Fisco e contabilità

Governo battuto sul bilancio - Meloni irritata, oggi nuovo voto

Niente maggioranza sullo scostamento per il decreto lavoro, la premier: «Brutta figura, ma nessun segnale politico. Dl in Cdm il 1° maggio»

di Barbara Fiammeri e Marco Rogari

Quando alle 16.40 Fabio Rampelli proclama l’esito del voto sulla relazione che autorizza lo scostamento di bilancio da 3,4 miliardi con cui il 1° maggio Giorgia Meloni vuole finanziare un’ulteriore sforbiciata al “cuneo” il vicepresidente della Camera ci mette un po’ a capire cosa sta accadendo. Del resto, anche l’opposizione rimane in silenzio per circa un minuto prima di lasciarsi andare ad un applauso che certifica la sconfitta della maggioranza: 195 sono i voti a favore e 19 i contrari ma per il via libera a questa risoluzione serve la maggioranza assoluta dei componenti, cioè 201. Mancano all’appello almeno 6 voti. La premier riceve la notizia mentre è a Downing street per il bilaterale con il primo ministro britannico Rishi Sunak. È è furibonda: «Non ho parole», scrive sulla chat dei parlamentari di Fdi. Alla Camera anche il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti mastica amaro («i deputati non si rendono conto»). Di fatto il mancato disco verde allo scostamento di bilancio impedisce al governo di garantire la copertura al decreto lavoro all’ordine del giorno del Consiglio dei ministri già fissato per lunedì.

La presidente del Consiglio al termine dell’incontro con Sunak però tranquillizza. «Il Def verrà approvato dal Parlamento nei prossimi giorni, nelle prossime ore, manterremo il nostro impegno» compreso il Cdm del primo maggio che, assicura, «per me, per ora è confermato». Meloni minimizza: «È stato un brutto scivolone» ma non «un segnale politico», dice attribuendo a «un eccesso di sicurezza» quella che definisce una «brutta figura per tutti». Anche perché arriva proprio durante una trasferta importantissima politicamente, qual è la due giorni a Londra che si chiude oggi, e alla vigilia delle altrettanto decisive riunioni dell’Ecofin e dell’Eurogruppo, dove è atteso anche il ministro Giorgetti (si veda articolo a pag. 2). Non a caso la premier, sia pure sollecitata dalle domande dei cronisti, ci tiene a mandare un messaggio tranquillizzante sia ai mercati che ai partner europei: «Per rassicurare gli investitori quello che conta sono i fatti e non le parole, lo abbiamo fatto e continueremo a farlo perché abbiamo bisogno di chi investe in Italia e compra i nostri titoli di Stato». Anche sul Pnrr Meloni punta a smorzare le preoccupazioni. «È stata fatta confusione», sostiene la premier, che dice ancora una volta: «Spenderemo i soldi del Pnrr nel migliore dei modi».

Nel frattempo a Palazzo Chigi si tiene il Consiglio dei ministri presieduto da Antonio Tajani che dà il via libera alla nuova relazione mantenendo i saldi invariati ma prevedendo, come aveva preannunciato il viceministro all’Economia, Maurizio Leo, una diminuzione, sia pure di «pochissimo» dell’importo della dote destinata al taglio del cuneo. Negli stessi minuti al Senato il presidente Ignazio La Russa riconvoca nel primo pomeriggio l’Aula. La bocciatura a Montecitorio ha imposto di ricominciare daccapo. Palazzo Madama che ieri aveva dato l’ok alla risoluzione sarà dunque chiamato a pronunciarsi nuovamente a distanza di appena di 24 ore. Prima però ci sarà il voto della Camera, atteso questa mattina dopo la riunione notturna delle Commissioni. Anche perché il tentativo di trovare un escamotage per invalidare il voto e ripeterlo già ieri è rapidamente fallito.

Intanto è già partita la caccia all’assente. Dando per “giustificati” i 18 deputati in missione, al centrodestra sono mancati all’appello 25 voti. Nell’occhio del ciclone è finita soprattutto Forza Italia con nove assenti apparentemente ingiustificati e cinque in missione e tra questi ultimi ci sono il ministro Antonio Tajani, il capogruppo Paolo Barelli e il vicepresidente della Camera, Giorgio Mulé. Nella Lega i vuoti tra i banchi non giustificati sono undici e cinque quelli di Fratelli d’Italia. Che sia «sciatteria» o la «prova conclamata delle divisioni della maggioranza», si «dimostra la totale inadeguatezza di questo governo e di questa maggioranza», è le sintesi che arriva dalla leader del Pd Elly Schlein, ma il Terzo polo parla di «impreparazione e irresponsabilità». Stesso mood da Giuseppe Conte: «Questa incapacità la pagheremo noi».

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