Amministratori

Spoils system, potrone in bilico per 45 mega-dirigenti

Ci sono 45 poltrone in bilico. Sono quelle dei segretari generali e dei capi dipartimento sia dei ministeri sia di Palazzo Chigi. L’arrivo del nuovo Governo innesca, infatti, il meccanismo dello spoils system, con un assai probabile ricambio nei posti di vertice della pubblica amministrazione. Tranne due - quella del direttore generale delle Finanze, Fabrizia Lapercorella, nominata sotto l’ultimo Governo Berlusconi, e, sempre all’Economia, del responsabile del Tesoro, Vincenzo L a Via, designato sotto il Governo Monti - tutti gli altri incarichi sono stati assegnati nell’ultima legislatura: con Letta è arrivato il ragioniere generale Daniele Franco, mentre con Renzi e Gentiloni si è delineato l’attuale assetto di comando delle amministrazioni centrali.

Segretari generali e capi dipartimento sia dei ministeri sia di Palazzo Chigi
Posti chiave che entro novanta giorni dal giuramento del Governo dovranno essere confermati o sottoposti ad avvicendamento. Lo prevede l’articolo 16 del decreto legislativo 165 del 2001, che è stato rimodulato due volte da altrettante sentenze della Corte costituzionale, la quale ha ridefinito, restringendolo, il perimetro degli incarichi di vertice da sottoporre allo spoils system. Al momento, pertanto, l’avvicendamento del Governo comporta un possibile ricambio solo - così prevede il comma 8 dell’articolo 19 del Dlgs 165 - dei posti di segretario generale e di quelli di «direzione di strutture articolate al loro interno in uffici dirigenziali generali e quelli di livello equivalente». In altre parole, i capi dipartimento.
Una figura che quasi tutti i ministeri hanno - laddove non c’è ci sono i segretari generali, che sovrintendono al lavoro dei direttori generali - e che abbonda a Palazzo Chigi, dove i dipartimenti sono 14 (al momento, però, tre sono senza responsabili), a cui vanno aggiunti quelli retti da ministri, come il dipartimento degli Affari regionali o quello dei Rapporti con il Parlamento.
Nei casi in cui esistono queste figure, il conto alla rovescia sta per partire: entro tre mesi dal via libera delle Camera al nuovo Governo quelle poltrone dovranno essere messe sotto esame e gli attuali titolari confermati o rimossi.
Un meccanismo che a Palazzo Chigi è ancora più drastico: qui, infatti, si deve far riferimento alla Dpr 520 del 1997, da incrociare con l’articolo 18 della legge 400 del 1998. Quest’ultima norma prevede che le nomine del segretario generale della Presidenza del consiglio, del (o dei) vicesegretari e dei capi dipartimento cessino nel momento in cui il nuovo Governo giura. L’articolo 3 del Dpr 520, però, assicura ai capi dipartimento una “moratoria” di 45 giorni per continuare a svolgere l’ordinaria amministrazione.

Segretario generale e vicesegratari di Palazzo Chigi
Situazione diversa per il segretario generale e i vicesegratari di Palazzo Chigi. Finora, queste figure hanno lasciato insieme al Governo da cui sono state designate. Pertanto il segretario generale Paolo Aquilanti e i vicesegratari Luigi Fiorentino, Salvatore Nastasi e Antonino Rizzo Nervo dovrebbero farsi da parte con l’uscita di scena di Gentiloni.
L’unico ministero non interessato dallo spoils system è la Difesa, dove anche gli organi di vertice, come il capo di Stato maggiore, sono nominati per un tempo determinato e non solo legati all’avvicendamento dei ministri.
Un discorso a parte è, invece, quello degli incarichi di fiducia: capi di gabinetto e capi degli uffici legislativi escono di scena immediatamente, insieme con i ministri che li hanno scelti.

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