Personale

A scuola 500mila precari storici - Concorso light per i primi 30mila

Governo al lavoro sulle due selezioni da 70mila posti attese entro il 2024

di Eugenio Bruno e Claudio Tucci

Anche Giuseppe Valditara, come i suoi dieci predecessori (da Beppe Fioroni in poi), è chiamato ad affrontare il nodo precari della scuola. Un serbatoio di personale a tempo determinato che, di stabilizzazione in stabilizzazione, nessun ministro dell’Istruzione è mai riuscito a prosciugare. Lo dicono i numeri. Attualmente in cattedra siedono 217mila supplenti, che rappresentano però solo una piccola parte dell’intera galassia degli aspiranti docenti. Nelle famigerate graduatorie - che siano a esaurimento (Gae) o provinciali per le supplenze (Gps, a loro volte divise in prima e seconda fascia) - si contano circa 1,9 milioni di inclusioni. Che scendono a 500mila se ci limitiamo a considerare i soggetti con almeno tre anni di servizio alle spalle negli ultimi 11 (i cosiddetti “storici”) oppure 138mila se circoscriviamo la platea ai prof già abilitati.

Su questi ultimi si è focalizzata l’attenzione dell’attuale titolare di Viale Trastevere che - anche per dare un segnale di discontinuità con l’esecutivo precedente - vuole iniziare a ridurre la mole di precariato. Partendo dall’obiettivo messo nero su bianco dal Governo Draghi nel Pnrr di assumere per concorso almeno 70mila docenti entro il 2024. Da qui l’avvio di una trattativa con i sindacati sul nuovo sistema di reclutamento che ha visto impegnati i suoi tecnici la settimana scorsa e che, essendoci il Piano di ripresa e resilienza di mezzo, prevede per i prossimi giorni un’interlocuzione con la Commissione Ue. Il punto di partenza è riconoscere un corsia preferenziale a una fetta dello “zoccolo più duro” di insegnanti a termine, nell’ambito del macro-piano di bandire concorsi regolari, almeno uno ogni anno.

La partita sul reclutamento

La proposta al momento più gettonata riserverebbe ai soli precari abilitati (cioè inseriti nelle Gae o nelle Gps di prima fascia) la prima “infornata” di 25-30mila insegnanti calendarizzata per quest’anno, con un ritocco all’insù dell’obbligo formativo (che arriverebbe a 30 crediti, con uno sconto sui 60 previsti dal nuovo sistema di abilitazione) e previo superamento di una prova scritta e orale da svolgere alla fine di un anno a tempo determinato. Nel 2024 arriverebbe poi una selezione ordinaria, magari con quota del 30% riservata ai precari, per neolaureati abilitati secondo le nuove regole. Ma su questo punto serve l’avallo europeo visto che, stando ancora al Pnrr, i 70mila docenti devono arrivare in gran parte dal nuovo sistema di reclutamento, chiamato a superare l’attuale gestione che ogni anno consente di coprire meno del 50% dei posti liberi e disponibili. Con i risultati che conosciamo: come abbiamo raccontato sul Sole 24Ore di lunedì 2 gennaio, nonostante le sette diverse procedure assunzionali in campo, quest’anno è stato riempito solo il 28,6% dei posti scoperti, che diventano il 41% includendo i titolari di un contratto a tempo da confermare in ruolo a settembre prossimo.

La discussione sui concorsi è strettamente collegata alla riforma dell’abilitazione all’insegnamento a medie e superiori (per infanzia e primaria continua a essere sufficiente laurearsi in scienze della formazione primaria), che ora prevede la laurea più 60 crediti formativi universitari in discipline antro-psico-pedagogiche e digitali, comprendenti un tirocinio diretto presso le scuole e uno indiretto non inferiore a 20 crediti, e poi sottoporsi a un esame finale, superato il quale si è abilitati e si potrà partecipare ai concorsi a cattedra. Ci sono poi percorsi “semplificati” per i precari storici. Questo sistema, per partire, ha bisogno di un decreto attuativo che doveva arrivare a fine luglio e che invece è ancora oggetto di ping-pong tra il ministero dell’Istruzione e del merito e quello dell’Università. Sul punto l’obiettivo di Valditara sarebbe riuscire ad avviare il nuovo percorso di abilitazione prima dell’inizio del prossimo anno scolastico.

Gli altri dossier

In realtà, la partita complessiva sugli insegnanti prevede anche due tempi supplementari. Il primo riguarda il docente tutor introdotto dalle nuove linee guida sull’orientamento, che dovrebbe debuttare il prossimo settembre in ogni gruppo classe per aiutare gli studenti più indietro, insieme ai nuovi moduli orientativi di 30 ore annuali previsti a partire dalle medie. Il tutor dovrà avere una formazione ad hoc, sarà retribuito di più e lavorerà accanto agli altri insegnanti per personalizzare di più la didattica in chiave anche di riduzione della dispersione scolastica (nella fascia tra 15 e 19 anni siamo al 13,2%, al top a livello internazionale). Discuterne si tira dietro, e veniamo al secondo tempo supplementare, la trattativa sul rinnovo della parte normativa del contratto (dopo gli aumenti da 124 euro previsti da quella economica) che all’Aran contano di chiudere entro febbraio. Con o senza tutor.

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