Personale

Effetto crisi sul rinnovo del contratto della scuola: la trattativa slitta a data da destinarsi

Il compito di trovare risorse aggiuntive rispetto ai due miliardi delle ultime tre manovre passa al nuovo esecutivo

di Eugenio Bruno e Claudio Tucci

Per un macchina (le assunzioni) che procede nonostante la crisi di governo ce n’è un’altra (il contratto) che rischia giocoforza di fermarsi fino all’insediamento del prossimo esecutivo. Anche se non è ufficiale appare quanto meno ufficioso il rinvio a data da destinarsi della trattativa sul rinnovo del Ccnl 2019-21 applicabile al maxi-comparto scuola e ricerca, (1,2 milioni di addetti, tra cui 850mila docenti).

Del resto, già l’ultimo incontro andato in scena all’Aran mercoledì scorso, qualche ora prima del voto di fiducia al Senato, si era concluso con la decisione di riaggiornarsi a settembre in attesa di eventuali novità sulle risorse a disposizione. Gira e rigira lo scoglio resta lo stesso su cui si sono incagliati gli ultimi tre esecutivi (e quattro ministri dell’Istruzione): riconoscere agli insegnanti il famoso incremento a tre cifre promesso già nel 2018 dall’allora titolare di viale Trastevere, il leghista Marco Bussetti.

Per ora alle tre cifre non si è mai arrivati. Con i due miliardi stanziati “in progress” dalle tre ultime leggi di Bilancio si arriverebbe, secondo gli ultimi calcoli del ministero dell’Istruzione, a riconoscere al corpo docente un incremento del monte salari 2018 del 4,22 per cento. Poco più di 90 euro medi di aumento lordo mensile, in pratica 50-55 euro netti in più al mese in busta paga, per un settore che, con 30mila e passa euro lordi di retribuzione media annua occupa i bassifondi stipendiali del pubblico impiego. E a poco servirebbero, secondo i sindacati, le altre poste della manovra 2022 a cui attingere per le finalità collaterali: dai 36,9 milioni destinati alla revisione degli ordinamenti professionali del personale Ata ai 270 milioni finalizzati alla valorizzazione dei docenti previsti, dagli 89,4 milioni vincolati al trattamento accessorio dei docenti ai 14,8 milioni sempre per il trattamento accessorio, ma stavolta degli Ata.

Da qui la richiesta delle sigle sindacali di «reperire ulteriori fondi per consentire un rinnovo del contratto in linea con le aspettative dei lavoratori», come ha chiesto ad esempio la Cisl Scuola. Con l’esecutivo di Mario Draghi in carica solo per l’ordinaria amministrazione sarà il nuovo governo a occuparsene. Forse già con la legge di bilancio 2023. Ma anche solo parlarne per ora è fantascienza.

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