Imprese

«Le criticità per il Pnrr arrivano dall'attuazione sul territorio»

Seminario in Confindustria.Mariotti: le imprese pronte a fare la loro parte, serve discontinuità.

di Giorgio Santilli

Il banco di prova più impegnativo per il Pnrr italiano sarà nell'attuazione delle riforme e dei progetti e nella capacità di spesa di regioni ed enti locali, soprattutto nel Mezzogiorno. Nonostante la buona partenza dell'Italia, la capacità attuativa e realizzativa è l'aspetto che più preoccupa non solo l'Unione europea, ma anche il governo italiano e il sistema delle imprese: è quanto emerso chiaramente dal seminario che Confindustria ha dedicato ieri agli aspetti operativi del Pnrr. Il direttore generale di Confindustria, Francesca Mariotti, che ha concluso i lavori, ha detto che «qualche elemento di preoccupazione c'è, ma vogliamo essere costruttivi, con suggerimenti che in questo momento devono anche essere eretici, perché c'è bisogno di grande discontinuità con il passato per gestire un piano così vasto e importante».

A proposito del contributo delle imprese all'attuazione del Pnrr, Mariotti ha detto, riprendendo una frase del segretario generale di Palazzo Chigi, Roberto Chieppa, che il tavolo con le parti sociali «non può essere un piccolo Cnel». Per tutti è necessaria una grande ambizione. Per Chieppa questa ambizione deve essere soprattutto nell'eredità che lascerà il Pnrr nel funzionamento dell'ordinamento. Parlando degli ampi poteri di indirizzo e coordinamento che svolge oggi Palazzo Chigi per il piano, Chieppa ha ricordato che «in questo modo viene attuato l'articolo 95 della Costituzione», e, con riferimento ai poteri sostitutivi attribuiti alla Presidenza del Consiglio, ha spiegato che il vero obiettivo sarebbe «non ampliare ulteriormente deroghe e commissari, ma trasformare l'ordinamento in modo che non servano più deroghe e poteri straordinari». Un riferimento all'ottimo rapporto fra Palazzo Chigi e Mef, «come non si vedeva da decenni».

Anche in questo il Pnrr porta un risultato che dovrebbe essere fisiologico. Da Chieppa, ex segretario generale dell'Antitrust, non poteva mancare un riferimento alla necessità di approvare in Parlamento una buona legge sulla concorrenza. La concorrenza - ha detto - «oltre a essere una riforma abilitante, è uno stimolo per l'innovazione». E può anche limitare la tendenza a un eccesso di affidamenti a società partecipate di questa fase.A lanciare il tema dei rischi connessi all'attuazione del Pnrr era stato, nel suo intervento introduttivo, Marcello Messori, ordinario di Economia alla Luiss, che ha messo in guardia, in particolare, da quattro fattori di rischio: 1) le riforme non devono essere solo approvate, ma anche attuate; 2) non basta allocare le risorse presso regioni ed enti locali, ma c'è un problema drammatico di attuazione e di vigilanza dell'attuazione; 3) si sta sottovalutando «lo shock da offerta» per le transizioni digitali e verde; 4) nella governance c'è una carenza di monitoring in relazione al rapporto centro-periferia.

Marco Buti, capo di gabinetto del commissario Gentiloni, ha spiegato che alle preoccupazioni sulle capacità attuative si risponde accompagnando l'Italia con «la traduzione operativa di target e milestones», oggetto del confronto di questa fase. Intanto Roma ha già inviato a Bruxelles la documentazione su 12 dei obiettivi raggiunti dei 51 previsti per fine anno.Fabrizio Balassone, capo della struttura economica di Bankitalia, ha stimato il possibile vantaggio finanziario del Pnrr per l'Italia (derivante anche dalla sostituzione dei vecchi prestiti con il tasso pagato sul mercato dall'Unione europea) in «3-4 miliardi l'anno in un orizzonte di trenta anni».

Ma ha anche ricordato che «questi prestiti vanno aggiunti al debito» e che «sul deficit futuro peseranno i deficit correnti generati dagli investimenti fatti», per esempio nel settore delle infrastrutture.Al seminario anche Carmine Di Nuzzo, direttore del Servizio centrale Pnrr al Mef, che ha ricordato come il portale «Italiadomani» abbia appena avviato la sezione avvisi e bandi anche per coinvolgere maggiormente le imprese. E Chiara Goretti, coordinatrice della segreteria tecnica del Pnrr a Palazzo Chigi, ha rassicurato sul fatto che un sistema di monitoring si sta mettendo in piedi e semmai occorre accelerarlo, mentre, sui poteri sostitutivi che proprio la segreteria tecnica deve proporre al presidente del Consiglio sui singoli progetti, ha fatto capire che bisogna agire per evitarli: «Meglio prevenire che curare», ha detto Goretti.

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