Appalti

Terremoto, verifica antimafia sprint per le imprese impegnate nella ricostruzione

di Giuseppe Latour

Una procedura sprint per le verifiche antimafia sulle imprese che partecipano alla prima fase di ricostruzione. In questo modo saranno abbinate le esigenze di sicurezza con la velocità degli interventi. È questo il modello che seguirà la Struttura di missione per la trasparenza, istituita dal primo decreto terremoto (Dl n. 189 del 2016), per le attività di contrasto alle infiltrazioni nei primi appalti di ricostruzione delle Centro Italia. Il modello, descritto dalla linea guida del Viminale (approvata dal Cipe) appena pubblicata in Gazzetta ufficiale (n. 69 del 23 marzo 2017), si basa su due pilastri: massiccio utilizzo delle white list e della banca dati nazionale delle verifiche e procedure speditive, costruite grazie al supporto che diversi soggetti, come il gruppo interforze e la direzione investigativa antimafia, daranno alle prefetture competenti a livello locale.

Le linee guida in questione riguardano solo gli interventi di immediata ricostruzione. Alla Struttura di missione istituita presso il Viminale viene attribuito il ruolo di baricentro per lo svolgimento dei controlli antimafia, sia nella ricostruzione pubblica che in quella privata. Mantenendo sempre vivo un interscambio continuo di informazioni con le prefetture del territorio colpito dal terremoto. In questo modo i controlli potranno essere effettuati seguendo criteri uniformi, «anche in considerazione della vastissima platea degli operatori economici coinvolti». Decisivo sarà anche il collegamento con il Giceric, il gruppo interforze per l'emergenza nel Centro Italia.

Gli interventi su edifici con danni lievi potranno essere effettuati dopo la presentazione di una domanda presso gli uffici speciali per la ricostruzione. Nelle comunicazioni di inizio lavori andrà indicato, tra le altre cose, che l'impresa incaricata di eseguire l'intervento «risulti aver presentato domanda di iscrizione nell'Anagrafe» antimafia tenuta dalla Struttura di missione. In più andrà presentata un'autocertificazione nella quale si attesti che l'impresa non ha nessuno degli impedimenti previsti dal Codice antimafia.

Sul sito di ogni prefettura dovrà essere pubblicato il modulo della domanda di iscrizione all'Anagrafe da inviare tramite posta elettronica certificata alla Struttura di missione. Considerato che il decreto terremoto prevede, all'articolo 30, che i nominativi degli operatori economici siano inseriti nell'Anagrafe una volta completato il quadro delle verifiche antimafia, le esigenze di approfondimento del monitoraggio andranno armonizzate con le esigenze delle popolazioni, alle quali bisogna assicurare un rapido rientro nelle loro abitazioni.

Quindi, le linee guida distinguono i casi nei quali gli operatori siano censiti dalla Banca dati nazionale antimafia e non siano intervenute modifiche all'assetto societario o gestionale. In queste ipotesi, se non emergono controindicazioni dalla consultazione della Bdna, «la Struttura conclude il procedimento disponendo l'iscrizione nell'Anagrafe ed acquisendo agli atti l'informazione liberatoria rilasciata in via automatica». Stesso discorso per chi risulta iscritto in una white list. La Struttura potrà comunque, effettuare controlli ulteriori.

Chi non è censito dalla Bdna, invece, sarà oggetto di una procedura speditiva. La Struttura di missione chiamerà in causa la prefettura competente per territorio: entro dieci giorni dovrà riferire «le eventuali risultanze esistenti agli atti nei confronti dei soggetti sottoposti alla verifica antimafia». In aggiunta, saranno verificate eventuali segnalazioni di tentativi di infiltrazioni mafiose, anche tramite l'intervento della Dia. Questa fornirà alla Struttura i risultati della sua istruttoria, sempre entro il termine di dieci giorni. Se dagli accertamenti non emergono risultanze negative, «la Struttura rilascia l'informazione speditiva e dispone l'iscrizione provvisoria nell'Anagrafe».

In parallelo andrà avanti il procedimento ordinario di verifica antimafia: una volta concluso, sarà disposta l'iscrizione a titolo definitivo. Se, invece, dai primi accertamenti emergano risultanze non idonee al rilascio della liberatoria provvisoria, si aprirà una fase di approfondimento volta a verificare i tentativi di infiltrazione mafiosa. Questo, comunque, vale per i procedimenti di immediata ricostruzione. Per tutti gli altri saranno presentate linee guida successive.

Verifiche antimafia sulla ricostruzione, la delibera Cipe in Gazzetta

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