Urbanistica

Superbonus, ogni mese tre miliardi di spesa pubblica per le ristrutturazioni: solo il 15,7% sono condomìni

Enea: al 30 aprile "prenotati" incentivi per 30,2 miliardi. Giovannini: posizione Draghi ragionevole, serve strumento meno costoso

di Mauro Salerno

Nel giorno in cui la politica (e non solo) commenta le parole del premier Mario Draghi che ha gelato le attese di ulteriori proroghe sul Superbonus, arrivano dall'Enea i dati aggiornati sull'utilizzo degli incentivi per la ristrutturazione delle abitazioni. Anche il report di aprile conferma i livelli di spesa raggiunti nel corso degli ultimi tempi: il costo del 110% viaggia al ritmo stabile di circa tre miliardi al mese. Alla luce delle parole di Draghi («costi triplicati» perché «l'incentivo toglie la trattativa sul prezzo») è ora anche difficile qualificare questa spesa automaticamente come investimento, perché adesso è chiaro che c'è di mezzo un fattore "inflattivo", causato da più motivi (eccesso di domanda, esplosione dei prezzi costi di energia e materiali, abusi, comportamenti scorretti senza contare le vere e proprie truffe finite al centro di numerose inchieste) che rendono difficile l'equivalenza tra spesa agevolata e reale valore aggiunto dell'intervento in termini di miglioramento degli immobili.

Ad ogni modo, l'Enea certifica che il valore totale degli interventi ammessi a detrazione al 30 aprile 2022 ammonta a 27,5 miliardi di euro contro i 24,2 miliardi registrati al 31 marzo. Si tratta esattamente di 3,2 miliardi in più (erano 2,9 miliardi a febbraio, 3,1 miliardi a marzo). A fine aprile il numero degli interventi asseverati è salito a quota 155.543 contro i 139.029 di marzo (+16.114 interventi nell'ultimo mese considerato). Ammonta invece a 19,2 miliardi il valore dei lavori agevolati tramite 110% arrivati al traguardo del fine cantiere (69,9%). Mentre il valore delle detrazioni al termine dei lavori già asseverati, ovvero l'onere a carico dello Stato per sostenere i bonus, è salito a 30,2 miliardi.

Solo il 15,7% degli interventi riguarda i condomìni
Solo il 15,7 dei 155.543 interventi realizzati finora con la benedizione del Superbonus 110% riguarda i condomìni (24.263 interventi in termini assoluti). Un numero decisamente marginale se si pensa che, secondo le stime più diffuse, i condomìni presenti in Italia sono almeno 1,2 milioni, con 30 milioni di unità immobiliari. Questo vuol dire che finora le casse dello Stato sono state impegnate per una cifra pari al valore di una manovra finanziaria (30 miliardi appunto) per rendere più efficiente solo il 2% dei condomìni. Anche l'idea iniziale di superincentivare i privati, caricando i costi dei cantieri (più che) interamente sulle casse pubbliche, per allettare anche i condomini più riottosi ad aprire i portafogli in nome dell'efficienza energetica è riuscita dunque solo in minima parte. Da questo punto di vista il 110% rischia di essere allora nient'altro che una versione formato "maxi" degli incentivi in vigore da anni per stimolare le ristrutturazioni edilizie sia semplici (50%) che in chiave di efficienza energetica e sismica (65% e oltre).

Secondo l'Enea, la stragrande maggioranza dei progetti realizzati con gli incentivi riguarda gli edifici unifamiliari (52,7%, 81.973 interventi) e gli edifici funzionalmente indipendenti (31,7%, 49.303 interventi), in pratica le cosiddette «villette». Il rapporto aggiorna anche le informazioni sul valore medio dei lavori in base alle tipologie di edificio. Per i condomini il taglio medio risulta pari a oltre 553.386,15 euro (rispetto ai 542.130,08 euro di marzo). Per gli edifici unifamiliari si arriva a 112.320,69 euro (rispetto ai 111.375,64 del mese prima) e, infine, per gli edifici indipendenti il costo medio di intervento sale a 97.575,78 euro, rispetto ai 96.976,18 di marzo).

Giovannini: posizione Draghi ragionevole, serve strumento meno costoso
Sulle parole di Draghi è intervenuto oggi anche il ministro delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili Enrico Giovannini, secondo cui la posizione espressa dal premier «è molto ragionevole». «Il superbonus al 110% da un lato è una misura utile per aumentare l'efficienza energetica delle nostre abitazioni e questa è un'operazione che dovremmo fare nei prossimi dieci anni, dall'altro è stato pensato come un intervento per ridare fiato al settore delle costruzioni che negli anni scorsi ha avuto grandi difficoltà. Questo ha determinato un forte aumento della la domanda a cui si aggiunto il Pnrr. L'aumento dei costi non è stato dovuto soltanto alla crisi internazionali, ma anche ad un aumento della domanda interna grazie al bonus», ha detto a Radio 24 il ministro. «Il governo è intervenuto per evitare gli abusi - ha aggiunto - , e ce ne sono stati tantissimi, con un rafforzamento delle regole. Ma abbiamo bisogno di un meccanismo più efficiente e un po' meno costoso per le casse pubbliche».

Imprese e progettisti: certezze o cantieri aperti a rischio
Parole che, dopo quelle di Draghi, aprono molti dubbi sul futuro degli incentivi e preoccupano le imprese. «Cittadini e imprese sono preoccupati per questo clima di incertezza che regna intorno al Superbonus 110 e che rischia di bloccare migliaia di lavori già partiti o in procinto di partire, creare enormi contenziosi e di far fallire centinaia di operatori», dice il presidente dell'Ance Gabriele Buia, che chiede «un chiarimento e un intervento da parte del Governo per evitare il caos» e un provvedimento per la qualificazione delle imprese. Anche per le società di ingegneria rappresentate dall'Oice «prima di pensare all'eventuale revisione del 110%» sono «necessarie regole certe e soluzioni rapide per i serissimi problemi di gestione: imprese, professionisti e società di ingegneria rischiano problemi serissimi».

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©