Fisco e contabilità

Imu sulle piattaforme, arriva il decreto (ma c'è un baco sull'accertamento)

Le basi imponibili devono essere inviate dal Mef ai Comuni, ai quali spetta l'attività di controllo

di Pasquale Mirto

Dopo due anni i Comuni riceveranno l'imposta immobiliare sulle piattaforme petrolifere (Impi). Si tratta di 24 Comuni per un totale di 83 piattaforme, con Ravenna che la fa da padrona con ben 28 piattaforme.

Termina, quindi, una lunga vicenda iniziata con l'articolo 38 del Dl 124/2019 che ha istituito l'imposta immobiliare sulle piattaforme marine, in sostituzione di ogni altra imposizione immobiliare locale ordinaria sugli stessi manufatti. La norma precisa che per piattaforma marina si intende la piattaforma con struttura emersa destinata alla coltivazione di idrocarburi e sita entro i limiti del mare territoriale come individuato dall'articolo 2 del Codice della Navigazione. La base imponibile è determinata sulla scorta delle scritture contabili, al pari dei fabbricati di categoria D non accatastati. È prevista l'aliquota pari al 10,6 per mille, non modificabile dai Comuni. È riservata allo Stato la quota di imposta calcolata applicando l'aliquota pari al 7,6 per mille; la restante imposta, calcolata applicando l'aliquota del 3 per mille, è attribuita ai Comuni. I Comuni cui spetta il gettito dell'imposta derivante dall'applicazione dell'aliquota del 3 per mille sono individuati con decreto del ministro dell'Economia e delle finanze di concerto con il ministro dell'Interno, con il ministro della Difesa e con il ministro dello Sviluppo economico.

Il decreto fino a oggi non risultava ancora emanato, sebbene nella Conferenza Stato-Città ed autonomie locali del 5 agosto 2021 sia stata sancita l'intesa su uno schema, che individuava 27 Comuni e 90 piattaforme petrolifere.

Sul nuovo decreto sarà sancita l'intesa nella Conferenza Stato-Città programmata per oggi.

Fino ad ora, la mancata emanazione del decreto ha comportato una proroga dei versamenti a favore dello Stato. Dapprima, il ministero dell'Economia e delle finanze, con comunicato stampa dell'8 giugno 2021 n. 115, ha precisato, con riferimento all'acconto Imu 2021, che il versamento dell'Impi doveva continuare a essere effettuato direttamente allo Stato, sempre con l'utilizzo dell'aliquota del 10,6 per mille. Successivamente, l'articolo 1-bis, comma 2, del Dl 146/2021, ha introdotto il comma 5-bis all'articolo 38 del Dl 124/2019, disponendo che anche il versamento del saldo 2021 doveva essere effettuato allo Stato, il quale successivamente avrebbe provveduto al riversamento ai comuni competenti.

Quindi, i Comuni dovranno ricevere gli importi relativi agli anni 2020 e 2021.

A decorrere dal 2022, il versamento dell'Impi, dovrà essere effettuato direttamente ai Comuni, per la quota di loro competenza, ed allo Stato.

Per la ripartizione dell'imposta incassata negli anni 2020-2021, l'articolo 3 dello schema di decreto prevede che i soggetti passivi devono inviare al Mef, tramite Pec, entro 30 giorni dalla data di pubblicazione del decreto sulla Gazzetta Ufficiale, le informazioni relative alla base imponibile ed all'imposta versata nel biennio, relativamente a ciascuna piattaforma. Nei successivi 30 giorni il Mef comunica al ministero dell'Interno l'ammontare del gettito da attribuire a ciascun Comune.

Occorrerà, quindi, pazientare ancora un po', e sarà anche necessario, pur nel silenzio del decreto, che ai Comuni siano trasmessi i dati relativi alla base imponibile di ciascuna piattaforma, visto che l'attività di accertamento, anche sulla quota statale, spetta a questi.

Il decreto, infine, individua anche due rigassificatori, ma per questi si rende applicabile l'Imu, per quanto previsto dall'articolo 1, comma 728, legge 205/2017, sebbene limitatamente alla porzione di manufatti destinata ad uso abitativo e di servizi civili.

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©