Il CommentoFisco e contabilità

Guerra e inflazione schiacciano il Pnrr

di Ettore Jorio

I venti di guerra soffiano anche sul Pnrr. La guerra e ciò che ne consegue, in termini di naturale scombussolamento delle regole e delle condizioni del mercato, renderanno difficili, per non dire impossibili, le realizzazioni immaginate, programmate e progettate dal sistema Italia. Hanno ridotto sensibilmente i poteri di acquisto e realizzazione dei 222,1 miliardi di euro, di cui 81 miliardi a fondo perduto, messi a disposizione dall'Ue. Procedure di appalto, alcune delle quali arrivate alla aggiudicazione, che risulteranno carta straccia e altra impossibili a frequentare. Il tutto con un incremento infrastrutturale del Paese che rimarrà solo nell'immaginario collettivo. Una aspettativa delusa.

Vediamo di dare ordine al processo in atto. L'incremento dei costi energetici, indispensabili per fare camminare la macchina mercantile, ha determinato un primo incremento dei prezzi al consumo e all'acquisto dei beni destinati alla produzione (nel caso in questione, edile) che non renderanno possibili gli adempimenti degli aggiudicatari ovvero la partecipazione degli imprenditori alle procedure agonistiche avviate e a quelli in procinto di esserlo. Tutto, o quasi, diventerà come prima, se non peggio, nonostante le garanzie attribuite sulla determinazione dei prezzi dall'articolo 29 del decreto legge 27 gennaio 2022 n. 4, introduttivo dei rimedi per sostenere la prosecuzione e l'accesso ai contratti pubblici, agli appalti in sintesi, nonostante gli aumenti dei prezzi nel settore elettrico. Un provvedimento di massima urgenza, sul quale la Conferenza Unificata, tenutasi il 2 marzo scorso, per esprimere il proprio parere (articolo 9 del Dlgs 281/1997) sul Ddl per la conversione dello stesso in legge, nella quale occasione tutto è stato rinviato, su richiesta dell'Anci, dell'Upi e delle Regioni, le quali si sono rese protagoniste del sostegno ad un emendamento relativo alla introduzione della negoziazione delle passività.

Questa norma, fino a oggi resasi teoricamente garante degli incrementi sui prezzi di aggiudicazione non sarà, infatti, per nulla sufficiente a che gli appalti, proceduralmente conclusi e in corso d'opera e previsti con i fondi Pnrr, vadano a buon fine. La regola, tarata sugli incrementi delle materie prime determinati dal costo energetico funzionale alla loro produzione arrivato oramai alle stelle, andrà ad incidere sui relativi manufatti in modo tale da determinare un costo d'opera finale che vada ben oltre i valori di aggiudicazione.

L'evento bellico ha determinato una ulteriore catastrofe sulla definizione delle cause contrattuali, non più sufficienti a determinare l'attrazione imprenditoriale per la partecipazione alle competizioni procedurali indispensabili per arrivare all'aggiudicazione delle opere previste dal Piano nazionale di ripresa e resilienza.

E questo non è solo un problema domestico, bensì europeo. Ciò in quanto la stessa situazione graverà su tutti gli Stati membri, beneficiari delle risorse post-Covid destinati alla loro, per l'appunto, rinascita, resistenza e capacità di mutare in progress i loro destini, sino a oggi compromessi.

Dunque, urge una soluzione:
• sul piano europeo, di carattere diplomatico, in cui va rimesso all'istituzione Ue il compito di stigmatizzare il ruolo nefasto della guerra, impeditivo per i Paesi che la compongono, produttiva di danni irreparabili, ovverosia di non potere utilizzare al meglio, ai fini della loro crescita, le risorse messe fatica a loro disposizione per determinare il cambiamento e la ripresa post Covid, senza il quale la povertà incomberà specie nei ceti europei meno abbienti;
• sul piano interno, con la ricerca di strumenti finanziari che vadano a facilitare la resistenza all'incremento dei prezzi di produzione e all'inflazione che ucciderà il nutrito segmento degli stipendiati nonché con il realizzare gli investimenti, specie di quelli destinati a trasformare le periferie isolate in siti vivibili e competitivi, e con l'assicurare le prestazioni del welfare assistenziale, sanità in primis, a chi fino ad oggi non ne ha goduto affatto, ma anche a chi è stato colpito dalla pandemia e lasciato solo da un Ssn per nulla idoneo a contrastarne gli effetti più nefasti.