Urbanistica

Lavori edilizi, sigilli della Finanza ad altri 772 milioni di crediti inesistenti

I sequestri hanno riguardato i bonus facciate (81,9% dei casi), bonus locazione (6,9%), sismabonus (5,9%), ecobonus (4,6%)

di Ivan Cimarrusti

Non si sono fermati neanche con il Dl Antifrodi di novembre scorso. Nel 2021, anche a cavallo del provvedimento del governo Draghi, un «sistema» tutto campano sfruttava le pieghe normative del Dl Rilancio per intascare i milioni di euro delle agevolazioni per i bonus edilizi. Non si erano neanche premurati di creare pezze d’appoggio, come delle fatture false, per costituire i crediti d’imposta falsi poi inseriti nella Piattaforma web dell’agenzia delle Entrate.

Ammonta a 722 milioni di euro il valore dei crediti sequestrati su disposizione dell’autorità giudiziaria campana, che hanno riguardato i bonus facciate (81,9% dei casi), bonus locazione (6,9%), sismabonus (5,9%), ecobonus (4,6%) e ristrutturazioni (0,7%). Sono 143 gli indagati preliminari, accusati di concorso in truffa aggravata e riciclaggio. Ma sullo sfondo già si profila l’ipotesi dell’associazione per delinquere, anche se non ancora contestata.

Secondo i finanzieri di Frattamaggiore, tra Napoli e Caserta ci sarebbe stato un meccanismo ben articolato andato avanti lungo tutto il 2021, che si sarebbe retto su imprese «cartiere», delle scatole vuote create al solo scopo di costituire i crediti falsi per lavori edili mai compiuti, o società che nulla avevano a che fare col business edilizio, come negozi di saponi, di automobili e di elettrodomestici. Nel mezzo una rete di persone fisiche: c’è il capo di un clan della Camorra detenuto, un affiliato all’organizzazione dei Casalesi, numerosi percettori del Reddito di cittadinanza (quasi il 70% degli indagati), tra i quali diversi parcheggiatori abusivi, alcuni anche inconsapevoli. Tutti, o quasi, erano incaricati di comprare i crediti da queste società e venderli o monetizzarli. Allo stato Poste Italiane spa, la principale piattaforma utilizzata per trasformare i crediti in soldi, avrebbe inconsapevolmente monetizzato diverse centinaia di milioni di euro. Il dato preciso è in corso di verifica da parte dell’agenzia delle Entrate. Ma si tratta di soldi che si aggiungono agli ulteriori 2 miliardi di euro già monetizzati nell’ambito delle frodi complessive sui bonus, che ad oggi raggiungono quota 5,6 miliardi.

Il fronte tutto da esplorare ora riguarda l’infiltrazione della mafia nell’acquisto dei crediti anche se provenienti da imprese “pulite”. Come ha rivelato l’Antiriciclaggio, il «sistema» «si presta all’infiltrazione delle organizzazioni criminali allorquando siano queste ultime, tramite soggetti affiliati o contigui, ad acquistare i crediti fiscali, sfruttando l’esigenza di liquidità delle imprese colpite dalla pandemia e prospettando loro il perfezionamento delle operazioni della specie a condizioni più vantaggiose rispetto a quelle mediamente offerte dal mercato». Secondo i dati della Unità di informazione finanziaria (Uif) della Banca d’Italia, infatti, il 21,4% delle 459 segnalazioni per operazioni sospette legate alla cessione crediti d’imposta nel 2021, ha connessioni a contesti «potenzialmente riconducibili alla criminalità organizzata».

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