Appalti

Semplificazioni, torna l'appalto sul «preliminare» per le opere del Pnrr

La bozza di Dl reintroduce la possibilità di affidare i cantieri di progetto di fattibilità (anche al massimo ribasso)

di Mauro Salerno

Gare milionarie anche su semplici progetti di fattibilità tecnico-economica (quelli che una volta si chiamavano progetti preliminari) per le opere del Recovery plan. È una delle norme più dirompenti della bozza del decreto Semplificazioni cui sta lavorando il Governo per garantire la realizzazione degli investimenti in opere pubbliche del Pnrr. A questo scopo la bozza prevede che, in deroga al codice degli appalti, i grandi lavori del Recovery potranno essere mandati in gara anche senza un progetto definito nei dettagli: dunque sulla base di un semplice progetto di fattibilità tecnico-economica, chiedendo alle imprese di sviluppare in proprio il progetto definitivo e quello esecutivo oltre ai lavori . In questo caso - e questa è un'altra novità destinata a far discutere - i lavori potranno essere affidati anche al massimo ribasso.

Torna così in vita un tipo di appalto (l'appalto sul progetto preliminare appunto) che le grandi opere italiane hanno già sperimentato senza troppo sucesso (eufemismo) ai tempi dei general contractor della legge obiettivo, per non parlare del G8 del 2009 alla Maddalena.

La bozza prevede due strade per mettere in gara i lavori sul semplice progetto di fattibilità. Con una distinzione che a prima vista non appare chiarissima. Viene infatti previsto che «l'affidamento avviene previa acquisizione del progetto definitivo in sede di offerta ovvero, in alternativa, mediante offerte aventi a oggetto la realizzazione del progetto definitivo, del progetto esecutivo e il prezzo». In entrambi i casi, l'impresa deve precisare «distintamente» con l'offerta il costo previsto per il progetto definitivo, per quello esecutivo e per l'esecuzione dei lavori. In quest'ultimo caso, si legge nella bozza, «l'aggiudicazione può avvenire sulla base del prezzo più basso». Dunque al massimo ribasso.

La bozza, su cui il Governo sta ancora lavorando e che dunque è aperta ancora a ogni tipo di modifiche, precisa anche che sul progetto di fattibilità posto a base di gara «è sempre convocata la conferenza di servizi» e che le stazioni appaltanti possono prevedere nei bandi anche progetti premiali per chi fa ricorso a progettazione «con strumenti elettronici».

Un riferimento alla progettazione di tipo Bim (Building information modeling) in realtà poco comprensibile visto che le norme già in vigore prevedono l'obbligatorietà di ricorrere alla progettazione in Bim per tutte le opere di valore superiore a 15 milioni di euro e che tra sei mesi (il primo gennaio 2022) questa soglia si abbasserà a 5,3 milioni: un valore in cui rientreranno ampiamente tutte le grandi opere del Recovery. Non solo. Sul Bim la bozza aggiunge peraltro un passaggio aggiuntivo: un nuovo decreto attuativo a carico del ministero delle Infrastrutture (Mims) da varare entro 30 giorni.

Restano confermate per ora le anticipazione dei giorni scorsi. La bozza prevede l'estensione al 2026 delle semplificazioni introdotte dal Dl 76/2020, alleggerendo i vincoli sul sottosoglia. Prevista anche una Sovrintendenza unica per le opere del Pnrr, sanzioni per i dirigenti pubblici che ostacolano la transizione digitale, poteri sostitutivi più permeanti sull'edilizia scolastica e un ricco capitolo sulle autorizzazioni ambientali. Critico il sindacato, in particolare la Cgil, che ha già annunciato una mobilitazione generale contro le liberalizzazioni previste dalla bozza del decreto.

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