Amministratori

Brugnaro: «Basta maggioranze eterogenee: decisivi concretezza e dialogo»

di Barbara Ganz

Luigi Brugnaro, sette anni da sindaco e un consenso in crescita: oggi è al primo posto nel gradimento fra i primi cittadini.

Come legge questo risultato?

Credo che abbiano parlato i fatti: le persone sono stufe di parole. Io ho puntato su concretezza e dialogo: ho ereditato un bilancio con 800mila euro di debito e ho dimostrato che si può abbassare. Ho promesso fin dalla campagna elettorale il termovalorizzatore e oggi Venezia è candidata capitale mondiale della sostenibilità. Non si può accumulare maggioranze che comprendono ogni genere di comitato del no facendo annunci di opere che non si faranno mai. Ancora, nel contratto di lavoro del Comune è entrata la meritocrazia: oggi persone di ogni età hanno riscoperto il gusto di lavorare. Il modello è quello di copiare da quanto avviene nelle imprese private, e per imprese intendo la squadra, i lavoratori. Non c’è uno scontro fra pubblico e privato: ecco perché il mio slogan è: un’impresa comune.

Il modello dei Comuni può affermarsi a livello nazionale?

Un anno fa, di questi tempi, facevo campagna elettorale con Coraggio Italia in Calabria, non giocavo certo in casa. Ma il messaggio è arrivato comunque, la coalizione ha eletto un presidente che stimo. Abbiamo parlato di porti, darsene, della banda larga che serve al Sud come alle nostre montagne, perché nel momento in cui funziona non serve andare a Milano a fondare una startup. Peraltro la Silicon Valley è... una valle, non una metropoli.

Come ha risolto il problema del possibile conflitto di interessi del sindaco imprenditore?

È un tema che mi è stato posto dal primo momento. Mi sono informato, nemmeno sapevo che cosa fosse un blind trust, ma oggi lla mia azienda va meglio di quando c’ero io. Guardiamo alla figura di Leonardo Del Vecchio: un grande imprenditore, che ha saputo delegare e mettere la sua società in grado di continuare.

Lei è anche un sindaco a
costo zero...

Non tutti possono farlo, è chiaro, ma penso che sia un esempio importante. Ho rinunciato quando lo stipendio era di 8.500 al mese e rinuncio oggi che è stato portato a 13mila. L’indennità di funzione viene accantonata e poi distribuita a una sere di enti e associazioni che lavorano sul territorio, ad esempio per i malati o che comunque realizzano azioni finalizzate a migliorare la coesione sociale.

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