Amministratori

Consigli disciplinari, per i membri laici ressa di candidature

Il dovere del Parlamento di nominare i componenti laici degli organi di autogoverno di Corte dei conti, giustizia amministrativa e tributaria è stato snobbato per mesi, al punto da portare in particolare la magistratura contabile a un passo dalla paralisi. Nell’ultimo scorcio di legislatura, invece, l’interesse sembra essersi improvvisamente riacceso e la folla di candidati rischia di far saltare l’appuntamento con il voto, in calendario per questa mattina sia alla Camera sia al Senato. Come mai?

Le 12 nomine
Partiamo dai numeri. In palio ci sono 12 nomine, equamente divise fra le due Camere e le tre magistrature. I prescelti potranno sedere per quattro anni nei diversi “Csm”, con una retribuzione in genere equiparata almeno a quella dei magistrati. Una prospettiva niente male, a quanto sembra, soprattutto alla vigilia di uno dei turni elettorali più incerti della storia recente, in cui quasi nessuno può dirsi certo di tornare in Parlamento.
In realtà, niente impone di nominare negli organi di autogoverno i parlamentari in carica, purché in possesso dei requisiti. Anzi, altre candidature sono arrivate da professioni e università, gli ambiti da cui possono essere scelti i componenti laici. Ma gli “onorevoli” premono, in una tensione che porta il rischio-elezioni a superare i più ordinati criteri basati sulla sola competenza.

Corte dei conti e giustizia amministrativa
La soluzione del mosaico delle nomine ha conseguenze particolari su Corte dei conti e giustizia amministrativa. Nel primo caso, arrivare prima dello scioglimento delle Camere alla composizione del Consiglio superiore è essenziale per la nomina dei nuovi vertici. Sia il presidente della Corte, Arturo Martucci di Scarfizzi, sia il procuratore generale, Claudio Galtieri, vanno in pensione per limiti di età al 31 dicembre. Le varie proposte di proroga, presentate da singoli deputati o senatori a tutti gli ultimi provvedimenti passati sui tavoli del Parlamento, hanno inciampato nel voto contrario delle commissioni o direttamente nell’inammissibilità. E per eleggere i nuovi vertici serve un consiglio nel pieno delle sue funzioni, senza il quale la magistratura contabile si vedrebbe costretta fino al rinnovo del Parlamento a viaggiare senza le due caselle di vertice. Un quadro inedito, che rende essenziale trovare la quadra fra oggi e il 21 dicembre, data a cui la partita potrebbe essere rinviata in caso di mancato accordo. Dopo, infatti, lo scioglimento delle Camere diventerebbe incombente.
Sul fronte giustizia amministrativa, il rinnovo dell’organo di autogoverno - i componenti togati sono stati già eletti e si aspettano quelli laici per insediare la nuova consiliatura - può avere ripercussioni sulla vicenda Bellomo, il consigliere di Stato direttore di una scuola di formazione per il concorso in magistratura e su cui pende un provvedimento di destituzione per lesione del prestigio della magistratura. Provvedimento già votato dall’attuale consiglio di disciplina e ora in attesa del parere dell’adunanza generale del Consiglio di Stato, che dovrebbe riunirsi al più tardi agli inizi di gennaio. L’organo di autogoverno dovrà poi tornare a pronunciarsi sulla destituzione. È, però, tutto da capire se l’ultima parola spetterà all’attuale «Csm» o al nuovo, i cui equilibri sono al momento impossibili da decifrare.

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