Amministratori

Anticorruzione, l'Anac approva il piano 2023-2025

Attenzione e rafforzamento dei presidi antiriciclaggio, Busia: le stazioni appaltanti capiscano chi c'è dietro le scatole cinesi nelle gare. Semplificazione per i piccoli comuni

di Giorgio Santilli

Forte allarme per la diffusione del riciclaggio che sempre più va a braccetto con la corruzione: le pubbliche amministrazioni dovranno tenere alta l'attenzione sul fenomeno e rafforzare i presidi che aiutino a prevenire il fenomeno. È questo l'aspetto più qualificante del Piano nazionale anticorruzione 2022, approvato dal consiglio dell'Anac il 16 novembre scorso e valido per il triennio 2023-2025. Il testo viene trasmesso ora al comitato interministeriale e alla conferenza unificata e dovrebbe essere operativo, dopo il loro via libera, già a dicembre.Il Piano è finalizzato a rafforzare la programmazione di efficaci presidi di prevenzione della corruzione nelle Pa, puntando però nello stesso tempo a semplificare e velocizzazare le procedure amministrative. Tra le novità più importanti, in chiave antiriciclaggio, c'è l'impegno chiesto ai responsabili della prevenzione della corruzione di comunicare ogni tipo di segnalazione sospetta all'interno della pubblica amministrazione e delle stazioni appaltanti.

Il Piano evidenzia, infatti, proprio il legame diretto e sempre più stretto tra la battaglia antiriciclaggio e la lotta anticorruzione.Ma il Piano guarda con attenzione anche al mondo degli appalti e torna su un'altra priorità dell'Autorità anticorruzione, già segnalata in precedenti occasioni: è la necessità di identificare il titolare effettivo delle società che concorrono agli appalti pubblici. Quindi, le stazioni appaltanti sono chiamate a controllare chi sta effettivamente dietro a partecipazioni sospette in appalti e forniture pubbliche. «Da tempo Anac ha chiesto al Parlamento di introdurre l'obbligo della dichiarazione del titolare effettivo delle società che partecipano alle gare per gli appalti - dichiara il Presidente dell'Autorità Anticorruzione, Giuseppe Busia-. Va espressamente indicato l'utilizzo della banca dati Anac come strumento per raccogliere e tenere aggiornato, a carico degli operatori economici, il dato sui titolari effettivi. In tal modo - continua Busia - le pubbliche amministrazioni possano conoscere chi effettivamente sta dietro le scatole cinesi che spesso coprono il vero titolare della società che vince l'appalto, evitando così corruzione e riciclaggio».

Per quanto riguarda la trasparenza dei contratti pubblici, Anac ha rivisto anche le modalità di pubblicazione. Non dovranno più avvenire sui siti delle amministrazioni in ordine temporale di emanazione degli atti, ma ordinando le pubblicazioni per appalto, in modo che l'utente e il cittadino possano conoscere l'evolversi di un contratto pubblico, con allegati tutti gli atti di riferimento.Altro capitolo del Piano è la disciplina del pantouflage, le cosiddette "porte scorrevoli" per cui il titolare di un incarico pubblico passa senza soluzione di continuità al privato in favore del quale ha emanato provvedimenti: Anac ha deciso di predisporre apposite linee guida che aiutino le pubbliche amministrazioni ad applicare con più fermezza e definizione il divieto stabilito dalla legge. Il lavoro sulle linee guida è in corso.Una novità del nuovo Piano, in termini di semplificazione, è quella che riguarda i comuni più piccoli. Le amministrazioni con meno di cinquanta dipendenti non sono tenute a predisporre il piano anticorruzione ogni anno, ma ogni tre anni. Per tali Comuni vengono ridotti anche gli oneri di monitoraggio sull'attuazione delle misure del piano, concentrandosi solo dove il rischio è maggiore.

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