Fisco e contabilità

La riforma della riscossione chiude l’era dei condoni

Con l’entrata a regime delle nuove regole «andranno evitati interventi di rottamazione o stralcio»

di Marco Mobili e Gianni Trovati

La riforma della riscossione avviata con l’ultima legge di bilancio chiude l’epoca di definizioni agevolate, rottamazioni, saldi e stralci e di tutto il ricco vocabolario fiorito nelle leggi italiane per definire i condoni. Lo dice la Corte costituzionale nella sentenza 66/2022 (relatore Luca Antonini), spiegando che «nel nuovo contesto della riforma del sistema della riscossione pubblica (...) dovranno essere evitati interventi di “rottamazione” o “stralcio” contrari al valore costituzionale del dovere tributario e tali da recare pregiudizio al sistema dei diritti civili e sociali tutelati dalla Costituzione».

L’oggetto della sentenza ha un perimetro tecnico più ristretto, e riguarda il fatto che per la Corte la definizione di «agente pubblico della riscossione» non è applicabile alle società nate dallo scorporo del ramo d’azienda sui tributi locali dai vecchi concessionari privati. La questione, che riguarda in particolare i termini delle comunicazioni di inesigibilità sui tributi locali, è stata sancita dalla sentenza 51/2019 della Consulta; Governo e Parlamento hanno provato a dire il contrario nel comma 815 della legge di bilancio 2020, ma il tentativo è stato fermato dalla nuova pronuncia. Che nella parte finale allarga però lo sguardo sul destino di eventuali condoni nel quadro della riscossione riformata.

Lo stop della Corte è preventivo e guarda al futuro. Il contesto è quello rappresentato dalla riforma scritta nell’ultima legge di bilancio. Le nuove regole hanno cancellato l’aggio e stretto i bulloni della macchina degli incassi per rispondere alle sollecitazioni della stessa Corte, che nella sentenza 120/2021 (relatore ancora Antonini) aveva sottolineato i frutti malati del malfunzionamento della riscossione coattiva e indicato «l’indifferibilità» di una riforma chiamata a «rendere efficiente il sistema». Quella riforma è arrivata, è il ragionamento della nuova pronuncia; con la sua messa a regime, quindi, non si creeranno nuovi magazzini di arretrati con cui giustificare rottamazioni e nuove misure di saldo e stralcio.

Il punto è che le misure con cui si offre ai contribuenti la possibilità di chiudere il passato con uno sconto più o meno significativo a seconda dei casi vanno in senso contrario al «dovere tributario» che è stabilito dalla Costituzione insieme ai «diritti civili e sociali» tutelati dalla stessa Carta. Per capire il collegamento fra questi due aspetti bisogna riprendere un’altra sentenza della Consulta, la 288 del 2019, in cui i giudici delle leggi spiegano che il pagamento delle tasse «è qualificabile come dovere inderogabile di solidarietà» perché «è preordinato al finanziamento del sistema dei diritti costituzionali, i quali richiedono ingenti quantità di risorse per divenire effettivi». I versamenti mancati o alleggeriti dai condoni colpiscono quindi i diritti sociali come la tutela della salute o quelli civili come l’amministrazione della giustizia, esemplificava la sentenza. Di qui l’esigenza della riforma, e lo stop ai condoni con la sua attuazione.

La Consulta, si diceva, guarda al futuro mentre la politica torna a concentrarsi sul passato più recente. L’ultimo appello arriva dal decreto Sostegni-ter in discussione al Senato, dove tutti i partiti sono pronti a firmare un ordine del giorno con cui impegnare il governo a ripescare i 512mila contribuenti decaduti dalla rottamazione ter e con ogni probabilità ad aprire una puntata numero quattro per la definizione agevolata delle cartelle 2018-20. La spinta nasce soprattutto da destra, ma va ricordato che anche in occasione della conversione del sostegni-bis una richiesta analoga è stata votata dal Parlamento in calce a un ordine del giorno di Fratelli d’Italia. Fin qui il governo ha resistito; ma le nuove difficoltà dell’economia dopo quelle prodotte dalla crisi del Covid offrono argomenti aggiuntivi ai tifosi della rottamazione, sempre più numerosi con l’avvicinarsi delle elezioni amministrative prima e delle politiche poi.

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