Fisco e contabilità

Situazione di cassa dei Comuni: piove sul bagnato

di Francesco Fraticelli (*) - Rubrica a cura di Anutel

La situazione di cassa nei Comuni sta mostrando sempre più numerose criticità derivanti, in larga parte, da provvedimenti centrali e tali da farla assurgere, in moltissimi casi ormai, a un vero e proprio problema nazionale di carattere prioritario, le cui soluzioni non possono essere più procrastinate. Vogliamo sinteticamente riportare alcune considerazioni, peraltro alcune sono ben note da molto tempo.

Difficoltà dei Comuni nell'individuare, a scadenza contratto, un nuovo istituto «Tesoriere»
La centralizzazione dei flussi di cassa, provvedimento che avrebbe dovuto avere una valenza temporanea ma che, invece, è stato potenziato, ha determinato una scarsa appetibilità nella gestione delle tesorerie comunali. Il motivo è semplice: le banche si sentono trattate come dei veri e propri passacarte per conto di Banca Italia, senza che abbiano alcuna possibilità di gestire la liquidità dei Comuni e con sempre maggiori responsabilità. Tutto ciò a scapito dei Comuni, i quali prima ricevevano addirittura dei contributi dalle tesorerie, mentre ora devono pagare il servizio oltre a tutti gli oneri connessi. A questa situazione vanno aggiunti gli oneri derivanti dalla recente introduzione della direttiva europea dei pagamenti PSD2, con cui il costo del bonifico non è più a carico del beneficiario, ma del Comune stesso.

L'impossibilità di poter programmare dei seri cash-flow
Negli ultimi anni assistiamo a un proliferare di provvedimenti che mettono continuamente in discussione il consolidamento dei dati di cassa. Basti pensare alle numerose riforme dei tributi locali o alle leggi di stabilità modificate a neanche un mese dall'approvazione. Mentre da un lato, e soprattutto in questo periodo di crisi, i Comuni hanno estreme difficoltà nel riscuotere le proprie risorse, dall'altro devono effettuare pagamenti entro 30 giorni dalla fatturazione dovendo, altresì, per legge rispettare e/o migliorare la tempistica dei pagamenti.
Questa situazione di criticità si accentua soprattutto in chiusura d'esercizio, quando alla necessità di rispondere a una maggiore pressione da parte dei fornitori si aggiungono quelle di dover pagare le tredicesime e la rata a saldo dei mutui. Inoltre, in alcuni casi, si apre anche il problema del rientro, entro fine anno, dell'anticipazione di tesoreria.

La quesione Imu
A queste, ormai ben note, difficoltà se ne vanno aggiungendo delle altre che, in chiusura d'esercizio, stanno destando forti preoccupazioni in molti Comuni. Ci riferiamo alla scadenza del pagamento della rata a saldo dell'Imu e ai suoi riversamenti presso le casse comunali. L'anno passato, molti Comuni si sono visti accreditare circa il 50% degli incassi il 2 gennaio, creando non pochi problemi di rientro dall'anticipazione a coloro che avevano programmato tutta una serie di pagamenti in virtù degli incassi Imu. C'è da ricordare che nel 2017 la scadenza del 16 dicembre, che ricorreva in giorni festivi, era spostata in avanti determinando solo 7 giorni liberi di lavorazione per i riversamenti. Questo problema è destinato a riproporsi tale e quale quest'anno.
In questi giorni abbiamo avuto contatti con l'agenzia delle Entrate, la quale sostiene che il problema scaturisce essenzialmente dai 5 giorni di tempo che si prendono le banche per lavorare gli F24, mentre loro e la Banca d'Italia li lavorano in un solo giorno. Ancorché questo giro appare non molto convincente e di difficile controllo per i Comuni, il problema si potrebbe riproporre al 31/12.

Saldo del Fondo di solidarietà comunale
Altra questione emersa in questi giorni, e oggetto di forte preoccupazione per i Comuni, è quella relativa al mancato accredito, entro fine ottobre, del saldo del Fondo di solidarietà comunale. Molti Comuni hanno programmato ed effettuato pagamenti confidando in questa risorsa; tuttavia, a oggi, nonostante il blando comunicato del ministeri dell'Interno, non si ha certezza alcuna dell'accredito.
La situazione è a dir poco paradossale. Tra pochi giorni, lo Stato si tratterrà direttamente i versamenti Imu ai Comuni che vanno ad alimentare questo Fondo, mentre lo stesso non è ancora ripartito. Nella sostanza, quando si tratta di dare allo Stato si by-passa qualsiasi principio contabile attraverso forme di compensazione; quando, invece, si tratta di ricevere dallo Stato, occorre attendere decreti, provvedimenti e liquidità. È del tutto evidente che così non può andare, anche per la scarsa chiarezza dei movimenti. È, pertanto, auspicabile che, fino al momento del riversamento del saldo, non siano trattenute le somme da parte dell'agenzia delle Entrate.

Considerazioni conclusive
È di tutta evidenza che occorre rivedere quelle che sono le regole che operano concretamente rispetto alla gestione dei flussi di cassa per i Comuni. Molti sono gli interrogativi che ci poniamo. Le scadenze e i tempi di gestione delle stesse, da parte di chi è chiamato a operarvi, sono compatibili con la possibilità di riversare le somme incassate in tempi accettabili e, quindi, di sostenere i pagamenti nei tempi previsti? È possibile che le difficoltà di programmazione da parte dello Stato si riversino sugli enti locali? È sostenibile che ogni qual volta si recepisca una normativa o si regolino determinate operazioni chi ne fa principalmente le spese sono gli enti locali? E cosa dire del fatto che il mancato riversamento dell'Imu entro il 31/12 non solo crea molte difficoltà nella programmazione dei pagamenti, ma può determinare il mancato rientro dall'anticipazione di tesoreria, nonché il crearsi di un residuo oggetto di quantificazione del Fondo crediti di dubbia esigibilità?
Peraltro, il ricorso all'anticipazione di tesoreria comporta il superamento di uno dei parametri relativi agli enti locali strutturalmente deficitari.
Non solo è, quindi, auspicabile una seria riflessione, ma è necessario che il legislatore intervenga, rendendo neutre queste ultime eventualità, che, in alcuni casi (si veda tempi dei riversamenti), potrebbero essere risolte con semplici direttive.
In conclusione, è necessario intervenire perché, ormai, la situazione sta diventando insostenibile per gli enti locali, quelli, peraltro, più vicini ai problemi e alle istanze dei cittadini.

(*) Presidente Collegio dei revisori

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©