Il CommentoFisco e contabilità

Pnrr, cambiare a cominciare dalla burocrazia

di Ettore Jorio

Un dovere di generale cambiamento. É quanto esige la situazione di oggi venuta fuori da una coacervo di problemi e di errori: una pandemia, con la sua interminabile coda epidemica e le preoccupazioni sugli esiti del post-Covid; una guerra che tutti nutrono da otto mesi incoscientemente piuttosto che averla risolta mettendo in piedi una diplomazia adeguata sin dal 2014; un Pnrr che è via via declassato da generatore di entusiasmo a speranza a causa degli aumenti dei costi dei materiali di produzione; una entità fisica (il gas), che è alla base degli elementi energetici (energia elettrica in primis), giocata sul tavolo di un assurdo poker da Putin e dal mondo intero attraverso un conflitto che occorreva prevenire piuttosto che contribuire ad armare; le imprese allo spasimo reale e le famiglie vittime della peggiore ingiustizia sociale, le prime costrette a chiudere le serrande e le seconde a mantenere vuote le dispense. Su tutto, una economia impossibile a ripartire per difetto di produzione e di mercato. Si diceva del dovere di tutti al cambiamento complessivo, anche delle comunità familiari, nel senso di far comprendere ai figli che la musica di ieri sarà difficile a suonarsi per qualche anno.

Per il Pnrr, prima di tutto
Alla base di tutto c'è il Pnrr, già difficile ad affrontare per come è stato programmato, prendendo pezzi da qui e là (NT+ Enti locali & Edilizia del 4 ottobre). Per molti versi riconducibile a progetti vecchi di oltre venti anni (delibera Cipe n. 121 del 21/2001) e a tecnologie già obsolete, specie quelle riferibili alla Missione 6, componente 2, afferente la sanità. Quello che sarebbe dovuto essere il progetto della mutazione del Paese è divenuto impossibile sul tema della sostenibilità dei costi di realizzazione previsti, in quanto tale da "rivedere" nella sostanza fisica ed economica, salvo un incremento di risorse europee da pretendere e ottenere a fronte della copertura degli aumenti di prezzo sopravvenuti delle materie prime, incontenibili e proiettati al rialzo.

Cambiare a cominciare dalla burocrazia
A monte e a valle di tutto ciò c'è il problema di una burocrazia inadeguata, che non ha ottimizzato le conoscenze necessarie ad affrontare uno step così difficile ma vitale per il Paese. Gli obblighi su di essa ricadenti sono stati e saranno notevoli e difficilmente superabili se non a seguito di una apposita formazione straordinaria e innesti professionali di ottimo livello conoscitivo nonché di un rafforzamento della capacità amministrativa e progettuale, da maturare in forza della recente intesa FP-CDP-Invitalia (NT+ Enti locali & Edilizia del 5 ottobre).
La rendicontazione, preceduta da una ricognizione corretta delle opere iniziate in anteprima, rappresenterà il vero scoglio da superare, visto il regime di godimento delle risorse imposto dall'Ue fondato sul metodo dello stato di avanzamento (NT+ Enti locali & Edilizia del 29 settembre). La esigeranno la Ragioneria generale dello Stato, anche sugli immobili da acquistare e non da edificare nonché la Corte dei conti in relazione al recepimento e alla vigilanza sui dati realizzativi (NT+ Enti locali & Ediliazia del 5 ottobre, su entrambe le problematiche).

I vizi di origine da estirpare pena il disastro
Da quanto emerso sino a oggi, il circuito è viziato da brutte abitudini e da una consuetudine espressione di contraddizioni assolute: il copia e incolla sui progetti d'epoca Tremonti; una sanità lasciata in mano alla creatività allocativa delle strutture territoriali del connubio Regioni-Comuni beneficiati; una attenzione alla edificazione, ricca di appalti da governare, senza tenere tuttavia conto del personale che occorrerà per mettere in funzione l'edificato e rendere usufruibili le strutture dalle collettività, con costi derivati sui bilanci economici ordinari degli enti destinatari.

I ruoli confusi e spesso espropriati
Il tutto è soprattutto viziato dalla eterna confusione nell'esercizio dei due attori impegnati al riguardo, la politica e la burocrazia. Una commistione che ha prodotto una legislazione a mo' di scatole cinesi, ove l'una è condizionata nella sua attuazione da quelle successive e da una gigantesca adozione di provvedimenti amministrativi, dei quali i Governi hanno da tempo inattuate nei cassetti.

Il nuovo deve essere veramente tale
Compito del nuovo Governo sarà quello di divenire l'Esecutivo dell'accelerazione e del fare meglio. Non solo quindi accelerare ma ottimizzare i percorsi frequentati nonché di dare ordine all'attuazione dalla norma fondamentale dello Stato (il vigente Dlgs 165/2001), in base alla quale alla politica è interdetto in modo assoluto di delegare ad altri l'esercizio del proprio potere e l'adempimento ai proprio obblighi costituzionali. Così come invece avviene oggi con un politica poco accorta alle conoscenze e, quindi, non avvezza a scrivere le leggi, recitando così un ruolo anomalo rispetto agli obblighi sanciti dalla Costituzione.
L'esaltazione, la prevalenza e la centralità della competenza rispetto alla professionalità - sancite al punto 2.2 dell'allegato dal decreto ministero adottato dalla Fp, di concerto dal Mef, del 22 luglio scorso in tema di fabbisogno del personale da adibire alla transizione digitale e green - comporterà la corsa del ceto politico alle conoscenze applicate, indispensabili per legiferare più consapevolmente (NT+ Enti locali & Edilizia del 20 settembre).

Una sana separatezza dei ruoli è ciò che occorre
Insomma, per portare avanti bene le cose - con la premessa che il nuovo Governo sappia dare la correzione e gli stimoli giusti correttivi dell'attuale andazzo - necessiterà trasformare, oltre che a migliorare il prodotto della burocrazia da un po' di tempo basato, prevalentemente nelle Regioni, sul taglia-copia&incolla, l'attuale politocrate in attore reale della legislazione statale. Occorre trasformare una siffatta anomala creatura - che si lascia scrivere le leggi dalla burocrazia tanto da essere diventato mezzo politico e mezzo burocrate – in vero centro di comando delle decisioni reali. Non solo. Un decisore che esercita in via indiretta il suo ruolo istituzionale, capace di riassumere le sue autentiche funzioni. Con questo che non si limiti a leggere le leggi che la burocrazia scrive, per proprio e altrui conto, ma a predisporre le leggi che gli altri devono osservare.