Imprese

Costruzioni, Recovery a rischio senza intervento strutturale sul caro-materiali

L'Ance guarda al Pnrr per colmare il gap di investimenti del 35% rispetto al 2008. Fiorani (Rfi): non possiamo pemetterci litigiosità sui prezzi di appalto

di Mauro Salerno

Il Piano di ripresa e resilienza alimentato con 222 miliardi, di cui 109 a favore delle costruzioni, è l'oasi cui le imprese edili italiane guardano per uscire dal deserto delle crisi con cui combattono dal 2008. Ma senza un intervento deciso di semplificazione delle procedure di approvazione dei progetti, cui il governo ha di nuovo messo mano ieri con il Dl per l'accelerazione del Pnrr, e soprattutto per arginare il caro-materiali, con norme ritenute ancora insufficienti, il banco rischia di saltare.

A parte la ribadita necessità di prolungare i superbonus 110% a tutto il 2023, è questo il messaggio più forte che il presidente dell'Associazione nazionale costruttori (Ance) ha lanciato oggi durante l'assemblea nazionale dell'associazione tenuta a Roma. Di fronte al ministro delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili Enrico Giovannini, Buia ha rimarcato con forza il concetto. «Se non vogliamo pregiudicare le opere del Pnrr bisogna far fronte all'aumento smisurato del costo delle materie prime e alla loro carenza. Un fenomeno che Ance segnala da un anno». L'Ance nota che il costo dell'acciaio ha subito negli ultimi mesi un'impennata di prezzo del 243%, mentre le plastiche sono aumentate del 100% e l'energia del 225 per cento. Sul punto, Buia ha chiesto al governo di prevedere una soluzione strutturale inserendo «da subito nel nuovo Codice una norma per l'adeguamento automatico dei prezzi, come avviene in Europa».

Indicativo dell'allarme procurato dal caro-materiali nei cantieri è che a preoccuparsi del fenomeno non sono soltanto le imprese. Anche le grandi stazioni appaltanti, come Rfi, da cui dipendono 22 miliardi di investimenti del Recovery, hanno posto il tema all'attenzione del governo. A segnalarne l'urgenza è stata l'amministratrice delegata di Rfi, Vera Fiorani. «Tra dicembre e gennaio completeremo la progettazione di 22 miliardi di opere del Pnrr- ha spiegato - poi partiranno gli iter autorizzativi che il governo si è impegnato a semplificare», anche con il decreto sull'accelerazione del Pnrr varato ieri in Consiglio dei ministri. Quando sarà la volta delle gare, ha spiegato Fiorani, «non potremo permetterci contratti con le imprese che non abbiano un certo "comfort" economico. Si aprirebbe uno scenario di litigiosità insostenibile per la quantità di opere che dobbiamo concludere entro il 2026».

Ma non c'è solo la fiammata dei prezzi. Altra urgenza da affrontare per i costruttori è la scarsità di manodopera e di figure professionali con un fabbisogno di almeno 265mila unità tra operai, professionisti e tecnici specializzati. Un tema sottolineato anche da Pietro Salini, amministratore delegato di Webuild, arrivato all'assemblea dell'Ance pochi minuti dopo l'annuncio delle conquista di un nuovo maxi-contratto da 2.1 miliardi di dollari in Australia.

Da parte sua Giovannini ha rassicurato i costruttori sul fatto che la manovra di Bilancio «conterrà una forte impegno per la spinta sugli investimenti pubblici: l'obiettivo è far sì che il rapporto tra gli investimenti e il Prodotto interno lordo (Pil) sia superiore al 3% per i prossimi dieci anni, tornando a livelli che non vedevamo dal 2008». L'impegno del governo «non è limitato all'orizzonte del Pnrr», dunque al periodo 2021-2026, ma punta a «dieci anni di trasformazione del Paese, ha ribadito il ministro.

Musica per le imprese che hanno patito e denunciato per anni la politica dell'austerity. E che ora si attendono risposte, e norme finalmente applicabili, anche per rimettere mano a città ingessate da anni con una robusta politica di incentivi alla rigenerazione urbana.

Mano tesa ai sindacati, infine, sulla sicurezza del lavoro, con la proposta di un «patto di cantiere». «I morti sul lavoro sono una ferita inaccettabile per il Paese e per tutti noi», ha detto Buia. Per questo,«siamo pronti ad accogliere proposte e a valutare insieme nuove soluzioni e processi per rendere più sicuri i nostri cantieri». Ma, ha avvertito il presidente dell'Ance, qualunque accordo in tal senso deve coinvolgere imprese, lavoratori e istituzioni. Nessuno escluso». Al contrario, «gli accordi sui cantieri che vedono escluse le imprese - ha sottolineato - mi tocca ribadirlo, minano la qualità dei rapporti industriali».

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