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Lombardia, allarme rifiuti speciali - Vanno a fuoco altri due depositi

Non c’è domanda sufficiente per i materiali riciclabili che noi cittadini dividiamo nei differenti bidoni: plastica, carta e così via. Lo stesso per i rifiuti delle aziende, i cosiddetti rifiuti speciali. E soprattutto mancano gli impianti per lavorare, metabolizzare e digerire questi rifiuti riciclabili. Così gli impianti di selezione e di riciclo si riempiono di materiali senza più destinazione. Si riempiono a tappo. A volte si fermano. Ogni tanto qualcuno va a fuoco.

Un incendio ieri mattina a Novate Milanese ha distrutto un deposito di carta. E un altro incendio domenica sera ha distrutto un deposito di plastica da riciclo a Quarto Oggiaro, Milano. Nella sola Lombardia negli ultimi mesi sono stati contati quasi 20 incendi a impianti di trattamento, selezione o riciclo dei rifiuti o dei materiali ricuperabili.

Ecco i numeri di tutta Italia aggiornati dal 2014 fino all’altra settimana. Impianti di trattamento rifiuti andati a fuoco: 136. Incendi in discariche: 31. Fuoco in isole ecologiche, a compattatori, a piattaforme di selezione: 45. Impianti di compostaggio danneggiati dalle fiamme: 6. Discariche abusive incendiate: 103. Ecoballe date alle fiamme in Campania: 5 casi. Inceneritori colpiti da incendi: 14. Altri eventi: 3. Totale: 343 impianti di rifiuti danneggiati in tutta Italia dal 2014 a oggi. C’è chi immagina una “guerra dei rifiuti” per il controllo del mercato. Chi vi vede una “terra dei fuochi” che si è estesa anche all’Alta Italia. Chi osserva che, causa i comitati di opposizione, non si riesce a costruire alcun impianto di riciclo. Sono risposte giuste ma limitate a piccoli aspetti rispetto un tema unico: mancano gli impianti per chiudere il ciclo dei rifiuti, che si tratti di spazzatura domestica come di scarti delle attività industriali.

In qualche caso gli incendi di rifiuti sono provocati. Ecco la dinamica scoperta la settimana scorsa dai carabinieri di Milano e Pavia insieme con la Direzione distrettuale antimafia: un pregiudicato lecchese aveva preso in affitto a Corteolona, nel Pavese, uno dei tanti capannoni vuoti. Poi aveva usato il capannone vuoto come deposito abusivo di rifiuti riciclabili (carta e plastica) di provenienza industriale. Le aziende che producevano i rifiuti erano convinti che tutto fosse regolare ma in realtà a Corteolona non c’erano autorizzazioni. I camion arrivavano carichi e ne uscivano vuoti e leggeri. Quando il capannone è diventato pieno fino all’orlo è arrivata la telefonata in codice: «La torta è pronta, ho sparso liquore in diversi punti, soprattutto al centro. Domani puoi andare a ritirarla» (intercettazione telefonica del 3 gennaio scorso). E nella notte il “liquore” ha incendiato la “torta”. La maggior parte delle aziende di trattamento degli scarti riciclabili sono in regola per autorizzazioni e impiantistica. Ma impianti e sistemi antincendio sono tarati per un flusso regolare di materiali infiammabili. Tanto entra, tanto esce. Se il “tappo” in fondo alla filiera fa entrare i materiali, poi non li fa uscire perché nessuno li ritira. I capannoni si riempiono. I piazzali si ingombrano. Basta nulla per scatenare le fiamme, lo scintillare del corto circuito in un quadro elettrico o la reazione chimica tra due rifiuti chimici incompatibili, fenomeni molto ricorrenti in questo tipo di impianti.

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