Urbanistica

Banca d'Italia: i benefici ambientali pagano il 110% in 40 anni

Le stime sull’impatto delle agevolazioni edilizie realizzate considerando diversi fattori

di Giuseppe Latour e Giovanni Parente

I benefici ambientali del superbonus ripagano i costi finanziari in circa quaranta anni. Ci sono ancora una volta le stime sull'impatto della maxi agevolazione al centro dell'audizione della Banca d'Italia presso la commissione Bilancio della Camera (presente Pietro Tommasino, direttore del Servizio struttura economica di via Nazionale). L'analisi costi-benefici viene condotta mettendo a confronto il suo costo «con il valore monetario attualizzato della riduzione attesa delle emissioni di gas serra, calcolato in termini di minori danni futuri legati al cambiamento climatico in tutto il pianeta». Questo valore è noto come «Social cost of carbon», che però può avere un ampio spettro di stime differenti, a seconda del peso che viene assegnato ai danni futuri. Oltre all'impatto ambientale, da Bankitalia arrivano anche indicazioni sull'impatto economico in senso stretto: «Detrazioni con aliquote pari o superiori al 100% possono accrescere i costi visto che il contribuente, non partecipando in alcun modo alla spesa, o partecipandovi in modo limitato, non ha alcun interesse a contenerli», ha detto Tommasino.

Spiegando, poi, anche che «il moltiplicatore fiscale dell'intervento, per quanto relativamente elevato, non è stato tale, verosimilmente, da rendere lo strumento ad impatto nullo per il conto economico delle amministrazioni pubbliche». Ancora, le agevolazioni «hanno un costo rilevante per i conti pubblici che va valutato considerando il minore impatto di questa tipologia di investimenti sulla produttività e sulla crescita economica nel lungo periodo rispetto a possibili impieghi alternativi».Sulla distribuzione dei bonus, dalle dichiarazioni dei redditi emerge che «almeno fino al 2020, quindi prima del superbonus e quindi prima che le detrazioni fossero cedibili, questo tipo di agevolazioni ha favorito soprattutto i contribuenti con alto reddito. Proprio però per la cedibilità gli effetti del superbonus potrebbero essere stati meno regressivi anche se non esistono ancora evidenze al riguardo».Per il futuro, «andrà fatto uno sforzo per disegnare incentivi in materia di efficienza energetica che siano stabili nel lungo periodo», in coerenza con quello che ci chiedono le direttive europee in materia, e «sostenibili per le finanze pubbliche; efficienti ed efficaci, cioè in grado da un lato di massimizzare la quota di investimenti aggiuntivi e dall'altro di avere un impatto significativo su una quota ampia del patrimonio immobiliare; equi, cioè tali da concentrare le risorse sulle famiglie più bisognose».

Sempre ieri Cna, nel corso di un'altra audizione in commissione Finanze al Senato, ha affrontato il tema della giungla delle agevolazioni fiscali: «È necessario mettere ordine al sistema delle agevolazioni fiscali per realizzare l'obiettivo di un fisco semplice ed efficiente». Tra il 2016 e il 2022, secondo le indicazioni della Confederazione, il numero delle agevolazioni erariali e locali è aumentato di 130 voci, da 610 a 740. Corrispondentemente, l'entità della perdita di gettito complessiva nel periodo 2017-2023 registra un aumento del 43,9% passando da 87,3 miliardi di minori entrate nel 2017 a 125,6 miliardi di minori entrate nel 2023. Il sistema delle tax expenditures, insomma, è diventato un autentico ginepraio nel quale in qualche modo bisogna fare ordine. Concetti in linea con quelli espressi, sempre in commissione Finanze al Senato, da Confartigianato, che invece si è più concentrata sul fronte delle imprese: «È necessario un riordino degli incentivi fiscali alle imprese, improntato a certezza e stabilità del quadro normativo, durata di medio periodo, semplicità delle procedure e omogeneità delle modalità per accedervi, superando il meccanismo del click day, fruibilità indipendente dal regime contabile dell'azienda, privilegiando quindi i crediti d'imposta rispetto alle deduzioni dal reddito imponibile».

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