Personale

Pa a corto di competenze, caccia a 14mila esperti per il Pnrr

Nel pubblico mancano competenze di project e program management

di Claudio Tucci

Non c’è solo l’aumento dei costi delle opere che rischia di frenare l’attuazione del Pnrr. A un anno dall’avvio del maxi piano Ue, con la messa a terra delle prime riforme (63 complessive) e degli investimenti (151) sta emergendo un altro campanello d’allarme: le competenze spesso introvabili nell’amministrazione pubblica, in primis in quella locale (i comuni sono chiamati a gestire circa 90 miliardi tra Pnrr e Fondo complementare, e già emergono diversi ritardi).

Ad accendere la spia rossa è un paper, realizzato dagli esperti di Intellera Consulting, Roberto Trainito e Stefania Lemme, (Intellera Consulting è la principale società di consulenza della Pa, ndr), già finito sul tavolo dei tecnici dei ministeri titolari delle misure del programma (alcuni temi sono stati discussi ieri durante un convegno a Roma all’università Guglielmo Marconi - l’ateneo assieme a Intellera Consulting sta facendo partire un corso di formazione “Il Pnrr in pillole” rivolto a diplomati e laureati).

Secondo il dossier per portare a termine riforme e investimenti servirebbero circa 14mila esperti sia nel pubblico che nel privato, mentre oggi con le selezioni già fatte nella Pa (e le rinunce sempre più frequenti) sono coperte un migliaio di posizioni. La missione che richiede più personale qualificato è la Missione 2 - Rivoluzione verde e transizione ecologica - con una necessità di più di 3.500 profili. A seguire la Missione 1 - Digitalizzazione, Innovazione, competitività, cultura e turismo - con oltre 2.900 profili.

Entrando un po’ più nel dettaglio, quello che manca all’apparato pubblico sono innanzitutto competenze di project e program management fondamentali per governare e coordinare interventi multi livello e multi attore. Servono poi competenze tecnico-amministrative, come ad esempio quelle in ambito di gestione, monitoraggio, rendicontazione e controllo degli investimenti, oltre alla conoscenza della normativa Ue e nazionale in materia di appalti e contrattualistica. Nelle infrastrutture, ad esempio, la carenza principale riguarda la selezione dei contraenti più innovativi (partenariato per l’innovazione) e le competenze di project financing. Ci sono poi le competenze verticali necessarie nelle singole misure (esperti informatici, ingegneri, architetti, geologi, geometri, fisici). Nella Missione 1 c’è bisogno di data scientist, social media expert, enterprice architect, It solution e developer architect, sempre per fare degli esempi pratici. Nella missione 2 di ingegneri idraulici, civili, ambientali e gestionali. Nella missione 5 (inclusione e coesione) di esperti di valutazione d’impatto ed ecosystem manager.

Il punto è che con le selezioni già espletate, 146 call for experts pubblicate ad oggi sul portale InPa, queste competenze/profili sono in larga parte rimasti sulla carta. Sono stati inseriti un centinaio di profili junior (esperienza lavorativa inferiore a 4 anni), a cui nella stragrande maggioranza dei casi sono state richieste competenze trasversali. Per il migliaio di senior (oltre 5 anni di esperienza nel settore di riferimento) invece si è continuato a puntare soprattutto sulle competenze verticali.

Anche a livello territoriale c’è un problema: al Sud (dove il Pnrr destina il 40% di risorse) si richiedono le stesse competenze del resto del Paese, nonostante proprio il Mezzogiorno mostri carenze nettamente superiori. E inoltre c’è una cattiva allocazione delle risorse: durante il Covid i comuni hanno perso personale (mentre oggi ne hanno bisogno); e anche la semplificazione delle procedure concorsuali voluta dal governo Draghi non consente una verifica delle competenze possedute dai candidati. C’è anche un tema di retribuzioni e prospettive di carriera, storici anelli deboli nella Pa; e di ingressi a termine.

«La mancanza di adeguate competenze nella Pa è uno dei problemi più rilevanti per l’attuazione del Pnrr, dovuto alla difficile reperibilità di personale qualificato, ma anche ad un’allocazione inadeguata delle competenze rispetto agli obiettivi - ha chiosato Giancarlo Senatore, presidente esecutivo di Intellera Consulting -. È necessario identificare i progetti strategici con maggiore impatto ed effetto di trascinamento sugli altri investimenti e prevedere “poteri speciali” per concentrare le migliori risorse per portarli a termine. Serve, inoltre, agire su tre piani: sviluppare un modello di analisi del fabbisogno di competenze; allocare correttamente persone e competenze operando sul matching interno alla Pa; valorizzare il trasferimento di competenze tra personale della Pa, esperti e consulenti con rapidi processi di upskilling e reskilling in modo da supplire all’assenza di un numero adeguato di persone già formate».

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