Personale

Manovra, alla sanità 1,8 miliardi per caro bollette e personale

Stanziamento di 200 milioni per una indennità a medici e infermieri che lavorano nei pronto soccorso. Alle Regioni 1,5-1,6 miliardi aggiuntivi per il Fondo sanitario nazionale

di Marzio Bartoloni

Una robusta indennità grazie a uno stanziamento di 200 milioni per tutti i medici e gli infermieri che lavorano nei pronto soccorso, la prima trincea degli ospedali da cui fuggono i sanitari per non finire torchiati da un lavoro usurante e non pagato quanto dovrebbe. E poi uno stanziamento aggiuntivo di 1,5-1,6 miliardi per il Fondo sanitario nazionale per dare un po’ di ossigeno alle Regioni che ancora si leccano le ferite per le spese sostenute per il Covid e ora sono anche alle prese con il caro bollette negli ospedali che certo non possono spegnere i macchinari oppure ridurre il riscaldamento. Sono questi due dei principali interventi che dovrebbe riservare la legge di bilancio per la Sanità attesa lunedì in consiglio dei ministri. Alla Salute come negli altri dicasteri ferve il lavoro proprio in queste ore per assemblare le varie norme che ovviamente dovranno passare il vaglio dell’Economia. Comprese appunto quelle a cui stanno lavorando i tecnici del ministro Orazio Schillaci che proprio ieri ha incontrato una delegazione della Società italiana medicina d’emergenza-urgenza (Simeu) che ha organizzato un flash mob dei medici del pronto soccorso sotto il suo ministero a viale Lungotevere Ripa a Roma. Il meccanismo dell’indennità dovrebbe replicare quello che è stato fatto proprio nella legge di bilancio di un anno fa dal predecessore alla Salute, Roberto Speranza. Ma stavolta dovrebbero esserci più fondi: nella scorsa manovra sono stati stanziati 27 milioni per i medici e 63 per il restante personale, stavolta i fondi salgono a 60 milioni per i primi e 140 milioni per i secondi. Risorse che serviranno a finanziare appunto una «specifica indennità di natura accessoria» che diventerà così più robusta ai fini del «riconoscimento delle particolari condizioni del lavoro svolto dal personale della dirigenza medica e dal personale del comparto sanità» che lavora nei pronto soccorso del Servizio sanitario nazionale.

Il bonus a medici e infermieri del pronto soccorso è il primo segnale che il ministro Schillaci vuole dare al personale sanitario dopo lo tsunami del Covid e potrebbe allargarsi anche ad altre specialità mediche più penalizzate dopo quella del pronto soccorso dove secondo le stime della Simeu mancano oggi oltre 5mila medici e 12mila infermieri di fronte a un urto di 20 milioni di accessi all’anno. In realtà anche il resto dei medici ospedalieri chiede un segnale già in manovra annunciando una mobilitazione di tutti i camici bianchi in caso contrario, come spiegato da Pierino Di Silverio, segretario nazionale di Anaao Assomed che al ministro suggerisce la strada della defiscalizzazione della parte mobile dello stipendio: «Abbiamo già le norme pronte, si potrebbe pensare a una flat tax al 15% per la parte accessoria della busta paga per frenare l’emorragia di medici dagli ospedali».

In manovra come detto il ministero della Salute punta anche rimpinguare il Fondo sanitario con dei finanziamenti aggiuntivi per il 2023 per 1,5-16 miliardi. Le risorse servono a coprire i buchi provocati dalle spese Covid - su cui però è aperta una interlocuzione con le Regioni - e soprattutto i costi del caro energie per il quale si stima un costo aggiuntivo di oltre un miliardo. Intanto però è scoppiata la grana del payback dei dispositivi medici: in questi giorni alle aziende del settore biomedicale sono arrivate le lettere per ripianare con 2 miliardi parte dello sforamento della spesa 2015-2018. Le imprese però non ci stanno e oltre ad aver presentato una pioggia di ricorsi chiedono al Governo la cancellazione del meccanismo che rischia di mettere in ginocchio tutto il settore.

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