Imprese

Bonus edilizi, la Guardia di Finanza sequestra altri 96,4 milioni di crediti fiscali

Sequestro disposto dal Gip di Parma insieme all'arresto di quattro persone. Le somme si aggiungono ai 13,9 milioni confiscati ad aprile nella stessa indagine

di Massimo Frontera

L'indagine avviata nell'aprile scorso dal Gip di Parma che aveva portato alla confisca di 13,9 milioni di euro di falsi crediti fiscali per interventi di bonus facciate ed ecosismabonus ha portato alla confisca di altri crediti di imposta per 96,4 milioni di euro e all'arresto di quattro persone. Lo ha comunicato la Guardia di Finanza stessa a valle della conclusione, il 5 luglio, dell'indagine avviata da aprile. Il decreto firmato dal Gip ha disposto il sequestro preventivo finalizzato alla confisca di crediti di imposta per un importo pari esattamente a 96.389.350 euro, portando a circa 110,4 milioni di euro il totale del sequestro nell'ambito della stessa indagine, per «crediti d'imposta ritenuti fittizi (in quanto riferiti a lavori edilizi mai eseguiti)». Grazie alla tempestività delle indagini, sottolinea sempre la nota delle Fiamme Gialle, è stato possibile «impedire - per la quota di 100.000.000 euro circa, ossia il 90% del totale - l'imminente monetizzazione presso istituti di credito». Nel corso dell'operazione condotta tra aprile e il 5 luglio, sono state contestualmente eseguite perquisizioni a Parma e provincia, nonché in Lombardia e nel Lazio, con il supporto dei Reparti del Corpo territorialmente competenti e l'ausilio di cash-dog, ossia unità cinofile addestrate dalla Guardia di Finanza a fiutare l'odore dei soldi».

La Finanza osserva che una delle caratteristiche della truffa è «l'elevato numero di imprese coinvolte nel meccanismo truffaldino, create "ad hoc" per polverizzare gli importi dei crediti fittizi ceduti e farne perdere le tracce o, comunque, rendere più difficoltosa la ricostruzione degli stessi». Gli elementi raccolti nel corso dell'indagine portano a ritenere che i fatti «siano riconducibili alla medesima regia che ha saputo creare un vero e proprio sistema di frode ai danni del Fisco e di soggetti disposti a monetizzare i crediti fittizi». I riscontri effettuati sui documenti acquisiti hanno fatto emergere come i vari interventi fossero riferiti a 281 immobili inesistenti, di cui 23 situati i comuni soppressi da tempo (anche nei primi anni del secolo scorso) mentre decine di altri immobili sono risultati in possesso di soggetti estranei al meccanismo della truffa. Inoltre è emerso come «sia i soggetti che hanno 'creato' i crediti fittizi, sia le imprese inserite nella filiera di cessione dei crediti stessi fossero, in realtà, privi di consistenza economica e operativa, circostanza desunta, tra gli altri, dai seguenti elementi: sostanziale assenza di redditi; mancato pagamento di imposte a debito; assenza di fatture di acquisto emesse e/o ricevute; assenza di proprietà immobiliari, di sedi effettive e di utenze intestate». «Secondo la ricostruzione investigativa - si legge sempre nella nota della Finanza - decine di imprese sono state costituite ed utilizzate con il fine esclusivo di trasferirvi i crediti di imposta inesistenti, destinati alla futura monetizzazione, polverizzandoli in tante successive cessioni di minori importi in modo da dissimularne l'illiceità, far perdere le tracce dei crediti fittizi e rendere più difficoltosa la ricostruzione del meccanismo di frode».

Due delle persone arrestate avrebbero «creato dal nulla» circa 14 milioni di euro ciascuno di crediti, a fronte di lavori inesistenti «per scambiarseli in parte reciprocamente e dare seguito alla catena di cessioni». A casa di un altro indagato destinatario di misura cautelare in carcere, e indiziato di aver creato crediti per circa 23,9 milioni di euro sono stati rinvenuti atti e documentazione bancaria riferiti ad altri soggetti a vario titolo coinvolti nella truffa. «Pertanto - afferma la nota della Guardia di Finanza - secondo l'ipotesi d'accusa, condivisa dal Gip, non si tratterebbe di un mero esecutore di ordini altrui, bensì ma di un soggetto in grado di gestire gli altri indagati». Dalle indagini è emerso inoltre che 12 indagati che hanno ceduto crediti di imposta per fittizi lavori milionari «sono risultati percettori di reddito di cittadinanza e che molti altri indagati vantano, invece, numerosi precedenti penali per truffa, truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, rapina, furto, uso illecito di carte di credito e reati in materia di stupefacenti».

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©