Amministratori

Ballottaggi - Al centrosinistra 52 sindaci (+15), Centrodestra stabile a 38 e M5S dimezzato

Lo schema torna bipolare, la destra perde municipi. In calo anche le quote di liste civiche e sinistra

di Vincenzo Emanuele e Aldo Paparo

Con i ballottaggi scrutinati ieri è possibile tirare definitivamente le fila di questa tornata di elezioni comunali. Già due settimane fa, con i dati delle liste al proporzionale, avevamo potuto osservare alcuni elementi di rottura con il recente passato, ossia il primo posto del Pd, il crollo del M5s e il sorpasso di Fdi sulla Lega. Tuttavia, in fondo, ciò che davvero conta nelle elezioni comunali è vincere il comune, esprimere la giunta, guidare l’amministrazione comunale: insomma conquistare le poltrone di primo cittadino. Ecco, con i risultati di ieri abbiamo il quadro completo, che è possibile confrontare con la situazione di partenza.

Andiamo con ordine. Innanzitutto, erano 62 i comuni superiori ai 15.000 abitanti chiamati a scegliere il sindaco fra i due candidati più votati al primo turno, in assenza di un vincitore che avesse raccolto la maggioranza assoluta (a questi si sommano tre comuni inferiori in cui il ballottaggio si svolgeva fra i due candidati più votati che avevano gli stessi voti- Torricella Verzate, Rondanina, Corchiano). Il centrosinistra ne ha vinti 28, il centrodestra 16 (fra i quali 3 con coalizioni senza Forza Italia), mentre 12 sono andati a candidati civici. Questi dati confermano ancora una volta la bipolarità delle competizioni comunali. In questo senso, particolarmente interessanti sono le 30 sfide bipolari, in cui a sfidarsi al ballottaggio erano il candidato sostenuto dal Pd (in varie coalizioni) contro quello sostenuto dal centrodestra (con – 26 – o senza Fi –4). Anche in questo caso, la maggior parte dei comuni (due su tre) sono andati alla coalizione di centrosinistra, compresi gli emblematici casi di Roma e Torino. Il centrodestra è riuscito a tenere la città di Trieste ma si è visto strappare Cosenza e Savona. Complessivamente, nei 10 capoluoghi di provincia andati al ballottaggio, il centrosinistra ne ha vinti 8 (tra cui le vittorie in città tradizionalmente ostili come Varese e Latina), mentre il centrodestra, oltre a Trieste ha riconfermato Mastella a Benevento.

A questi ballottaggi vanno sommati i 56 comuni superiori assegnati già al primo turno. Il centrosinistra ne aveva vinti 24, contro i 22 del centrodestra (di cui 4 senza Fi). A Grottaglie aveva vinto il M5s, mentre in 8 comuni erano stati eletti sindaci civici. In totale, quindi, sui 118 comuni superiori, il centrosinistra ne amministrerà 52, il centrodestra 38 (di cui 7 senza Fi), 20 saranno governati da candidati civici, 5 dal M5s, due da coalizioni di centro e uno da coalizioni di sinistra senza il Pd.

Per potere stilare un bilancio definitivo circo lo stato di forma elettorale delle principali coalizioni occorre contestualizzare il dato relativo al punto di partenza. Dei 118 comuni superiori al voto, 98 avevano eletto l’amministrazione uscente nella primavera 2016. In quel momento, prima della rovinosa caduta del 4 dicembre, il Pd targato Renzi era ancora la forza pivotale del sistema (infatti aveva più voti degli altri, vinceva più comuni al primo turno e centrava più ballottaggi), anche se poco capace di fare coalizione e attrarre voti fuori dal proprio perimetro (che si tradusse in molte sconfitte nei ballottaggi – fra cui quelle fragorose di Roma e Torino). Il centrodestra viveva una profonda crisi, con Lega e Fi spesso divisi (come confermato dall’alto numero di amministrazioni uscenti di destra ma senza Fi, 13). Di ciò si avvantaggiò il M5s, mai come allora capace di sfruttare le debolezze dei due poli principali anche in elezioni locali.

Nel complesso i numeri della tornata elettorale precedente palesavano un equilibrio fra le due coalizioni principali (37 comuni a testa) e segnavano il punto più basso del bipolarismo a livello locale, con quasi 4 comuni su 10 vinti da poli alternativi (fra cui 26 città a candidati civici e 12 al M5s). Oggi il bipolarismo cresce (i comuni vinti dalle due coalizioni principali passano dal 63% al 75% dei comuni), ma esclusivamente per merito dell’avanzata del centrosinistra (+15) a scapito di un dimezzamento del M5s (-7), di un arretramento delle civiche (-6) e della sinistra (-3). Il centrodestra invece rimane complessivamente stabile (+1). È però interessante notare l’accresciuta centralità di Forza Italia negli equilibri della coalizione: i comuni vinti da coalizioni che includono il partito di Berlusconi crescono (+7) mentre si dimezzano quelli vinti da coalizioni di destra senza Forza Italia (-6).

A livello territoriale, infine, l’Italia è sempre più spaccata in due: al Nord il vantaggio del centrodestra è netto (26 a 12) e si allarga rispetto alle precedenti comunali, mentre nella Zona rossa e al Sud dominano le coalizioni guidate dal Pd (13 a 3 e 27 a 9 rispettivamente). In conclusione occorre osservare come queste amministrazioni sia state elette da meno del 44% degli aventi diritto. Chiaramente il centrosinistra fa segnare una vittoria. Eppure, mai come in presenza di una partecipazione elettorale così distante da quella delle elezioni politiche (mai sotto il 72%) bisogna essere particolarmente cauti nel proiettare questo risultato verso le prossime elezioni politiche.

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