Urbanistica

Tettoie, terrazze, edifici sul mare: la carica dei ricorsi al Tar contro la demolizione degli abusi

Tribunali ingolfati dalla contestazione delle ordinanze comunali contro gli interventi realizzati senza titolo

di Davide Madeddu

Dalla tettoia per riparo di animali in area protetta alla stanza ricavata nella terrazza, continuando con il fabbricato a meno di trecento metri dal mare. È la carica dei ricorsi al Tar contro le ordinanze sulle opere abusive. Filo conduttore delle istanze presentate ai giudici dei tribunali amministrativi regionali, il tentativo di bloccare le ordinanze con cui si impone la demolizione di opere realizzate senza titolo edilizio. A leggere le sentenze pubblicate si può trovare, giusto per esempio, il ricorso di chi ha chiesto l'annullamento dell'ordinanza di demolizione di una struttura di circa 200 metri cubi, edificata a meno di trecento metri dal mare in un residence. Ossia costruzione in area protetta. Ricorso respinto e ricorrente condannato.

Tra i casi anche quello di chi ha chiesto di sanare un abuso che trasformava balcone e terrazza in stanza. Istanza respinta sia dal Comune sia dal Tar che ha bocciato il ricorso. Le giustificazioni del proprietario ricorrente, che aveva sostenuto di aver acquistato all'asta lo stabile con le modifiche, non sono state sufficienti a far accogliere il ricorso.

C'è poi chi ha presentato istanza di condono per una struttura di 40 metri quadri da adibire a uso residenziale e costruita senza titolo in area parco. Ossia in un luogo tutelato. Istanza respinta dal Comune. Quindi il ricorso al Tar che però, ricordando i vincoli legati alla presenza del parco, è stato respinto dai giudici. Non è andata meglio ai proprietari di un immobile vincolato e tutelato che avevano presentato istanza di condono, respinta, al comune. Quindi il ricorso al Tar, respinto perché «gli immobili sottoposti al cosiddetto terzo condono non è consentita la sanabilità di opere realizzate, "anche prima della apposizione del vincolo", in assenza o in difformità del titolo abilitativo edilizio e non conformi alle norme urbanistiche. Oppure su immobili tutelati e vincolati».

Tra i numerosi ricorsi anche quello di chi ha presentato istanza di condono per una struttura di 40 metri quadri da adibire a uso residenziale e costruita senza titolo in area parco. Ossia in un luogo tutelato. Istanza respinta dal Comune. Quindi il ricorso al Tar che però, ricordando i vincoli legati alla presenza del parco, è stato respinto dai giudici.Tra le richieste di sanatoria respinte e quindi approdate davanti ai giudici del Tar anche quella di chi avrebbe voluto trasformare l'autorimessa in appartamento a uso abitativo.Istanza respinta dal Comune che aveva emanato l'ordinanza di demolizione delle opere. Quindi il ricorso al Tar che però ha dato ragione al Comune perché «il mutamento di destinazione d'uso comporta un aggravio del carico urbanistico e deve essere qualificato come ristrutturazione di edilizia pesante e quindi "abbisognevole" del permesso di costruire e della scia».

C'è poi chi ha presentato istanza di condono per una struttura di 40 metri quadri da adibire a uso residenziale e costruita senza titolo in area parco. Ossia in un luogo tutelato. Istanza respinta dal Comune. Quindi il ricorso al Tar che però, ricordando i vincoli legati alla presenza del parco, è stato respinto dai giudici. C'è poi chi alla porta del Tar bussa anche due volte. Come è capitato al proprietario di un immobile che ha fatto ricorso prima contro il diniego al condono, ricorso respinto. Poi per lo stesso caso ha presentato ricorso contro l'ordinanza di demolizione. Ricorso respinto anche in questo caso perché, come sottolineato dai giudici, «non può essere messa in discussione la legittimità di un atto (ordinanza di demolizione) con la riproposizione di doglianze attinenti la condonabilità di un manufatto se c'è già stato un pronunciamento».

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