Fisco e contabilità

Dai sindaci 35mila gare ma nel censimento Regis mancano 18mila progetti

Decaro: «Il Pnrr dei Comuni funziona», ma senza dati si bloccano i pagamenti

di Gianni Trovati

E se il Pnrr stesse andando meglio del previsto? L’ipotesi è suggerita da un dato elaborato ieri dai Comuni, secondo i quali ci sarebbero 18mila opere “fantasma” per il Regis, la piattaforma telematica che monitora le infinite articolazioni del Piano. I progetti esistono nella realtà, ma non nelle griglie del cervellone Mef.

I numeri elaborati da Anci e Ifel partono dai Cup, i codici unici che accompagnano ogni progetto e sono registrati dall’Anac. Dai database dell’Anticorruzione risulta che fin qui i Comuni hanno pubblicato 35.033 gare collegate al Pnrr o al Piano nazionale complementare, per un importo da 17,7 miliardi.

Tutto bene, quindi? Fino a un certo punto. Perché 18mila progetti non compaiono appunto nel Regis, che quindi non offrirebbe una fotografia propriamente completa.

Nelle cifre elaborate dai sindaci ci sono una notizia buona e una cattiva. Quella buona, sottolinea il presidente dell’Anci Antonio Decaro, è che «il Pnrr dei Comuni funziona, perché i 17,7 miliardi già banditi indicano che oltre il 56% delle risorse disponibili per noi sono già messe a gara. Il 44,6% di questi fondi è a Sud, quindi la riserva del 40% per il Mezzogiorno è stata addirittura superata». Se 18mila progetti sono assenti nel Regis, poi, i bilanci elaborati in base ai dati della piattaforma che segnalano i ritardi nell’attuazione finanziaria del Piano potrebbero rivelarsi troppo pessimisti. Anche se va detto che a mancare sono in particolare le «piccole opere» avviate dai Comuni con i fondi nazionali e transitate ex post sotto il cappello dei fondi comunitari.

Ma c’è, si diceva, anche una notizia cattiva, ed è toccato al presidente dell’Ifel, il sindaco di Novara Alessandro Canelli, farla emergere nell’audizione mattutina sul Def. Perché «in assenza di un’anagrafica completa degli interventi e del relativo soggetto attuatore anche i pagamenti si bloccano, come stanno segnalando moltissimi Comuni». In pratica, se il progetto non si trova nel Regis non arrivano i finanziamenti, che devono quindi essere anticipati integralmente dal Comune perché l’inciampo telematico non è una ragione valida per ritardare il pagamento. E «nei casi di maggior tensione finanziaria - aggiunge Canelli - la lentezza nei pagamenti determina rischi concreti di default». Il dissesto da Pnrr arricchirebbe l’elenco dei paradossi italiani.

Per superare il problema, quando sono cominciati a emergere i primi buchi del Regis (Sole 24 Ore dell’8 aprile) la Ragioneria generale ha avviato un’operazione di aggiornamento e semplificazione che dovrebbe tradursi a breve anche in nuove istruzioni. È un’iniziativa «essenziale», sottolineano i sindaci. Che chiedono di chiuderla in fretta

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