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Concorsi Pa con selezioni unificate e digitalizzate

Via libera al Dpr previsto dal Pnrr che riforma il Testo unico del 1994

di Gianni Trovati

Candidature da presentare solo attraverso il canale telematico del portale InPa, concorsi unici per i dirigenti e le figure professionali comuni a tutte le amministrazioni, con un censimento generale dei fabbisogni di personale a cui portanno aderire anche regioni ed enti locali a patto di rispettarne i risultati quando si tratta di effettuare le assunzioni, parità di genere e tutele specifiche per donne in gravidanza e persone affette da disturbi specifici dell’apprendimento.

Dopo un fitto confronto tecnico con il Consiglio di Stato nel consiglio dei ministri di ieri è arrivata all’approvazione finale la riforma dei concorsi pubblici scritta nel nuovo Dpr che ripensa il Testo unico del 1994. E permette al ministero della Pa guidato da Paolo Zangrillo di centrare un altro target del Pnrr, proseguendo nella spinta sul rispetto puntuale del cronoprogramma avviata nella scorsa legislatura a Palazzo Vidoni da Renato Brunetta.

Anche la riforma dei concorsi del resto ha viaggiato in perfetta continuità a cavallo dei due governi. E tra i suoi obiettivi fondamentali ha quello di mettere a sistema le tante innovazioni sperimentate negli ultimi anni anche per rispondere ai colpi della pandemia.

Nel testo unico si fissa quindi la via telematica di InPa come unica porta d’accesso per le candidature, e soprattutto si contempla la videoconferenza come possibile modalità di svolgimento delle prove quando non sono disponibili strutture adeguate per garantire «la massima partecipazione».

La digitalizzazione percorre tutti gli aspetti delle procedure, che grazie a questi strumenti hanno visto ridursi drasticamente i tradizionali tempi biblici che separavano il bando dai risultati.

Ma oltre che sul piano tecnico l’aggiornamento delle regole scritte 29 anni fa è sensibile anche per quel che riguarda il panorama delle tutele per i soggetti più deboli. Nel nome dell’equilibrio di genere, il Dpr approvato ieri impone ai concorsi di indicare per ogni qualifica la percentuale di rappresentatività dei generi nell’amministrazione che li bandisono, e fa scattare il titolo di preferenza per il genere meno rappresentato quando la distanza sia superiore al 30%. I nuovi concorsi dovranno poi garantire la piena possibilità di partecipazione «senza pregiudizio alcuno» alle donne che, per ragioni di gravidanza o allattamento, non potranno presentarsi alle date previste dal calendario. Per i soggetti con disturbi specifici dell’apprendimento bisognerà prevedere tempi più lunghi, l’utilizzo di «strumenti compensativi per le difficoltà di lettura, di scrittura e di calcolo» o anche la sostituzione delle prove scritte con verifiche orali.