Fisco e contabilità

Fondi pubblici, faro su 15,5 miliardi di frodi

Dal 2018 hanno scovato frodi per 13,4 miliardi cui se ne aggiungono 2,1 contestati al 31 agosto scorso

di Ivan Cimmarusti e Marco Mobili

In Calabria 95mila euro di fondi europei destinati al turismo locale sono serviti a finanziare un talk show televisivo. In Lombardia il sindaco di un Comune si è intascato 889 euro per pubblicizzare la sua candidatura al Consiglio comunale, mentre in una città del Lazio sono stati sprecati 296mila euro per un parco attrezzato mai realizzato. I dossier della procura generale della Corte dei conti e della Guardia di finanza raccontano le piccole e le grandi frodi sui fondi statali ed europei: tra il 2018 e il 2020 sono stati accertati danni erariali per 13,4 miliardi di euro, senza contare i 2,1 miliardi registrati tra gennaio e agosto 2021. Una grande abbuffata da 15,6 miliardi di soldi pubblici, contestata a ben 19.412 tra dipendenti della Pubblica amministrazione, politici e imprenditori con pochi scrupoli.L'alert è ora al massimo in vista dei primi bonifici della Commissione Ue per i finanziamenti del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr).

Una torta da 221,1 miliardi - cui si aggiungono 13 miliardi del React Eu e risorse aggiuntive dello Stato per 30,6 miliardi - che rischia di essere aggredita anche dalla criminalità organizzata, sempre più incline a vestire abiti manageriali, come ha ricordato la scorsa settimana la Direzione investigativa antimafia nella relazione presentata al Parlamento. Il premier Mario Draghi, intervenendo al Law Enforcement Forum, ha parlato di «prevenire e reprimere» i tentativi di frode sui fondi del Recovery plan. Per questo le Fiamme gialle hanno messo a punto un piano d'intervento: «Nel complesso si tratterà di mettere in campo un efficace sistema di prevenzione, prima ancora che di repressione» spiega a Il Sole24Ore il comandante generale della Guardia di finanza, Giuseppe Zafarana. Perché nei fatti, i dati della Gdf sulle frodi degli ultimi anni non preannunciano nulla di buono. Basti considerare che nel 2018 sono stati accertati danni erariali per 4,3 miliardi, scesi a 2,9 miliardi nel 2019, per poi lievitare fino a oltre 6 miliardi nel 2020 in piena emergaenza Covid.

A preoccupare ora sono soprattutto i 2,1 miliardi dei primi otto mesi del 2021 che, se accostati ai 4.205 responsabili del danno per le casse dello Stato , fanno alzare l'asticella del rischio frode sopra la media rispetto a quelle individuate negli anni precedenti. Per il resto i dossier delle procure regionali della Corte dei conti pullulano di frodi, malversazioni e corruzioni a più livelli e per valori che oscillano da poche centinaia a milioni di euro. Anche per questo «la governance del Pnrr – dice il comandante generale – è strutturata su un articolato sistema piramidale di responsabilità, che coinvolge nell'attuazione, nel monitoraggio e nel controllo degli interventi, sulla base delle rispettive competenze, le Amministrazioni centrali, le regioni e gli enti locali, attribuendo al ministero dell'Economia un ruolo di coordinamento, monitoraggio e audit».

Il controllo sarà a cascata e si articolerà su due step: da una parte la cooperazione con le amministrazioni che dovranno gestire i fondi, dall'altra un'attività di intelligence più incisiva e sempre nell'ottica della prevenzione. Sul primo aspetto «è previsto – dice Zafarana - che le Amministrazioni chiamate al governo del Piano stipulino protocolli d'intesa con la Guardia di finanza della quale, pertanto, il sistema intende capitalizzare le competenze, le funzioni e i penetranti poteri di polizia economico-finanziaria». Aggiunge che è fondamentale «l'ampia sinergia tra gli organi dello Stato» che rappresenta una «esigenza imprescindibile». I protocolli dovranno prevedere «specifici piani di formazione per mettere a disposizione delle strutture pubbliche incaricate dei controlli ex ante il patrimonio di conoscenze del Corpo sui più diffusi sistemi di frode per poterne cogliere i sintomi già nelle fasi istruttorie dei procedimenti amministrativi». Il secondo punto si basa sulle «attività investigative e ispettive puntuali e mirate».

Zafarana spiega che «ciò sarà possibile grazie allo sviluppo degli elementi che quotidianamente le nostre unità operative ritraggono dalle attività di controllo economico del territorio, dall'intelligence, dagli elementi acquisiti dai molteplici ambiti della nostra missione istituzionale, dalle progettualità dei nostri Reparti speciali nonché dalle banche dati. Proprio a tale ultimo riguardo, abbiamo da tempo impresso un'accelerazione al potenziamento degli strumenti di informatica operativa. Il Corpo si è dotato della "Dorsale informatica", un'architettura costruita per unificare, in una sola piattaforma "federata", innumerevoli applicativi; inoltre, abbiamo realizzato, con i nostri partner tecnologici, ulteriori strumenti e ne realizzeremo di nuovi. Nel settore dei fondi europei, ad esempio, dal maggio scorso, tutti i Reparti del Corpo possono accedere al Sistema Informativo Antifrode (Siaf) che correla elementi informativi tratti da plurimi archivi digitali, rivelandosi utilissimo nell'orientamento delle attività operative».

Il piano d'azione della Gdf rappresenta, nelle intenzioni, un affinamento dei controlli della spesa pubblica per «assicurare - conclude il comandante generale - la necessaria trasparenza delle procedure, a beneficio della leale concorrenza, in modo che le risorse raggiungano i legittimi beneficiari e gli scopi cui sono destinati ed evitando, dunque, che siano drenate dalla criminalità economico finanziaria, anche di tipo organizzato».

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