Appalti

Nella riforma del Codice resta il nodo del subappalto

Un nodo da sciogliere: la questione del subappalto. Una norma sulla quale vigilare: le deroghe per l’utilizzo dell’appalto integrato. E molti punti positivi, sui quali le voci del mercato sono state ascoltate. Il decreto correttivo al Codice appalti si prepara ad arrivare in Gazzetta ufficiale, cristallizzando così centinaia di modifiche al Dlgs n. 50 del 2016. La pubblicazione, attesa da giorni, potrebbe arrivare già tra oggi e domani. Facendo scattare il conto alla rovescia per uno degli aggiustamenti più attesi: dall’entrata in vigore, infatti, partiranno dodici mesi nei quali le Pa potranno mandare in gara i loro definitivi approvati prima del 19 aprile del 2016. Resta aperta la questione del potere di raccomandazione dell’Anac. Sarà cancellato per poi essere ripristinato dalla conversione della manovrina.

Il nodo del massimo ribasso
Il giudizio positivo degli operatori è tutto nella parole del presidente Ance, Gabriele Buia: «Diamo atto al legislatore e alle istituzioni di aver adottato molte soluzioni positive». Nel merito, piacciono la decisione di modificare i criteri per la qualificazione delle imprese, l’innalzamento del tetto pubblico per il Ppp, la conferma del vincolo al 20% di utilizzo dell’in-house per le concessionarie. Anche se qualcosa potrebbe migliorare: «Va eliminato – prosegue Buia - il criterio del massimo ribasso, che non può e non deve essere utilizzato dalle amministrazioni per aggiudicare le gare in quanto esiste il metodo antiturbativa». Ma è il subappalto a lasciare dubbi. «Qualche miglioramento c’è stato ma rimangono numerose criticità che peraltro sono in netto contrasto con quanto previsto dalla disciplina europea ».

Il subappalto
Anche per Maria Antonietta Portaluri, direttore generale di Anie, federazione delle imprese elettrotecniche ed elettroniche, il subappalto resta il principale aspetto critico: «Peccato che non ci siano state due correzioni. Speravamo fosse risolta la questione dell’indicazione obbligatoria della terna dei subappaltatori e che si applicasse il limite del 30% alla categoria prevalente». Per il resto, è piaciuta molto «l’attenzione diffusa verso i criteri ambientali e di efficienza energetica, premiando le tecnologie che consentono risparmi, sia nella progettazione degli interventi che nella fase di manutenzione». Sul subappalto, comunque, va anche sottolineato che la scelta di non cambiare i tratti fondamentali del codice è piaciuta invece molto ad altri soggetti della filiera, come Cna impianti: «Una decisione intelligente e sensata che riconosce le specificità delle imprese specialistiche», commenta il presidente Carmine Battipaglia.

La progettazione
Anche in materia di progettazione prevalgono i giudizi positivi. Su tutti, quello relativo all’applicazione obbligatoria del Dm parametri per calcolare gli importi a base di gara. Lo sottolinea Giorgio Lupoi, vicepresidente dell’Oice, l’associazione delle società di ingegneria e architettura: «Era per noi il punto di partenza, fondamentale per avere gare di qualità». Qualcosa, però, manca: «Ci sarebbe piaciuto che gli stessi livelli di esperienza chiesti al mercato per progettazione e direzione lavori fossero ritenuti imprescindibili per gli affidamenti ai tecnici interni». Sull’appalto integrato bisognerà vigilare: «Molto positivo è che sia stato ribadito il principio generale dell’affidamento dei lavori sulla base del’esecutivo», anche se sull’attuazione della norma che prevede il recupero dei vecchi definitivi bisognerà «effettuare un serio monitoraggio».
Al Consiglio nazionale degli ingegneri, come spiega il tesoriere Michele Lapenna, piace la norma sui corrispettivi: «È una vittoria, perché riapre il tema dell’equo compenso». Bene l’assetto finale sull’appalto integrato: «È un compromesso che ci sta bene, ma adesso vigileremo sull’attuazione delle novità». Resta aperta la questione dell’iscrizione all’albo dei progettisti interni. «È stata ignorata l’importanza, segnalata dal Rete delle professioni tecniche, dell’aggiornamento professionale obbligatorio previsto dalla nuova normativa». Per gli architetti sono, poi, centrali le limature fatte sui concorsi, come dice il vicepresidente del Consiglio nazionale, Rino La Mendola: «Il correttivo alleggerisce notevolmente il numero di elaborati necessari per partecipare ad un concorso, attribuendo solo al vincitore (e non a tutti i partecipanti) l’onere di raggiungere il livello di progetto di fattibilità tecnica ed economica, entro 60 giorni dalla proclamazione». Anche se, su questo punto, «permangono alcune criticità».

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