Imprese

Tornano a correre i prezzi dei metalli: rame ai massimi da dieci anni, record per l'acciaio

Materie prime: con gli incentivi atteso anche un boom di consumi per le tecnologie verdi

di Sissi Bellomo

Rame al record da dieci anni, alluminio ai massimi da tre, acciaio e palladio a prezzi senza precedenti. Il fardello dei costi delle materie prime si fa sempre più pesante per le imprese, che dopo una breve tregua si confrontano con nuovi rialzi di prezzo per i metalli. Il rally, che aveva perso forza tra marzo e aprile, ha ripreso fiato sulla spinta dell'ottimismo degli investitori per la ripresa economica. La grave crisi sanitaria in India per il momento non sembra sollevare dubbi sulle prospettive della domanda globale: quanto meno non per queste materie prime, perché un influsso negativo sul petrolio invece c'è stato, con le quotazioni del barile che sono arrivate a perdere oltre il 2% prima di un parziale recupero sull'attesa del vertice Opec Plus (il Brent scambia intorno a 65 dollari). Per i metalli la narrativa è diversa. La domanda ha già recuperato i livelli pre-Covid e sta crescendo non solo in Cina, ma anche in Europa e negli Stati Uniti, dove si prevede un boom di consumi grazie ai piani di stimolo, che prevedono migliaia di miliardi di investimenti incentrati su decarbonizzazione e sviluppo di infrastrutture.

Il rame, metallo indispensabile per l'elettrificazione, è tra le materie prime favorite da chi scommette sulla rivoluzione verde, ma anche più in generale da chi è ottimista sulle sorti dell'economia (di qui la fama di Doctor Copper come buon anticipatore dell'andamento del Pil). Così le sue quotazioni sono tornate a volare, spingendosi fino a 9.765 dollari per tonnellata al London Metal Exchange, il massimo da agosto 2011.
Nello stesso tempo sono in tensione anche i prezzi di altri metalli. L'alluminio scambia ai massimi dal 2018 (con un picco di 2.382 $/tonnellata), il palladio – usato nelle marmitte delle auto a benzina – venerdì ha aggiornato il record storico a 2.925,14 $/oncia. Anche il minerale di ferro non è mai stato così caro, sopra 187 $/tonnellata in Asia. E l'acciaio si vende a prezzi da primato, in Cina e non solo. Le imprese italiane, rileva Siderweb, pagano 1.000 euro per tonnellata i laminati a caldo. Ammesso che riescano a procurarseli, perché ci sono tuttora difficoltà di rifornimento.

Per il rame, metallo guida al Lme, a risvegliare il rally ha contribuito l'annuncio di uno sciopero dei lavoratori portuali in Cile (Paese da cui proviene un quarto del rame). Ma ci sono anche altri fattori, non ultimo l'indebolimento del dollaro – che è sceso ai minimi da due mesi sulle principali valute – e la ripresa dei tassi di rendimento sui Treasuries Usa, che per il decennale si sono riavvicinati all'1,6% in vista della riunione del comitato monetario della Fed. Gli investitori contano su un atteggiamento accomodante della banca centrale e ormai sono convinti che gli Usa abbiano superato l'effetto Covid: il Pil secondo il consensus Bloomberg è cresciuto del 6,9% nel primo trimestre, tornando ai livelli pre pandemia, e la locomotiva americana promette di accelerare grazie al piano Biden da 2,3 triliardi di dollari.
Serviranno grandi quantità di metalli e tra questi soprattutto rame, prezioso nelle auto elettriche e in generale per la transizione energetica. Ma l'offerta rischia di non bastare, avvertono molti analisti. Tra i più entusiasti quelli di Goldman Sachs, secondo cui il metallo rosso a breve toccherà quota 10.500 $/tonnellata, per spingersi a 15mila $ entro il 2025. «Non è esagerato affermare che il rame giocherà un ruolo critico» nel percorso verso gli obiettivi di Parigi sul clima», avverte la banca in un rapporto intitolato «Il rame è il nuovo petrolio».

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