Appalti

Balneari, il Colle verso un richiamo

Nessuna decisione è stata presa in via definitiva anche se ragioni per accompagnare la firma con delle osservazioni non sembrano mancare

di Lina Palmerini

Che ci fossero dei dubbi e l’esigenza di valutare con attenzione il testo finale del Milleproroghe (approvato ieri alla Camera), i parlamentari della maggioranza lo sapevano da un po’. Tant’è che spesso il nome di Mattarella è stato tirato in ballo nelle discussioni e non solo sul capitolo più spinoso che riguarda i balneari. Addirittura in occasione di uno dei confronti più accesi, i più vicini alla premier – per frenare la spinta di Forza Italia e Lega sulla proroga delle concessioni – avevano perfino azzardato l’ipotesi che il Quirinale non firmasse la legge. Ipotesi che sembra esclusa visto che i casi di leggi rinviate alle Camere sono davvero un’eccezione nella storia repubblicana oltre al fatto che il provvedimento contiene tante norme e alcune necessarie.

Tuttavia, non è escluso che il Colle faccia sentire le sue perplessità, se ci saranno. Ieri sera i suoi collaboratori non davano conferme né smentite, nel senso che nessuna decisione è stata presa in via definitiva anche se ragioni per accompagnare la firma con delle osservazioni non sembrano mancare. Del resto, proprio per quel che riguarda la proroga delle concessioni sulle spiagge è noto a tutti – e ai parlamentari in primis – che si viola una direttiva europea e si va contro una sentenza del Consiglio di Stato che aveva escluso ulteriori slittamenti oltre la data del 2023/24. Dunque, ci sarebbero buone ragioni di merito per sottolineare in rosso gli errori che – tra l’altro – portano verso il rischio di una procedura d’infrazione europea. Una eventualità che nel Governo, in particolare chi sta lavorando con Bruxelles da Palazzo Chigi, vorrebbe evitare visti i tavoli di trattativa con l’Ue su questioni ben più pesanti, da Pnrr a Patto di stabilità.

Dal Quirinale chiariscono che una decisione ci sarà a breve, forse già oggi. E chi scommette su una lettera del presidente ricorda pure i precedenti della scorsa legislatura: note che accompagnavano la promulgazione con osservazioni fatte sia per contestare l’omogeneità della materia – provvedimento sulla semplificazione e sull’emergenza Covid del 2020 e 2021 – sia per profili di merito come accadde nel 2019 sui decreti sicurezza all’epoca in cui il ministro dell’Interno era Salvini.

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