi.

Ma sul piano pratico, come si diceva, le cifre più interessanti sono quelle che accompagnano i nomi dei Comuni nelle tabelle allegate ai due decreti oggetto dell’intesa di ieri fra governo e amministratori locali. La notizia più nuova riguarda Torino.

Anche a Palazzo di Città sarà presto firmato un patto con il governo come quello celebrato martedì a Napoli dal premier Draghi. E l’analogia riguarda anche le cifre in gioco. Napoli riceverà 1,231 miliardi e Torino si fermerà poco sotto, a quota 1,12 miliardi. Sommando gli interventi dell’anno scorso, si arriva a 1,62 miliardi per Napoli e a 1,27 per Torino. Nel meccanismo che per i Patti plasma le cifre in base al costo di gestione di debito e disavanzo, Palermo si dovrà invece accontentare di 101 milioni (ma riceve 170 milioni con gli altri fondi) e Reggio Calabria si fermerà a 92,6 (più 138 milioni fuori dal patto). Cifre imponenti, come gli ostacoli sulla strada del Pnrr.

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