Fisco e contabilità

Recovery nei Comuni, tensione sui criteri: Roma, Milano, Napoli e Torino chiedono di più

I sindaci Gualtieri, Sala, Lo Russo e Manfredi scrivono a Palazzo Chigi

di Gianni Trovati

Roma da sola raccoglie il 48% della popolazione del Lazio. Ma avrà meno del 7% della quota regionale dei fondi che il Pnrr dedica agli interventi per il «sostegno alle persone vulnerabili» nella componente 2 della missione 5, che a livello nazionale vale 500 milioni. Nei «percorsi di autonomia per le persone con disabilità» la fetta del Campidoglio scende sotto il 3%, e lo stesso accade per gli investimenti nell’«housing temporaneo» (450 milioni in tutto, 49,3 nel Lazio, 1,37 a Roma).

Quando ha cominciato ad analizzare questi numeri, il sindaco di Roma Roberto Gualtieri ha fatto un balzo sulla sedia. E ha chiamato i suoi colleghi delle altre grandi città, che hanno avuto spesso reazioni analoghe. Ne è nata una lettera indirizzata a Palazzo Chigi e firmata, oltre che da Gualtieri, dal sindaco di Milano Beppe Sala, dal collega di Torino Stefano Lo Russo e da Gaetano Manfredi che da ottobre guida Napoli (NT+ Enti locali & edilizia di ieri). La richiesta è dettagliata da un esame puntuale, missione per missione e componente per componente, di tutti i capitoli del Piano che intrecciano le tante competenze comunali. Ma è facile da sintetizzare: i criteri di distribuzione dei fondi penalizzano le grandi città. Che in molti casi si vedono assegnate risorse ultraleggere rispetto alle dimensioni della loro popolazione (e dei loro problemi).

Da ex ministro dell’Economia che ha dovuto tenere i conti nel vortice della crisi pandemica e negoziare nell’Eurogruppo gli strumenti comunitari per ripartire, Gualtieri non è certo arrivato in Campidoglio digiuno di Pnrr. Il problema, però, non è nei meccanismi “primari” del Piano. Ma nei parametri operativi utilizzati da più di un ministero per distribuire i fondi per gli enti territoriali.

Nei casi citati all’inizio, per esempio, sugli interventi per svantaggiati e disabili il ministero del Lavoro guidato da Andrea Orlando (compagno di partito dei quattro sindaci firmatari) ha sostanzialmente assegnato una quota uguale a ogni Ats. Ma gli ambiti territoriali hanno popolazioni assai diverse fra loro. L’Anci ha provato a contestare il parametro. Ma senza successo. E lo stesso è accaduto sull’housing temporaneo, tema ovviamente sentito nelle metropoli ma assai meno cruciale nei centri di provincia.

La questione è spigolosa. Perché i fondi che il Pnrr dedica ai Comuni sono molti (39,3 miliardi secondo la relazione governativa al Parlamento, 10,8 dei quali in coabitazione con le Regioni). Ma cambiarne la distribuzione dando di più a qualcuno significa inevitabilmente togliere ad altri.

Di qui l’idea di bandi aggiuntivi, per esempio per la rigenerazione urbana che ha appena visto ripescare i 541 progetti esclusi grazie a 905 milioni in arrivo con un correttivo elaborato al Mef per il Milleproroghe. Qui le grandi città premono per spostare da 20 a 200 milioni il tetto annuale dei finanziamenti per singolo Comune.

Anche se in questo caso a Roma il problema è diverso. Il Campidoglio (giunta Raggi) ha presentato progetti solo per 10,5 milioni di euro. Che sono stati finanziati integralmente.

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