Urbanistica

Pnrr, le prime stime del Governo: a rischio la realizzazione di opere dal valore di 40 miliardi

Infrastrutture ferroviarie, tlc e progetti affidati ai comuni i settori in maggiore ritardo

di Giorgio Santilli

Il governo continua il lavoro di monitoraggio «in profondità» sullo stato dell’arte dei progetti e degli investimenti previsti dal Pnrr e cominciano a maturare le prime stime sulle opere che potrebbero rivelarsi irrealizzabili entro il termine ultimo del giugno 2026. Ci sarebbero, in base a queste stime, almeno 40 miliardi di investimenti ad altissimo rischio sui 220 miliardi finanziati dal Pnrr e dal Fondo nazionale complementare. Le infrastrutture ferroviarie e di telecomunicazioni e i progetti affidati agli enti locali sono i tre versanti più esposti al rischio di allungamento dei tempi oltre il confine Pnrr, anche perché il quadro autorizzativo che sta emergendo non rasserena affatto.

I report ministeriali di questi giorni sono pieni di «criticità» che derivano dai più disparati fattori: «imprevisti di natura geologica», emersione di «numerosi reperti/siti archeologici», «difficoltà connesse con interferenze», «decreto Mite-Mic di compatibilità ambientale non ancora pervenuto», «slittamento di lotti inizialmente previsti in completamento entro il 2026», assenza di «autorizzazione paesaggistica», «difficoltà riscontrate nella fornitura dei materiali», «allungamento dei tempi di realizzazione per ritrovamento di reperti archeologici», «problematica relativa a prescrizioni ambientali contrastanti», «ulteriori integrazioni/modifiche progettuali richieste dalla Sovrintendenza speciale», «incrementi di costo in esito allo sviluppo del Piano di fattibilità tecnica ed economica».

A queste criticità autorizzative e procedurali - che si confermano ancora una volta il principale “male italiano” nonostante i decreti legge semplificazioni e le corsie speciali varati negli ultimi due anni - si aggiungono le difficoltà create al timetable del Pnrr dallo slittamento di gare in seguito all’aumento dei costi dei materiali. Nel 2022 è stata affrontata l’esigenza di aggiornare i listini e poi i prezzi delle singole componenti delle singole opere, per poi far ripartire le gare.

Proprio sulla decine di gare in corso o in arrivo si sta giocando infatti un’altra partita fondamentale per la sopravvivenza del Pnrr: il mancato rispetto dei termini per le aggiudicazioni - in gran parte previste entro il primo trimestre 2023 - creerebbe un’ulteriore zavorra al Pnrr.

Una valanga di «criticità» su più fronti che certamente non risulteranno tutte risolvibili e che rafforzano il governo - e in primis il ministro per gli Affari europei con delega al Pnrr, Raffaele Fitto - a procedere sulla strada di mettere nero su bianco tutti i ritardi trovati per chiarire, anche a Bruxelles, il reale stato dell’arte. In questo modo la discussione con la commissione Ue di eventuali modifiche al Piano o dello stralcio delle opere ormai «irrealizzabili» partirebbe da dati di fatto verificati.

Il documento finale che tiri le somme di questo lavoro non è ancora pronto e forse lo sarà solo a fine anno. A quel punto il confronto con Bruxelles - che è già in corso sul piano politico - passerà a un esame dettagliato opera per opera.

L’obiettivo del governo è evitare che il Pnrr affondi e al tempo stesso recuperare le risorse attribuite a progetti rivelatisi irrealizzabili, per destinarle a investimenti di settori finora esclusi o tenuti molto ai margini dal Pnrr, come l’energia e il turismo. Le prime stime dell’entità delle opere irrealizzabili danno la dimensione della partita che si sta per giocare a Bruxelles e degli spazi che si aprono per correggere il Piano.

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