Amministratori

Tesoro, Barbieri nuovo dg ma dividerà le competenze

Giorgetti ottiene la conferma del Ragioniere generale Mazzotta ma cede su Rivera. Spunta un nuovo dipartimento per le partecipate, affidato a un dg da nominare

di Barbara Fiammeri e Gianni Trovati

Alla fine, dopo settimane di trattative accompagnate dalla solita girandola di nomi, l’argine costruito dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti intorno ai vertici ministeriali protegge il Ragioniere generale Biagio Mazzotta, confermato ieri dal governo nonostante le tensioni della manovra, ma cede sul Tesoro. E porta a un cambiamento sia della persona sia del ruolo del direttore generale.

Alessandro Rivera, salito nella casella più delicata del Mef il 2 agosto 2018 durante il governo Conte-1, esce di scena accompagnato dai ringraziamenti di rito ma, almeno per il momento, senza una nuova collocazione esplicita. E al suo posto viene nominato Riccardo Barbieri Hermitte, arrivato al ministero dell’Economia nel 2015 (governo Renzi, ministro Padoan) e fino a ieri responsabile della direzione I del Tesoro, quella sull’analisi economico finanziaria che costruisce il quadro macro dei documenti di finanza pubblica. Spoil system esercitato anche alla Direzione del personale e dei servizi dove arriva Ilaria Antonini al posto di Valeria Vaccaro.

Romano ma bocconiano, classe 1958, Barbieri è un nome noto e apprezzato sui mercati internazionali per aver lavorato come economista e market strategist a Jp Morgan, Morgan Stanley, Bank of America-Merrill Lynch e Mizuho. Ma non è un figlio del Mef come Rivera, giunto al vertice del Tesoro dopo una carriera tutta ministeriale.

E diverso sarà anche il ruolo di Barbieri. Perché la sua nomina si accompagna a un progetto di spacchettamento del Tesoro, che sarà presentato la prossima settimana in consiglio dei ministri da Giorgetti e lascerà al nuovo dg le competenze su politiche macroeconomiche e relazioni finanziarie europee e internazionali, materie d’elezione di Barbieri, e affiderà a un nuovo dipartimento, con un nuovo direttore generale, la gestione delle partecipate e del patrimonio pubblico e la regolamentazione del sistema finanziario. Il nuovo dipartimento avrà anche compiti di analisi e valutazione degli impatti delle decisioni politiche sull’economia reale. E sarà guidato da una nuova figura forte su cui il totonomi è già partito e torna a vedere in prima linea Antonio Turicchi, ora presidente di Ita, che avrà il tempo di portare avanti la cessione della compagnia prima del completamento della riorganizzazione. Una diarchia, insomma, che fa finire con Rivera la figura del dg del Tesoro come dominus tecnico.

Una decisione fortemente voluta dalla premier: Meloni ieri durante la riunione ha anticipato che al centro del colloquio di oggi con il presidente della Camera Lorenzo Fontana ci sarà l’eccessivo ricorso alla decretazione d’urgenza. La premier ha ricordato le critiche mosse ai suoi predecessori quando era all’opposizione per il moltiplicarsi di decreti legge. Meloni è tornata anche sulla necessità di mettere mano cancellandoli ai numerosi e spesso inutili comitati finanziati dalle amministrazioni a partire da Palazzo Chigi.

Nessuna reazione tra i ministri alla lettura dei nuovi incarichi. Prima dell’avvio della riunione a Palazzo Chigi Giorgetti si è intrattenuto una mezz’ora con Matteo Salvini. Un vis a vis reso noto dalla stessa Lega forse per mostrare l’unità di intenti tra il titolare dell’Economia e il segretario e vicepremier che ha proposto e ottenuto il via libera alla nomina di Direttore per la Sicurezza delle ferrovie (Anfisa) di Roberto Carpaneto mentre Capo dipartimento per le opere pubbliche sarà Calogero Mauceri. Tra le new entry c’è anche il nuovo segretario generale della Farnesina: Riccardo Guariglia che prende il posto di Ettore Francesco Sequi. Ufficializzata anche la nomina di Luigi Maruotti a presidente del Consiglio di Stato dopo la scomparsa di Franco Frattini.

La partita sulle nomine però è appena cominciata. Tra febbraio e marzo verranno decisi i vertici e i cda delle principali aziende partecipate: Enel ed Eni in primis ma anche Leonardo, Poste, Terna e altre decine di società. E certo incide non poco la scelta di rivedere il raggio d’azione del Dg del Ministero di via XX settembre. Il confronto entrerà nel vivo comunque dopo le regionali del 12 febbraio. La premier, già alle prese con la conferma dello sciopero dei benzinai, vuole evitare nuove crepe nel governo e da sempre le nomine sono accompagnate da intense fibrillazioni nella maggioranza.

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